Le Delusioni del 2019: 1, Romain Bardet

Continua la nostra analisi del 2019. Nell’ultima settimane abbiamo analizzato le dieci sorprese del 2019 e nella settimana precedente avevamo passato in rassegna i dieci migliori momenti della stagione, mentre questa settimana toccherà a una classifica in negativo, quella delle dieci delusioni stagionali. Come al solito la top 10, emersa al termine di un lungo confronto in redazione, sarà svelata a ritroso, giorno dopo giorno, da lunedì a domenica, quando sarà rivelato il nome del corridore che più di tutti ha deluso rispetto alle aspettative di inizio stagione.

1. Romain Bardet

© Ag2r La Mondiale

A volte la maglia a pois al Tour de France può essere la soddisfazione di un’intera carriera. Se però ti chiami Romain Bardet e in carriera hai già conquistato due podi alla Grande Boucle, essere il miglior scalatore (senza mai transitare per primo su un Hors Categorie) non salva nemmeno il bilancio di una stagione. Rispetto all’anno scorso, il francese non è riuscito a centrare risultati né sulle Ardenne né in altre corse come le Strade Bianche: da vicecampione mondiale in carica, era lecito aspettarsi almeno qualche piazzamento. Quinto alla Parigi-Nizza senza mai dare l’impressione di poter vincere, il classe ’90 è rimasto a fatica nella top ten del Giro del Delfinato per poi trasformare la sua esperienza al Tour de France in un completo flop. Fuori condizione, fuori classifica e fuori tempo nelle sue azioni da lontano, non è nemmeno stato in grado di lenire la delusione con una vittoria di tappa. E la maglia a pois non può certo salvare lui e il suo team dal chiedersi cosa non abbia funzionato. In maniera clamorosa, tanto da decidere di terminare un 2019 disastroso a luglio. Urgono cambiamenti e nuove motivazioni: basterà il Giro d’Italia per ritrovare il brillante scalatore ammirato nel 2016 e nel 2017?

2. Michael Valgren

© Sirotti

Avrebbe dovuto essere il riferimento, soprattutto per le corse di un giorno, per il Team Dimension Data. Nel 2018, infatti, con la maglia dell’Astana aveva fatto faville, vincendo Amstel Gold Race e Omloop Het Nieuwsblad, chiudendo pure al quarto posto il Giro delle Fiandre. Nella primavera del 2019, però, il danese non ha fondamentalmente concluso nulla. Letteralmente sparito, in particolare in quegli appuntamenti in cui lui, e la sua nuova squadra, avrebbero voluto essere protagonisti. Per dare un’idea del desolante raccolto primaverile di Valgren, il suo miglior piazzamento risulta essere il 39° posto nella E3 Harelbeke. Il danese ha continuato a pedalare nell’ombra anche al Giro di Svizzera e al Tour de France, corse in cui non è riuscito a lasciare alcun tipo di segno sui traguardi di giornata. Le cose sono andate migliorando a estate finita, quando l’atleta di Østerild è stato quarto al Gp Montréal e, soprattutto, sesto al Mondiale in linea nello Yorkshire, nel giorno in cui, però, la ribalta se l’è presa tutta il connazionale Mads Pedersen.

3. Michal Kwiatkowski

© Sirotti

4. Gianni Moscon

© Sirotti

Doveva essere la stagione dell’esplosione definitiva dopo le polemiche del Tour 2018 e un autunno da protagonista. Il 2019 di Gianni Moscon invece è stato un’autentica delusione. Il trentino non è riuscito a ripetersi con un buon risultato nelle classiche, in cui partiva come una delle maggiori speranze italiane, né a essere protagonista nelle corse da una settimana di inizio anno. Al Tour de France si mette a servizio dei propri capitani, senza mai riuscire a ritagliarsi uno spazio per sé, né in realtà risultare così determinante in un treno Ineos raramente così poco compatto in salita come quest’anno. A differenza dell’anno scorso poi la campagna di settembre non ha portato risultati esaltanti, senza piazzamenti nei primi 15 in Italia. Non basta un mondiale da protagonista, terminato ancora una volta appena fuori dal podio, per salvare completamente una stagione da netta involuzione rispetto a dodici mesi fa. A 25 anni, il tempo per dimostrare il suo grande talento non mancherà.

5. Daniel Martin

© PhotoTizza

Il passaggio alla UAE Team Emirates è un incubo per il corridore irlandese Daniel Martin che dopo una discreta partenza si perde per strada. Fino ai primi giorni di aprile lo si vede infatti abbastanza pimpante, ma poi, quando è il momento di cambiare ritmo, sparisce, fin dalle Ardenne, che rappresentavano il suo primo grande obiettivo stagionale. Verso il Tour de France corre un discreto Delfinato, ma a luglio delude nuovamente, dimostrandosi decisamente lontano dal livello necessario, quello che negli ultimi tre anni lo aveva portato ad entrare sempre nei dieci, tra i più brillanti in salita. Questa volta invece è tutto un disperato rincorrere, senza riuscire a pesare in alcun modo sulla corsa e anche al ritorno alle corse in autunno la tendenza non cambia con il quinto posto alla Gran Piemonte come unico guizzo nel mezzo di tanta sofferenza.

