Pagelle Tirreno-Adriatico 2020, Simon Yates è perfetto, Ackermann domina, G.Thomas e Woods rinascono, Nibali e Fuglsang non sono ancora pronti

Simon Yates (Mitchelton – Scott), 10: Il suo è un vero e proprio capolavoro. Sin dalla prima tappa in salita si fa vedere davanti e dopo aver lavorato anche bene insieme a Haig e Hamilton (che vince una tappa sfruttando la superiorità numerica della compagine australiana), si mette in proprio e a Sassotetto fa tutto da solo schiacciando la concorrenza, andandosi a prendere anche la maglia azzurra di leader che non mollerà più. Una maglia azzurra che profuma già di rosa pensando al Giro d’Italia.

Geraint Thomas (Ineos Grenadiers), 9: Dave Brailsford probabilmente si starà mangiando le mani. Scartato nella selezione per il Tour dopo essersi rifiutato di fare il gregario a Bernal, il gallese reagisce con una grande prova di orgoglio e si piazza secondo nella generale della corsa dei due mari, mostrando un’ottima condizione. La stessa ottima condizione che invece non hanno mostrato né Bernal, né Carapaz al Tour de France, ormai entrambi fuori di classifica ancor prima di iniziare la terza settimana.

Pascal Ackermann (Bora-hansgrohe), 9: Il re delle volate di questa Tirreno-Adriatico è senza dubbio lui. Due successi schiaccianti su Gaviria (non proprio un pinco pallino qualsiasi) e un secondo posto alle spalle di Tim Merlier dopo una grande rimonta da dietro sono i risultati delle sue volate in questa settimana, che gli portano ovviamente il successo nella classifica a punti. Non sarà al Giro a causa dell’ingombrante presenza di Peter Sagan in squadra, ma alla Vuelta la sensazione è che al termine di molte volate metteremo il suo nome in cima alle classifiche.

Rafal Majka (Bora-hansgrohe), 8,5: Un terzo posto meritatissimo per lo scalatore polacco. Sempre nel vivo dell’azione, arriva anche a giocarsi una tappa con Michael Woods, perdendo la volata a due. In tutte le altre tappe resta sempre con gli altri big, perdendo terreno dal solo Simon Yates nella tappa di Sassotetto. Lì perde i secondi decisivi dal britannico per il successo finale, ma allo stesso tempo si garantisce un piazzamento sul podio, nonostante il sorpasso di Geraint Thomas nell’ultima frazione.

Mathieu Van Der Poel (Alpecin-Fenix), 8: C’era una tappa in cui doveva vincere e lui l’ha fatto, a suo modo. Addirittura inseritosi nella fuga del mattino, quando Fabbro attacca lui non si scompone, riprendendolo agli ultimi cinquecento metri e lasciandolo sul posto. In qualche altra frazione invece fa lavorare un po’ troppo la squadra in tappe troppo dure per lui, ma del resto è sempre meglio provarci che restare nel dubbio.

Aleksandr Vlasov (Astana), 7,5: Anche lui quando può ci prova. Con un Fuglsang in ritardo di condizione, si trova ben presto a giocare il ruolo di uomo di classifica dell’Astana. Nonostante il ruolo tutto sommato inedito per lui in una corsa di questo livello, non sfigura e anzi resta a lungo in lotta per il podio. La maglia bianca di miglior giovane è un premio meritato, ma soprattutto l’indicazione che questo ragazzo sarà spesso tra i protagonisti. Il Giro d’Italia sarà già un primo interessante banco di prova.

Tim Merlier (Alpecin-Fenix), 7,5: Questa è la seconda stagione di fila in cui grazie a lui si può dire che la Alpecin-Fenix non è solo Mathieu van der Poel. Ancora una volta, infatti, appena ha l’occasione di mettersi in mostra, la sfrutta alla grandissima. Dopo non essere riuscito a fare la prima volata, nella seconda ottiene un ottimo piazzamento in top 5, ma il vero capolavoro lo fa sul traguardo di Senigallia. Lì, sfruttando abilmente anche il vento, riesce a vincere la volata mettendosi dietro nell’ordine Pascal Ackermann (nessun altro è riuscito a mettersi dietro il tedesco in questa settimana), Magnus Cort Nielsen e Fernando Gaviria, tutta gente che ha già in bacheca più di una tappa nei GT.

