Israel Start-Up Nation, Chris Froome continua a crederci: “Non ci sono garanzie che possa vincere un altro Tour, ma resta il mio obiettivo”

Chris Froome continua ad inseguire il suo sogno. Il britannico sa bene di essere ancora molto lontano dalla forma necessaria per poter tornare a conquistare il Tour de France, ma non smette di inseguire quello che resta il suo grande obiettivo di questo finale di carriera, rovinato dalla terribile caduta al Giro del Delfinato 2019. Dopo due stagioni decisamente lontano dai suoi livelli, non in pochi avevano pensato che il Keniano Bianco potesse decidere di appendere la bici al chiodo, anche considerando gli investimenti crescenti che sta facendo per preparare la sua vita a quel momento. Una fase che tuttavia per lui è solamente preparatoria, ma quel momento non è ancora venuto. Il corridore della Israel Start-Up Nation non ha infatti ancora intenzione di smettere e vuole continuare a provarci, pur ovviamente consapevole che il successo tanto desiderato potrebbe non arrivare.

“Non ci sono garanzie che possa vincere un altro Tour, il mio quinto Tour, dopo quello che è successo e quello che ho dovuto sormontare -spiega a cyclingnews – Lo so bene, ma quello resta il mio obiettivo. È questo che mi porta a darre il 100% di me. Se sarà nel 2022, o l’anno dopo o l’anno dopo ancora, continuerò a lavorarci finché non diventerà evidente che è impossibile. È questo che mi porta sulla bici ogni giorno. Finché vedo dei miglioramenti nel mio lavoro, allora continuerò a credere che è ancora possibile e continuerò a lavorare con questo obiettivo”.

I risultati finora sembrano essergli contrari, con le sue prestazioni altalenanti che appaiono decisamente lontane dal livello desiderato. Ma quello che tutti possono continuare a vedere e riconoscere è la grande determinazione che il Keniano Bianco ci mette. E questa è sempre stata l’arma in più di un corridore che sulla sua forza mentale ha costruito la sua carriera, ancor prima di diventare l’uomo di riferimento nelle grandi corse a tappe del gruppo.

“La sofferenza mi ha dato una prospettiva più ampia sulla mia carriera e sulla mia vita – aggiunge – Mi ha reso davvero grato della posizione in cui sono. Ho una seconda possibilità di essere un ciclista professionista e so che molti non ce l’hanno, per cui sono davvero più grato che mai e questo mi ha dato la motivazione per tornare al mio livello precedente”. Un lungo percorso difficile quello che ha dovuto affrontare per cercare di riprendersi dalle conseguenze della caduta, con alti e bassi che spesso hanno confuso. Forse anche lui per primo. Ma è solo quest’anno che ha cominciato a sentire davvero che l’infortunio era alle spalle.

“Mi sono infortunato gravemente due anni fa, ma solo a giugno ho sentito che le ferite erano ormai dietro di me – spiega – Vedo quel momento come il punto di partenza nel mio percorso di recupero per tornare pienamente quello che ero. Prima ero in una spirale negativa perché la mia gamba destra non era come doveva essere. Sto ancora lavorando in palestra e facendo fisioterapia, ma ora mi concentro maggiormente sugli aspetti in bici e ricostruire la mia condizione di corsa. Vedere cose che gli altri non vedono nella mia crescita mi ha mantenuto sempre molto motivato. Vedo la mia gamba destra diventare sempre più forte e vedo che i numeri si fanno più vicini a quelli che dovrebbero essere, quasi in equilibrio”.

Il finale di stagione, al servizio della squadra, gli ha permesso di confortare queste sue sensazioni, anche se non in modo appariscente. In alcune occasioni ha potuto dare un contributo importante al team, come alla Milano – Torino, quando si è fatto trovare pronto nei ventagli e ha poi aiutato Mike Wood sul Superga. Prove che gli hanno fatto chiudere l’anno con il sorriso…

“La seconda parte dell’anno è stata più divertente perché mi sono potuto concentrare sul tornare come ero prima della caduta – commenta – Vedo sempre più miglioramenti. Ho ancora molto da fare, ma sono stato di nuovo nelle posizioni di testa. Sono stato in grado di essere davanti quando la corsa si è spezzata piuttosto che attaccarmi dietro come potevo”.

Tornato al Tour de France quest’anno dopo l’esclusione al suo ultimo anno con la Ineos Grenadiers, una caduta gli ha impedito di dare il meglio delle sue possibilità, ma aveva comunque voluto portare a termine la corsa per avvertire nuovamente l’atmosfera dell’evento ciclistico più importante al mondo. “Arrivare a Parigi è stata una mia importante vittoria personale”, aggiunge, ricordando la caduta del primo giorno e il dolore che non lo ha lasciato per le tre settimane successive. E questo è un altro grande punto di partenza per sfidare la nuova generazione, di dieci anni più giovane di lui.

Rispondi

Pulsante per tornare all'inizio