Bahrain Victorious, il ds Alberto Volpi: “A Landa serve equilibrio, Colbrelli può essere il migliore in tante corse”

Alberto Volpi traccia il bilancio di una stagione straordinaria. Il direttore sportivo della Bahrain Victorious ha vissuto un 2021 magico alla guida del team, che ha ottenuto una serie di successi di grande importanza, ultimo (non certo per importanza) dei quali la Parigi Roubaix 2021 conquistata da Sonny Colbrelli in una giornata resa ancora più epica dalla pioggia. Questa mattina l’ex corridore ha seguito di persona la presentazione ufficiale del percorso del Tour of the Alps 2022, a cui la formazione dovrebbe partecipare, come ormai succede da anni. La redazione di SpazioCiclismo lo ha quindi intervistato per conoscere meglio qualche retroscena sulla stagione della sua squadra.

Cosa pensi del percorso del Tour of the Alps?
È un percorso che ci sorprende sempre in positivo perché riesce ad avere sempre dei contenuti di altissimo livello. Di primo acchito mi sembra un Tour of the Alps più esigente dello scorso anno. Secondo me le tappe regine sono più di una. Si colloca in quel periodo della stagione in cui per forza di cose bisogna essere in forma per affrontare il Giro d’Italia, quindi credo sia una delle corse migliori del panorama italiano internazionale.

Per voi è stata una stagione speciale. Come la commenti e cosa vi aspettate di fare nella prossima?
Commentavo con alcuni colleghi che è stata un’ottima stagione, che ci ripaga anche di successi che non sono arrivati precedentemente. C’è stata un’evoluzione anche nella condizione di certi corridori, come Colbrelli. C’è stato un salto di qualità in termini di efficienza e di performance atletica. Comunque Sonny non è stato catapultato da zero a cento. È sempre stato un corridore molto presente, ma solo con dei piazzamenti. Probabilmente quest’anno ha avuto una condizione, anche mentale, ottima. Avere intorno a te corridori che ti stimano e corrono in te ha fatto fare il salto di qualità. Mentalmente era molto più forte quest’anno. L’ho visto diverso, non fisicamente ma mentalmente, dal campionato italiano in poi.

Prima scherzando dicevi che consiglieresti a Colbrelli di non correre più la Roubaix, così da chiudere la carriera con il 100% di successi nella Monumento…
(ride, ndr) Sì, chiaro che la mia era un po’ una battuta. In effetti alla Roubaix, oltre ad avere una gamba straordinaria come l’ha avuta lui tutto l’anno, deve andarti tutto bene. C’erano condizioni atmosferiche proibitive per gli altri, forse per lui un po’ di meno. Quindi è riuscito ad acquisire un risultato eccezionale, da pelle d’oca. Credo che se non si ripeterà alla Parigi-Roubaix, magari sarà al Fiandre o all’Amstel Gold Race. Ci sono tante corse in cui può competere con i migliori e provare a fare il colpo grosso.

Quest’anno abbiamo visto anche la grande crescita di Caruso, che ha ottenuto un bellissimo secondo posto al Giro d’Italia con una straordinaria vittoria di tappa. Cosa pensi che possa fare nel prosieguo della sua carriera?
Credo che Caruso abbia sempre avuto un profilo di altissimo livello, ma sempre in appoggio ad altri atleti. Quest’anno, dopo la brutta caduta a Landa, un giorno parlando sul bus gli ho detto: ‘Secondo me hai la chance della vita’. E lui l’ha vissuta in maniera semplice, tranquilla, senza pensarsi o fare troppi conti, vivendola giorno per giorno. Probabilmente questa sua spensieratezza l’ha portato ad avere un risultato insperato. La condizione era nelle sue gambe, ma l’arma in più è stata la tranquillità e la non pressione. La tappa che ha vinto è stata una delle tappe che ricorderò a lungo. Al di là delle classiche vinte con altri campioni è bello ricordare la tappa che ha vinto Damiano.

Avete dato ancora fiducia a Mikel Landa, uno a cui forse è mancata la serenità in alcuni momenti importanti della carriera. Quest’anno abbiamo visto che ha avuto ancora sfortuna. Fino a che punto può arrivare? Qual è la sua dimensione reale?
Mikel ha solo bisogno di equilibrio. Quando ha la condizione, a volte viene penalizzato da grandi infortuni, come quello di quest’anno al Giro. Sono sicuro che quest’anno avrebbe fatto veramente molto bene, perché era supportato da una squadra di altissimo profilo. È chiaro che per essere un corridore d’eccellenza come lui ci sono tanti fattori: quello mentale, la tranquillità, saper gestire certe situazioni. Credo che Landa sia il talento più cristallino in squadra, al di là dei giovani che magari devono ancora sbocciare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Pulsante per tornare all'inizio