Vini Zabù, Angelo Citracca spiega il nuovo progetto: “Mareczko può portarci anche 10 vittorie, ho voluto fare un nuovo progetto su un ragazzo in cui credo”

Con la fine dell’anno Angelo Citracca ha quasi completato i preparativi organizzativi per il nuovo anno. La squadra che in questo finale di stagione si chiama Vini Zabù Brado KTM ha ormai un budget sostanzialmente definito, partendo dal partner principale, l’azienda vinicola siciliana che dallo scorso anno è primo sponsor. Chiusa invece la partnership con il marchio di bici austriaco, nelle prossime settimane verrà annunciato un nuovo accordo, ma intanto l’organico del team è sostanzialmente chiuso, avendo raggiunto quota venti corridori (il minimo richiesto dall’UCI per le squadre Professional). Chiusa la nuova partentesi biennale di Giovanni Visconti, si punta sul ritorno di un altro figliol prodigo, quel Jakub Mareczko già capace di conquistare oltre 40 corse in carriera e al quale si chiede di prendere sulle spalle un team che ha bisogno innanzitutto di vittorie per tornare. Per questo, la squadra è stata costruita attorno al velocista italo-polacco.

Come sta andando la formazione del team 2021?
Oggi ho confermato il main sponsor Vini Zabù, mentre Brado resterà nel pool degli sponsor, ma non come secondo nome. Per quanto riguarda KTM ci sarà un cambio di biciclette che annunceremo nelle prossime settimane, probabilmente con l’anno nuovo. Il roster sostanzialmente ad oggi è completo, con venti corridori. Abbiamo alcune situazioni da valutare. Se dovessero arrivare un paio di corridori in più bene, ma altrimenti rimaniamo quelli che siamo. La squadra è fatta, con un progetto intorno a Mareczko.

Un forte cambiamento per voi…
Se veniva Aru era un discorso diverso, avremmo avuto un budget extra per poterlo prendere, ma avevamo già fatto la scelta era di fare la squadra intorno a Mareczko con corridore per sostenerlo a modo. Se prendi un corridore come lui, è giusto che tu poi abbia una struttura per portarlo nelle condizioni giuste. È tornato al momento giusto, a 26 anni ora è ancora giovane ma è maturo. In passato con noi era ancora giovane e faceva errori anche nella vita quotidiana, mentre ora è cresciuto anche a livello umano. È un corridore che non ha rinunciato alla possibilità di  diventare un grande velocista: quest’anno stava andando nuovamente forte e, in un anno difficile come questo, ha vinto e ha fatto bene, anche alla Vuelta. Il 2021 sarà un anno importante per lui. Ha avuto la fortuna-sfortuna di vincere appena passato e a quel punto qualcuno si aspettava diventasse il Cavendish di turno. Ma è un corridore con grandi margini e può vincere tanto. Ha sempre vinto tanto e in un calendario come quello che facciamo noi può garantirti anche dieci vittorie.

Forse in Italia però non ci sono molte corse adatte a lui.
In Italia ci sono poche corse adatte a lui, è vero. Può vincere una tappa in corse come il Giro di Sardegna e la Coppi e Bartali, ad esempio, magari se sta bene può vincere una Bernocchi. Può avere cinque o sei occasioni in un anno, non di più, quello è normale. Ovviamente poi c’è il Giro e lì può fare bene, altrimenti in Italia non ha molti sbocchi. Ma facendo un calendario 2.1 e ProSeries, come ha dimostrato in Ungheria quest’anno, dove c’erano corridori importanti, può vincere molto; in quella fascia di gare è tra corridori più forti in circolazione. Poi nel WorldTour cambia, ma può piazzarsi e ottenere buoni risultati.
Però, con la squadra che gli abbiamo fatto, può vincere a mani basse dieci gare facendo corse in Francia, Lussemburgo, Ungheria, Slovacchia, anche senza dover andare in Cina, perché uno pensa sempre a Mareczko che vince solo in Cina… Bisogna fare in Europa un calendario mirato, facendo anche le varie corse in Spagna, Danimarca, Norvegia, ecc. Abbiamo preso Gradek, poi ci sono Frapporti, Stojnic e Stacchiotti come ultimo uomo. Penso che abbiamo sei-sette corridori forti per fare quel lavoro in quelle corse. Secondo me, quando arriviamo a fine all’anno avremo vinto più di dieci gare con lui.