Wilco Kelderman (Sunweb), 7,5: Senza grandi exploit, ma con grande costanza, si porta ai piedi del podio. Riesce sempre a stare con i migliori, vincendo spesso la volata dei battuti, dimostrando dunque che la gamba c’era. Forse con maggiore coraggio sarebbe riuscito addirittura ad ottenere qualcosa in più, magari un successo di tappa o un piazzamento sul podio, anche se i tre che gli sono arrivati davanti forse erano comunque più forti di lui.

Filippo Ganna (Ineos Grenadiers), 8: La Ineos oggi diventa Gannadiers, come pronosticavano già ieri alcuni suoi colleghi sui social. Forse aiutato anche dalle condizioni di vento favorevole, riesce a strappare un record a Fabian Cancellara, ottenendo così l’obiettivo che lui stesso si era imposto prima di prendere il via, oltre ovviamente al successo di tappa. La sua è l’unica vittoria italiana in questa Tirreno-Adriatico e arriva dopo una settimana dove comunque non si è mai tirato indietro quando si è trattato di supportare il team, giocando un ruolo importante anche nel secondo posto finale di Geraint Thomas. Con questa condizione la doppietta crono iridata-prima maglia rosa del Giro è tutt’altro che utopia.

Fausto Masnada (Deceuninck-QuickStep), 7: Anche lui tiene in alto la bandiera italiana. Arrivato da pochissime settimane nel nuovo team, ha subito fatto capire di meritare la fiducia accordatagli. La tappa persa in volata da Hamilton sarebbe stata una splendida ciliegina su una torta già molto buona. In quel caso comunque, come praticamente in tutta la corsa visto il modo esemplare in cui gestisce le energie, gli va riconosciuto che corre con grande maturità puntando ad aumentare il vantaggio in classifica. Un atteggiamento che dimostra grande ambizione, quella che ha convinto la Deceuninck su di lui sin da subito, già a partire dal prossimo Giro d’Italia.

Hector Carretero (Movistar), 7: Lo si vede spesso all’attacco e viene premiato con la maglia di miglior scalatore. Nonostante infatti venga spesso battuto ai GPM (ne ha conquistato solo uno in tutta la corsa) riesce spesso a piazzarsi, garantendosi così un ottimo margine su tutti gli altri pretendenti, tant’è vero che nelle immediate posizioni alle sue spalle nella speciale graduatoria si vedono tanti uomini di classifica, che di certo non si erano dati battaglia per i GPM.

Mike Woods (EF Pro Cycling), 7: Uno splendido successo di tappa e un piazzamento in top 10 sono un grande risultato per il canadese. Dopo aver conquistato la maglia azzurra va in sofferenza proprio nella tappa regina, probabilmente spendendo energie eccesive per andare a chiudere anche quando non strettamente necessario, e vede sfumare sul più bello la vittoria della generale. Tuttavia, per un corridore che soltanto lo scorso marzo si era rotto il femore, quelli ottenuti sono già dei grandissimi risultati.

Simon Pellaud (Androni-Sidermec), 7: La compagine di Gianni Savio ha un carattere combattivo e il corridore svizzero lo incarna perfettamente. Lo si potrebbe definire quasi l’uomo simbolo dell’Androni in questa Tirreno-Adriatico, che lo vede sempre all’attacco.

Matteo Fabbro (Bora-hansgrohe), 6,5: Una giornata da sogno, spezzata sul più bello. Con una grande azione va via agli uomini in fuga con lui nella Tappa dei Muri di Loreto e viene ripreso soltanto all’interno dell’ultimo chilometro da un fenomeno del ciclismo mondiale come Mathieu van der Poel. La consolazione è la probabile convocazione in nazionale per i mondiali di Imola.

James Knox (Deceuninck-QuickStep), 6,5: Finalmente è tornato l’uomo capace di sfiorare la top 10 alla scorsa Vuelta. Dopo un 2020 vissuto nell’ombra, il britannico è rinato di colpo, giocando un ruolo fondamentale per Fausto Masnada, ma riuscendo anche a piazzarsi in top 10, subito dietro il suo capitano e secondo nella classifica di giovani. Forse in questa settimana si è riappropriato del suo futuro.

