Coronavirus, gli addetti ai lavori chiedono ragionamenti a lungo termine sul congelamento delle categorie giovanili

Si lavora al congelamento delle categorie giovanili. Il lungo stop causato dal coronavirus rischia di riflettersi soprattutto sugli Under23 e gli Juniors, che rischiano così di perdere un anno. Se alcune squadre hanno già deciso in autonomia di prolungare i contratti anche a chi si troverà incolpevolmente fuori categoria senza aver potuto dimostrare le sue qualità, la proposta lanciata qualche giorno fa dal ct azzurro Davide Cassani era quella di congelare in blocco le categorie giovanili. L’idea è stata accolta favorevolmente da molti addetti ai lavori, che hanno sottolineato che le maggiori difficoltà potrebbero sorgere soprattutto per chi dovrà fare il salto di categoria.

Ai microfoni di DirectVelo il selezionatore delle giovanili francesi Pierre-Yves Chatelon si è detto totalmente concorde con Cassani, così Kurt Van de Wouwer, direttore sportivo della squadra di sviluppo della Lotto Soudal. Per il direttore sportivo della Wallonie – Bruxelles, Christophe Detilloux, l’idea è molto interessante, a patto che venga ben regolamentata dall’UCI: “Potrebbe avere degli effetti positivi. Non è che se uno a 22 anni non è pro deve posare la bici. Così è troppo riduttivo. Ci sono corridori che esplodono più tardi come Oliver Naesen. […] Dobbiamo però essere noi squadre a giudicare. Vale la pena per questo corridore? Qual è la sua storia? Non ricadiamo di nuovo nei regolamenti alla belga, come con la TopCompétition U25, che non era riconosciuta dall’UCI e che all’improvviso vedeva le squadre schierare i trentenni al via. Per i Juniores, però, non servirebbe a nulla. […] È ora di cominciare a fare bici seriamente a 18 anni”.

Poi c’è anche chi, come Kevin Hulsmans, chiede una riflessione a lungo termine: “Se è per farlo solo per un anno allora non serve a niente. I Juniores che passerebbero U23 nel 2022 avrebbe comunque solo tre anni nella categoria”. A queste parole, poi, ha fatto eco nuovamente Detilloux: “O lo si fa in maniera permanente o non lo si fa proprio”.

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