Coronavirus, tante delle squadre in pausa preoccupate dal rischio quarantena: “Il problema è che ogni nazione fa le sue regole”

Aumentano sempre di più i timori legati al coronavirus in gruppo. Alcune squadre hanno deciso di fermarsi in via precauzionale per un determinato periodo di giorni e non l’hanno fatto soltanto per paura di un eventuale contagio, ma anche per non essere costretti a dei periodi di quarantena lontani da casa, come accaduto per quattro formazioni allo UAE Tour, dopo la sospensione della corsa. Inoltre, un periodo di quarantena vorrebbe dire di fatto non potersi allenare e anche perdere corridori importanti per altre corse che magari possono svolgersi in quei quattordici giorni.

Sicuramente c’è il timore della quarantena – ha ammesso Matt White della Mitchelton- Scott a VeloNews – Se i corridori restano bloccati senza bici in hotel per due settimane, puoi dire addio al resto della primavera. Questo è uno dei motivi per cui abbiamo deciso di metterci in pausa. Vogliamo evitare che staff e corridori vengano messi in quarantena”.

Infine, il direttore sportivo della compagine australiana non ha risparmiato una stoccata alla Parigi-Nizza: “Ogni anno c’è qualcuno che si ammala alla Parigi-Nizza. Cosa impedisce alle autorità di aver un eccesso di zelo e imporre la quarantena? Il problema è che ogni nazione fa le sue regole”.

A fare eco a White, anche Richard Plugge della Jumbo-Visma: “ Il ciclismo ha caratteristiche uniche e viaggiare e stare in hotel sono cose insite nella natura di questo sport. Questo ci rende vulnerabili in questa crisi del coronavirus. La salute di pubblico, staff e corridori merita la priorità. Prendiamo anche in considerazioni eventuali circostanze che potrebbero sorgere come quarantene, malattie o ricoveri”.

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