Bahrain Merida, Nibali: “In condizione come se fosse gennaio. Potrei interpretare la Vuelta come 21 classiche. Tokyo 2020? Percorso bellissimo”

Vincenzo Nibali prosegue con qualche dubbio il suo percorso di avvicinamento agli ultimi appuntamenti del suo 2018: Vuelta a España e Mondiali di Innsbruck. Tornato in sella dopo la caduta provocata da un tifoso sull’Alpe d’Huez e che gli è costata la frattura della decima vertebra toracica e il ricorso a un intervento chirurgico per accorciare i tempi di recupero, il capitano della Bahrain-Merida ha ammesso ai microfoni de La Gazzetta dello Sport i propri timori in merito alla possibilità di tornare, nella coda finale di stagione, sui livelli che hanno preceduto l’infortunio. Seguito costantemente dal tecnico Paolo Slongo, dal dottore Emilio Magni e dal fisioterapista Michele Pallini, il 33enne messinese si è soffermato sui progressi fatti dopo aver ripreso la bicicletta.

“Guarirò? Questa è la domanda che mi faccio sempre, perché ho ancora nelle orecchie quel tremendo ‘crack’ che ho sentito quando sono caduto […] Già immediatamente dopo l’operazione ho avvertito sollievo. Al sesto giorno ero un altro, anche se appena sono salito sulla bici non avevo più forza. Mi ha staccato persino mio padre che mi ha chiesto se stavo bene […] Venerdì scorso ho fatto il primo vero sforzo. Tre ore con un test per capire i miei valori attuali. Sono arrivato morto. Ho una condizione come fossi a gennaio. Durante il test nessun fastidio. Però, se sto molto tempo in una posizione fissa, sento un forte fastidio. Faccio fatica a ruotare il busto verso destra, ma spero che la situazione migliori”.

Nell’occasione lo Squalo si è soffermato anche sull’incidente della Grande Boucle, causato dall’ennesima negligenza di un tifoso presente a bordo strada: “In alcune circostanze ormai il ciclismo è diventato un circo. Saranno anche tifosi, ma così non va bene. Il tasso alcolico è troppo elevato, la gente pur di apparire in tv fa di tutto. Con la gente in mezzo alla strada, spesso con le bandiere, noi pedaliamo alla cieca, senza vedere dove andiamo e pregando il cielo che la strada si apra davanti a noi […] Oltre a quello alla salute, economicamente quanto vale il danno subito? Poi, lui non si lamenta mai, ma vi pare giusto che Froome venga preso a schiaffoni mentre fa il suo lavoro?“.

Sulla Vuelta, in programma dal 25 agosto al 16 settembre e per la quale ha sciolto le riserve sulla partecipazione da pochi giorni: “So solo che comincia a Malaga con una crono di 8 chilometri. Non so nemmeno in che condizioni ci arriverà. La cosa più logica, vista la condizione e pensando al Mondiale, sarebbe interpretarla senza pensare alla classifica, come ventuno classiche. La Vuelta è la strada migliore per Innsbruck”. Infine una battuta sul percorso della prova olimpica di Tokyo 2020: “Bellissimo. Come una classica durissima. Forse la fortuna mi ha voluto dare una carta di riserva dopo Rio”.

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