Ineos, Richard Carapaz bloccato in Ecuador: spera in un permesso speciale per poter volare con i colombiani

Anche Richard Carapaz ha problemi per il rientro in Europa. Come per Colombia e USA, l’Ecuador non è nella lista dei paesi da cui si può volare per entrare in Europa, quindi deve trovare soluzioni alternative. Per lui l’ipotesi è cercare di prendere lo stesso volo dei colombiani, che da Bogotà li porterà a Madrid il 19 luglio. Non è tuttavia ancora certo che potrà essere su quel charter, per il quale attende ormai da settimane una risposta affermativa. Tra gli ostacoli anche il fatto che i confini nazionali sono chiusi, così come il traffico aereo anche locale. Per poter arrivare nella capitale colombiana dalla sua Carchi dovrà dunque affrontare quasi mille chilometri e ottenere un permesso speciale per passare il confine, posto sul ponte Rumichaca.

Una situazione che rischia di condizionare pesantemente anche la sua preparazione. Da non escludere peraltro la possibilità che debba sottoporsi ad (almeno) una quarantena, in Colombia o in Europa. Nel suo caso significherebbe non poter essere al via della Vuelta a Burgos (28 luglio – 1 agosto), dovendo così ripensare al suo programma in vista del Giro d’Italia, che rimane chiaramente il suo grande obiettivo. Situazione in qualche modo simile per  il compagno Jhonatan Narváez, nonché i connazionali Jonathan Caicedo (EF Pro Cycling), Jefferson Cepeda (Caja Rural-RGA) e Alexander Cepeda (Androni-Sidermec).

Tra le ipotesi per il campione uscente della Corsa Rosa la possibilità di doversi fare 982,6 chilometri in bicicletta, ovvero partire dalla sua città natale per andare fino a Bogotà. Ovviamente, la Ineos sta cercando di comprendere come poter essere di supporto al suo capitano per il #Giro103, eventualmente fornendo una vettura o un trasporto che possa semplificargli il lungo trasferimento verso la Colombia,

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