Bora-Hansgrohe, Sergio Higuita: “Il ciclismo è in una fase in cui c’è molta pressione sui giovani che finisce per bruciarli”

Sergio Higuita predica calma. Il portacolori della Bora – Hansgrohe ha da poco concluso un 2022 che lo ha visto grande protagonista, ma sta già pensando al nuovo anno. Nel frattempo, però, ha avuto l’occasione di soffermarsi a riflettere per El Colombiansu un tema molto dibattuto negli ultimi anni nel mondo del ciclismo: quello dei giovani fenomeni. Il colombiano, infatti, per quanto ammiri le gesta di corridori come Remco Evenepoel, Tadej Pogacar Juan Aysuo, è convinto anche che sia importante dare il tempo ad altri ciclisti di crescere con calma, senza pretendere ottimi risultati fin dalle prime pedalate nel professionismo.

Il classe 1997, che secondo quanto appreso da Zinkoland dovrebbe fare il suo esordio stagionale alla Vuelta a San Juan, ha riconosciuto che: “Il ciclismo è in una fase in cui c’è molta pressione sui giovani che finisce per bruciarli. Credo che tutto questo presto finirà e si tornerà alla normalità in termini di età”.

“C’è troppa pressione sui corridori di oggi – ha proseguito – Perché con quello che hanno fatto corridori come Remco, Tadej o Ayuso, le squadre credono che sono i giovani quelli che rendono meglio e non i più anziani. Però puoi avere ottime prestazioni anche da Roglic, Quintana, Uran … Le squadre stanno cercando un nuovo Pogacar, ma non tutti i giovani sono come lui”.

Una situazione che il nativo di Medellin rivede anche nella sua Colombia: “La qualità c’è, ma per la smania di trovare giovani ciclisti colombiani si stanno saltando dei passaggi. Bisogna imparare bene, soprattutto correndo in Europa, come abbiamo fatto io, Daniel Martinez, Egan Bernal, Ivan Sosa e Santiago Buitrago. Nessuno di loro è entrato direttamente nel WorldTour. Le squadre WorldTour, invece […] vogliono corridori che non hanno mai corso in Europa. Così gli atleti non si adattano bene e oggi nella massima categoria non c’è tempo da aspettare”.

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