Belgio, Greg Van Avermaet orgoglioso della propria carriera: “Ho lavorato duro, ho dato il massimo ogni giorno e quando lo fai non puoi avere un solo rimpianto”

Poco più di un mese fa si è chiusa la lunga e vincente carriera di Greg Van Avermaet. Il classe 1985 fiammingo ha infatti appeso la bici al chiodo al termine dell’ultima Parigi-Tours dopo 17 annate tra i professionisti e 42 vittorie, tra le quali spiccano una Parigi-Roubaix, una Gand-Wevelgem, due tappe al Tour de France e, soprattutto, l’oro olimpico conquistato ai Giochi di Rio nel 2016. L’ultimo di questi successi, che ha messo fine a un digiuno che durava dal 2019, è arrivato proprio quest’anno, alla Boucles de l’Aulne, pochi giorni dopo l’annuncio del ritiro, una decisione alla quale il 38enne è giunto dopo che nelle ultime stagioni non era più riuscito a ottenere risultati nelle Classiche del Nord.

“Era la fine del mio contratto con l’Ag2r e non stavo cercando altro – le parole di Van Avermaet a Cyclingnews – Quindi ho deciso dopo le Classiche, che non sono state un granché, di dire basta. È stata una bella carriera e sono super felice di finirla comunque bene e di essere competitivo. Non allo stesso livello di prima, ma posso essere felice di quello che ho fatto. Sono felice della mia decisione“.

“Il periodo delle Classiche, secondo me, non è stato abbastanza buono – ha proseguito il belga – Ti alleni tanto, fai di tutto, ma non emergi più, quindi è anche meglio dire che è meglio fermarsi e fermarsi bene“. Una decisione che non è cambiata dopo la già citata vittoria alla Boucles de l’Aulne: “Andavo ancora bene, ma non potevo più fare la differenza con i corridori davvero forti. Sentivo che era difficile arrivare al livello più alto. E, se sei stato ai massimi livelli per così tanto tempo, è difficile scendere un po’. E non volevo nemmeno esagerare”.

Guardando la propria carriera, il 38enne ha indicato l’oro olimpico come il suo successo più importante: “Ho cercato a lungo una grande vittoria nella mia carriera, e non è arrivata gratis. Quindi ottenere questa vittoria è stato per me davvero il risultato della vita. E continuo a godermi ogni giorno, solo per me stesso, il fatto di aver potuto raggiungere qualcosa di grande come questo”.

Una carriera così lunga e con tante vittorie importanti non hanno comunque cambiato Van Avermaet: “Sono sempre rimasto me stesso, credo. Ho capito che ero solo un ciclista e che non avrei cambiato il mondo. Nel mio caso ero abbastanza bravo, ma ho anche capito che tutti hanno valore. Ho cercato di rispettare tutti e quello che fanno“.

A essere cambiato, invece, è il ciclismo: “Oggi i ciclisti sono un po’ diversi e attaccano prima. Ho provato ad attaccare presto qualche volta, anni fa, perché sentivo di essere più forte in una gara uno contro uno. Ma nessuno si univa a me, oppure portavo via corridori più deboli. Non si andava da nessuna parte in quel modo, quindi finivi per sembrare il corridore stupido. Ma di questi tempi, quando un corridore forte se ne va, gli altri corridori forti lo seguono. E dopo è abbastanza semplice. Se i corridori forti collaborano, gli altri non saranno in grado di seguirli. Quindi penso che la mentalità delle corse sia cambiata un po’. Nelle Classiche, se cogli il momento giusto e hai due bravi corridori con te, puoi fare molta strada“.

Il belga è comunque orgoglioso della sua carriera: “Ho fatto cose che non avrei mai potuto sognare. Sono stato Maglia Gialla al Tour e ho vinto le Olimpiadi, e tutte le cose che sono venute dopo. Ho lavorato duro per questo, ma tutti lavorano duro, quindi devi anche essere fortunato e talentuoso. Ma ho dato il massimo ogni giorno e quando lo fai non puoi avere un solo rimpianto. Devi semplicemente essere felice con te stesso e guardare indietro a una grande carriera”.

Pochi giorni dopo il ritiro, il classe 1985 ha partecipato e vinto una gara di triathlon che prevedeva anche il gravel, che potrebbe rappresentare il prossimo capitolo della sua vita: “Spero di fare qualche gara di gravel l’anno prossimo. Ma se voglio tornare a fare bene, allora devo ricominciare ad allenarmi, facendo di nuovo venti ore a settimana. Non so se ne sono all’altezza. Ma di sicuro andrò ancora in bicicletta“.

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