Una scelta mirata dunque per cercare di vincere di più.
Una squadra come la nostra ha bisogno di vincere. Non puoi spendere tanti soldi e non vincere neanche una gara, se non hai Wackermann che fa il numero al Limousin o Gonzalez che vince due volte in Guatemala. Diventa difficile da giustificare se non vinci mai in un anno. La realtà dei fatti è che squadre come le nostre fanno fatica a vincere con determinati corridori. Devi avere un corridore come Mareczko che ti porta a casa almeno dieci corse. Per cui la scelta nostra è stata principalmente indirizzata in quel modo, al di là della partenza di Visconti.

Quella di Giovanni è stata una partenza difficile?
Ha fatto una scelta precisa. Ovviamente mi è dispiaciuto, ma sinceramente con i soldi a disposizione avevamo in mente di strutturare la squadra in altra maniera, su di un corridore più giovane, che ha 26 anni e che può portarti dieci vittorie. Se sei una squadra grande puoi prendere più corridori, puoi spaziare, ma quando hai pochi soldi e poche cartucce, una la devi sparare dove ritieni più opportuno. Devi mirare bene: dovevamo scegliere direzione e abbiamo scelto così. Magari i risultati mi diranno che avrò sbagliato, ma ho voluto fare un nuovo progetto biennale su un ragazzo in cui credo. Ovviamente, il nome di Visconti è più spendibile rispetto a Mareczko, è normale, ma ci sono altri fattori. Detto questo, io voglio bene a Giovanni e mi è dispiaciuto, ma è stata una scelta anche condivisa con lo sponsor di investire in altre direzioni. Certamente, ci dispiace anche perché si perde un corridore di spessore, anche a livello mediatico. Per noi è un danno, ma la squadra deve andare avanti e deve fare quadrare le esigenze generali. Poi, ovviamente, se ci fosse stato più budget, sicuramente sarebbe stato interessante provare a tenerlo, ma il budget era quello che era e son state fatte delle scelte. Alla fine condivido la sua scelta e gli auguro tutto il bene del mondo.

Nel complesso, quindi quest’anno in salita non avete molti corridori, eventualmente ci sarà anche modo per emergere per i giovani.
In salita quest’anno abbiamo poco, ma potremo correre in altro modo. Ad esempio, Stojnic ha un gran motore, è campione serbo a crono. È stato fermo due mesi chiuso in casa. Al secondo anno da U23 ha vinto la Firenze-Viareggio. Noi abbiamo corridori che abbiamo tenuto poco negli under, come Mattia Bevilacqua che ha vinto il tricolore Jrs con noi. Anche Iacchi, che è passato dopo solo due anni da U23. Son tre ragazzini che hanno buoni numeri, che stanno facile in mezzo al gruppo lì davanti. Se maturano un po’ diventano buoni corridori. Senza vincoli di lavorare per tutto il giorno per Visconti, nelle fughe possono cavarsela al pari di alcuni corridori partiti. Sono elementi di qualità, che possono andare in fuga e starci per tutto il giorno. Se invece li tieni tranquilli al fianco di Visconti, poi li metti dieci chilometri a tirare a tutta, si staccano e non li vedi, è normale. Ma è gente che ha buoni numeri, tutti corridori che quest’anno erano ancora under. I corridori dipende sempre dal ruolo. Come dicevo prima, alcuni corridori del WorldTour non si vedono, ma se li metti in squadre come le nostre fanno la differenza. Abbiamo anche, Schneiter che è un bel corridore: ha vinto una tappa al Savoia Mont-Blanc e si è piazzato al Piccolo Lomb. Correva nella squadra di Hirschi da Under ed era un corridore di livello. Ha avuto due anni travagliati, tra sinusiti, cadute, infezioni ai denti, poi quest’anno aveva ripreso a pedalare, ma è un corridore vero. Un gran corridore.

Alcuni dicono che la squadra si sia però indebolita nel complesso.
Purtroppo in questo momento a livello mediatico in Italia non c’è molto. Molti nomi sono ancora da addetti ai lavori, ma se vai in un bar normale alcuni nostri corridori importanti non sanno chi sono. Se c’era la possibilità di prendere Aru sarebbe intervenuto uno sponsor per prenderlo, ma Fabio ha scelto, giusto o sbagliato, una WorldTour. Ma altrimenti la squadra è la solita, sono partiti alcuni corridori, ma ne sono arrivati altri sostanzialmente dello stesso livello. Sono corridori che hanno una certa età: se a 28-29-30 anni hanno questo livello, non sono corridori che dall’oggi al domani riescono ad alzare 3-4-5 volte le braccia al cielo in Italia. Sono corridori che magari possono vincere in fuga, come Marengo allo Utah, dove c’erano soprattutto squadre Professional e Continental, ma sono situazioni in cui possono vincere anche corridori che abbiamo, come Bevilacqua, Iacchi, Stojnic e Zardini. Tra i corridori che restano c’è anche Liam Bertazzo, con il quale stiamo portando avanti da tanti anni un progetto legato alla pista e alla nazionale. È un ragazzo che può portarti una medaglia olimpica, che ci ha sempre portato medaglie su pista, anche se l’anno scorso ha avuto un problema alla schiena e si è dovuto operare. Inoltre, è un uomo che sa andare a 60 all’ora, quindi può avere un ruolo importante in un treno.