6. Richie Porte

© Sirotti

Parte col botto, poi scompare. Al consueto successo nella sua Willunga Hill corrisponde poi una stagione disastrosa per Richie Porte, probabilmente la peggiore della sua carriera. Escludendo la trasferta australiana, nel resto dell’anno ottiene infatti non sale mai più sul podio, concludendo appena quattro volte nei dieci. In passato più più volte ha avuto attenuanti importanti per cadute, infortuni e malattie capitate al momento sbagliato, ma se questa volta qualcosa non ha funzionato è da trovare altrove. Non basta infatti qualche problema nella prima parte dell’anno per giustificare una costante débacle che lo ha visto correre poco e male nell’arco dell’anno. La sua rincorsa al Tour de France continua, ma ad ormai 34 anni sembra sempre più improbabile possa davvero riuscire a lasciare il segno come invece qualche anno fa sembrava destinato a fare.

7. Simon Yates

© ASO / Broadway

Non bastano due vittorie di tappa al Tour per salvare la stagione di Simon Yates. Il britannico della Mitchelton-Scott paga un anonimo Giro d’Italia, dove si era presentato da vincitore della Vuelta 2018 e ancor prima dell’inizio delle tre settimane si era lasciato andare a delle dichiarazioni spavalde, che avevano fatto anche infuriare qualche avversario (e che con il senno di poi avrebbe fatto meglio ad evitare, visti i risultati). La sua partenza della Corsa Rosa è anche buona, con un ottimo secondo posto nella cronometro inaugurale. Nella fase centrale della corsa però sparisce, per poi tornare a farsi vedere soltanto nell’ultima settimana con alcuni piazzamenti che gli valgono una top 10 finale che ha però il sapore dell’insuccesso, visti i proclami iniziali e ricordando le emozioni che aveva saputo regalare sulle stesse strade soltanto un anno prima, quando invece crollò proprio nella terza settimana dopo aver però vinto tre tappe. Al di là dei due successi alla Grande Boucle già citati, una vittoria di tappa alla Parigi-Nizza e una alla Vuelta a Andalucia e poco altro, troppo poco per uno come lui, nella stagione del ventisettenne britannico, che al di fuori dei GT e della relativa preparazione ha corso molto poco, chiudendo la sua stagione il 3 agosto con un mesto ritiro alla Clásica San Sebastián.

8. Matej Mohoric

Passi indietro per Matej Mohoric. Se nel 2018 il corridore della Bahrain-Merida sembrava essere tornato quello in grado di entusiasmare a livello giovanile, nel 2019 lo sloveno ha vissuto una nuova involuzione, riuscendo così a centrare un solo successo, nella tappa conclusiva del Giro di Polonia. Sul finire di 2018 il venticinquenne dichiarava di voler provare pavé e Tour, ma in nessuno dei due casi è andata come sperato e forse ha alzato troppo l’asticella, almeno per il momento. Nei primi mesi sono infatti arrivate prestazioni deludenti sia al Fiandre che alla Roubaix, con il quinto posto alla Milano-Sanremo che è l’unico risultato da salvare nell’intera campagna di primavera. Ancora più anonimo, poi, il Tour de France, quando non è riuscito a mostrare nemmeno degli sprazzi di quel corridore che nel 2018 aveva incantato tutti, riuscendo anche a vincere una tappa al Giro d’Italia. Il tempo è ancora dalla sua parte, ma bisogna invertire di nuovo la rotta immediatamente.

9. André Greipel

© Arkéa – Samsic

André Greipel sembra non riuscire più a brillare come un tempo. La stagione del Gorilla tedesco era in realtà anche iniziata con il piede giusto con un successo di tappa alla Tropicale Amissa Bongo, che gli ha permesso di diventare il primo (e sinora unico) corridore a vincere in tutti i cinque continenti. Da quel momento però la stagione di Greipel è stata una lunga agonia, con una partecipazione anonima al Tour, dove è riuscito a ottenere una sola top 10 con il sesto posto dell’ultima frazione sul traguardo di Parigi. Il classe ’82 non è riuscito ad ambientarsi nella sua nuova formazione, l’Arkéa-Samsic, tanto che nel corso della stagione ha spesso rilasciato dichiarazioni malinconiche (dal probabile ultimo tour all’ipotesi ritiro)  fino a interrompere con un anno di anticipo il contratto con la formazione transalpina, a sua volta insoddisfatta dell’investimento, e legarsi alla Israel Cycling per il 2020. Tornando alla strada, il miglior risultato dell’ex Lotto Soudal da febbraio in poi è stato un secondo posto al GP Stad Zottegem. Nessun altro podio, poi, dopo la vittoria africana, che se non altro gli permette di salvare la stagione almeno da un punto di vista statistico, rendendolo anche l’unico corridore con almeno un successo stagionale negli ultimi quindici anni.

10. Jakub Mareczko

© CCC Team

Prima stagione nel World Tour da dimenticare per Jakub Mareczko. Arrivato alla CCC con un bottino di 40 successi in carriera, il velocista italo-polacco non è mai riuscito ad alzare le braccia al cielo in stagione con tre terzi posti (nelle frazioni inaugurali di Tour Down Under e Giro di Vallonia e al GP Cerami) come migliori risultati. Al di là dei freddi numeri, però, l’immagine che meglio rappresenta la stagione del classe ’94 è il deludente Giro d’Italia, in cui spesso non è riuscito a tenere le ruote del gruppo nemmeno nelle tappe che si concludevano in volata ed è stato escluso dopo essere arrivato fuori tempo massimo sul traguardo della dodicesima tappa, la prima veramente difficile da un punto di vista altimetrico. A parziale giustificazione di una stagione deludente c’è tuttavia un problema di allergie, la cui risoluzione però dovrebbe essere avvenuta con l’intervento al setto nasale di pochi giorni fa, che dovrebbe consegnare al 2020 e ai suoi tifosi un Mareczko rinato e pronto a tornare al successo.

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