Gianluca Brambilla (Trek-Segafredo), 6,5: Partito come gregario di Nibali, alla fine si trova a doverlo sostituire nel ruolo di capitano. Il classe ’87 comunque non si scoraggia e anzi disputa una buona settimana, coronata senza acuti, ma con un ottimo piazzamento in top 10.

Marco Canola (Gazprom-Rusvelo), 6,5: Spesso all’attacco, si ritrova anche a lungo in lotta per la maglia verde. Vince tanti GPM, ma non riesce nell’obiettivo, visto che al momento del ritiro si trova tre punti dietro Carretero. Tuttavia, è sicuramente protagonista in positivo e merita qualcosa in più di una sufficienza risicata.

Fernando Gaviria (UAE Team Emirates), 6,5: Non sempre si può vincere. Nonostante faccia sempre quasi tutto bene nelle volate, trova un Pascal Ackermann più forte di lui. Forse ingenuo sull’arrivo di Follonica quando il tedesco lo supera praticamente dalla transenne, ma allo stesso tempo molto bravo a non chiudere troppo evitando così un altro incidente come troppi se ne stanno vedendo negli ultimi mesi.

Magnus Cort (EF Pro Cycling), 6,5: Non è un velocista puro, eppure è sempre lì a battagliare con loro. Il danese si mostra in grandissima forma e addirittura ottiene due podi di tappa, mettendosi alle spalle corridori che alla vigilia erano ben più quotati di lui.

Davide Ballerini (Deceuninck-QuickStep), 6: Una corsa senza infamia e senza lode la sua. Con un quarto e un sesto posto dimostra ancora una volta di poter fare le volate a ranghi compatti. Arrivava con un alto carico di aspettative e pur non avendole mantenute del tutto, non si può nemmeno dire che sia stato una delusione.

Jakob Fuglsang (Astana), 5,5: Una caduta incide pesantemente sul giudizio finale del danese. Forse senza quella caduta nella tappa di Loreto sarebbe riuscito a portarsi sui primi e forse anche a vincere la tappa, riscattando una settimana di corsa sino a quel momento deludente. Arrivato da favorito per la vittoria finale, perde contatto sin dalle prime tappe, andando progressivamente a peggiorare (fatto salvo appunto l’exploit di Loreto), lasciando sul giovane compagno Vlasov l’incombenza di curare la classifica generale.

Vincenzo Nibali (Trek-Segafredo), 5: Forse la più grande delusione dell’intera startlist. Si sapeva che non sarebbe arrivato con la migliore condizione possibile, ma vederlo soffrire non appena il ritmo si fa più duro in salita non è di certo un bel segnale. Preoccupante anche il fatto che arrivi a 8’ da corridori con i quali dovrà competere per vincere il Giro d’Italia tra poche settimane. La consolazione per il nostro movimento in ottica corsa rosa è che stiamo parlando di Vincenzo Nibali, il nostro migliori ciclista negli ultimi 20 anni e un corridore che nelle grandi occasioni di solito si presenta al top e regala grandi emozioni.

Chris Froome (Ineos Grenadiers), 5: Ancora non ci siamo. Mentre Geraint Thomas ormai ha archiviato la brutta parentesi del Delfinato, lui è ancora nella sua versione peggiore. Si stacca praticamente sempre prima che la corsa entri nel vivo, senza mai rendersi utile alla causa, con gli acciacchi dovuti alla brutta caduta dello scorso anno che forse non sono ancora del tutto superati. Ci mette poi il carico da 90 con le dichiarazioni dicendo, il giorno dopo la débacle di Egan Bernal, che avrebbe potuto avere un ruolo al Tour, smentendo dunque sé stesso, che quando erano state comunicate le selezioni aveva ammesso che non sarebbe potuto essere al livello richiesto per una Grande Boucle.

Dylan Teuns (Bahrain-McLaren), 5: Lui della mancata selezione al Tour si era lamentato immediatamente. Tuttavia, anche lui, come Froome, non si vede praticamente mai. Se dal britannico ci si poteva aspettare una forma ancora ottimale, lui è una vera sorpresa in negativo. Mai all’attacco, praticamente mai nei gruppetti che si giocano le tappe, su percorsi perfetti per le sue caratteristiche. Dal lockdown in poi è diventato l’ombra di sé stesso e dovrà presto ritrovare la condizione che aveva in primavera se vorrà ben figurare nelle classiche (quest’anno) autunnali.

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