Nel confronto con il WorldTour, possiamo dire che il gap è cresciuto ulteriormente?
Ci sono corridori nel WorldTour che tirano tutto il giorno, ma se si mettono a fare la corsa, rispetto ad alcuni corridori professional che si piazzano, possono fare meglio. Il gap ora è cresciuto molto. Attualmente purtroppo questo è il livello in Italia, giovani buoni ne vengono fuori pochi, ma se li prendono direttamente le grandi squadre. Quelli buoni, che poi vengono fuori, vanno direttamente nel WorldTour e costano. Poi c’è il problema degli scalatori, che o lo prendi veramente buono, altrimenti è meglio prendere un velocista anche meno forte, ma che ti può vincere. Altrimenti in salita vai a scontrarti con i big e vincere diventa davvero dura. Al nostro livello, in questa sessione di ciclomercato o avevi una forte liquidità e potevi prendere qualcuno di forte, altrimenti in Italia, ma non solo, non c’erano grandi opportunità. Lo si può vedere anche da quello che hanno preso altre squadre Professional, che magari avevano più disponibilità economica rispetto a noi. Oppure puoi avere il colpo di fortuna, che vai in qualche posto, trovi un ragazzino, te lo porti in Italia e ti fa il salto di qualità. Ma altrimenti in giro, di disponibile, c’è poco o niente.

Avete pensato ad altri mercati emergenti, come il Sudamerica o anche l’Africa?
Io li prenderei, alcuni corridori me li hanno proposti, ma son corridori che vincono quando corrono in Gabon e Rwanda. Se prendi un corridore di colore, sicuramente mediaticamente quando vince se ne ne parla, ma non so attualmente quanto potrebbero vincere, se non in giro per il mondo, non in Italia. Anche se dovessero vincere due o tre gare, a livello mediatico non so quanto ti spostano. Inoltre, nel momento in cui vado a parlare con gli sponsor, magari mi dicono “ma chi è”. Se invece faccio i nomi di Visconti e Mareczko è un’altra cosa. Se fai risultati con determinati nomi, lo notano gli addetti ai lavori e una ristretta cerchia di appassionati, ma a livello più ampio non sposta nulla. Chi compra le bici o le maglie, magari non lo conoscono neanche. Noi addetti ai lavori si guarda tutti e possono farci una buona impressione, ma poi…? Il discorso vale anche per altri corridori di 27-28 anni, che hanno vinto una corsetta, ma le persone non sanno neanche chi è, così come gli sponsor. Sono corridori che magari non hanno fatto molto da dilettanti, poi son cresciuti, magari sono buoni corridori, che lavorano anche bene per la squadra, ma non spostano gli equilibri.

Paradossalmente, meglio avere 19 scarsi e uno buono, che ha un nome e vince, spostando gli equilibri, mentre se ne hai venti che si piazzano o vincono una corsa per uno, non ti cambia nulla. Se ne hai uno buono, tutti lo conoscono. Il detto che più asini non fanno un cavallo è vero. Meglio usare il budget per dei grandi nomi come poteva essere Visconti o in passato Pozzato, come potrà diventare in futuro Mareczko, perché a livello mediatico spostano gli equilibri e l’attenzione della gente. Vale molto di più un corridore come loro, anche se non fanno necessariamente risultato, rispetto a venti corridori che magari in corsa ci sono, ti rimangono davanti e ti fanno un piazzamento nei dieci al Giro della Toscana o al Giro dell’Appennino, ma magari non se ne accorge nessuno. Purtroppo, è quello il dato di fatto. E una squadra piccola come le nostre determinate cose deve considerarle. Ovviamente, fossimo WorldTour sarebbe diverso. Il ciclismo professional, in questo momento lo vedo così. Bisogna riuscire a far quadrare i conti, abbiamo voluto fare un investimento su un corridore che a fine stagione può aver vinto dieci corse. Magari tra Slovacchia, Ungheria, Lussemburgo, Francia, Portogallo, Ungheria, ma son dieci corse di calendario UCI. Gli altri magari li hai lì davanti, si piazzano ottavo, nono, ma fanno fatica ad alzare le braccia. E se non vinci la differenza è tanta…

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