Pagelle Parigi-Nizza 2020: Maximilian Schachmann über alles, bella Italia con Vincenzo Nibali, Giacomo Nizzolo e Niccolò Bonifazio

Maximilian Schachmann (Bora – Hansgrohe), 9: La vittoria più grande della sua carriera. Lui stesso l’ha definita così, al termine di una settimana in cui è stato l’unico a indossare la maglia gialla riuscendo a difendere fino alla fine il vantaggio accumulato nella prima tappa. Una vittoria della cronometro sarebbe stata la ciliegina sulla torta di una festa che lui stesso ha rischiato di rovinare con la caduta della penultima tappa, avvenuta per sua fortuna all’interno degli ultimi 3 chilometri. Prezioso per lui anche l’aiuto dei compagni Patrick Konrad e soprattutto Felix Grosschartner (voto 7), capace anche di difendere un posto in top 10 dopo aver lavorato per il suo capitano fino all’ultima salita.

Tiesj Benoot (Sunweb), voto 8,5: In inverno aveva detto di puntare alle corse di una settimana ed è stato di parola. Protagonista dal primo all’ultimo giorno, con anche un bella affermazione parziale in una tappa dal sapore di Classiche, proprio nell’anno in cui le Classiche di Primavera sono tutte a rischio cancellazione (molte già lo sono state). A conti fatti, solo la regola dei tre chilometri di ottenere la vittoria finale, che avrebbe potuto conquistare anche nel caso non fosse stato cancellato l’ultimo giorno di corsa.

Nairo Quintana (Arkéa – Samsic), 8: Mette il suo sigillo anche qui. Un avvio di stagione esaltante per il colombiano rinvigorito dal cambio di casacca e già a quota cinque vittorie stagionali. Nel corso della settimana si era visto poco, pagando anche le conseguenze di una caduta, ma nella tappa regina ha vinto con una delle fiammate che lo avevano lanciato nell’élite del ciclismo mondiale e che nelle ultime stagioni si erano viste con il contagocce.

Sergio Higuita (EF), 8: Podio importante per il campione nazionale colombiano. A lungo la sensazione è che il principale avversario di Schachmann possa essere lui. Resta sempre con i primi e si mette spesso e volentieri in mostra anche agli sprint intermedi (sprecando preziose energie?), ma nell’ultima tappa il suo attacco tanto atteso non arriva mai e lo si vede anzi nel ruolo di stopper su tutti coloro che provano ad andare all’attacco mentre il suo connazionale Quintana è già evaso dal gruppo. In generale, però, dimostra di essere un corridore da non sottovalutare nei prossimi grandi giri, soprattutto se potrà contare sull’apporto di un redivivo Tanel Kangert (voto 7), ottavo nella classifica finale.

Giacomo Nizzolo (NTT Pro Cycling), 8: Nelle prime tappe è tra i grandi protagonisti, facendosi sempre trovare pronto quando la corsa esplode. Nei ventagli dà il meglio di sé e il successo nella seconda tappa è la conferma delle sue qualità anche nel potersela giocare contro i grandi velocisti. A 31 anni sembra aver trovato quest’anno il livello che gli compete e che qualche stagione, complice numerosi problemi, non riusciva più ad avere.

Ivan Garcia Cortina (Bahrain-McLaren), 7,5: Una bellissima volata e un altro piazzamento di prestigio a conferma di una crescita che prosegue. Corridore coriaceo e veloce, lo spagnolo dimostra di meritare la fiducia della squadra anche nei grandi appuntamenti.

Niccolò Bonifazio (Total Direct Energie), 7,5: Una vittoria straordinaria con una volata incredibile che da sola vale tutta la trasferta, ennesima conferma di un talento che può togliersi grandissime soddisfazioni. Nel mazzo ha messo anche una prova generosa il giorno successivo, provando ad andare all’attacco per aiutare la squadra che cercava l’azione in una frazione molto vivace.

Vincenzo Nibali (Trek – Segafredo), 7,5: Come Quintana anche lui si è trovato subito a suo agio nella nuova squadra. Spesso protagonista, a volte è lui stesso a innescare le azioni che poi si rivelano decisive e per tutta la settimana mostra un continuo crescendo di condizione, trovandosi di poco fuori dal podio, anche per una cronometro al di sotto delle sue possibilità nell’unica giornata in cui non si è detto soddisfatto della propria prestazione.

Fabien Doubey (Circus-Wanty Gobert), 7: Il suo undicesimo posto finale è il miglior piazzamento per le Professional presenti al via. Un risultato ancora più sorprendente se si pensa che la sua è stata gioco forza una convocazione in extremis, visto che la squadra fino a due giorni prima della corsa non era nemmeno invitata. Sicuramente la sua squadra punterà forte su di lui nei prossimi appuntamenti.

Mads Pedersen (Trek-Segafredo), 7: Preziosissimo nelle prime tappe nel supportare Vincenzo Nibali, il campione del mondo corre con grande abnegazione, al servizio della squadra. Nelle tappe successive è tra i corridori più attivi, provando più volte ad attaccare sin dalle prime fasi di corsa. Non trova l’azione giusta, ma onora la maglia con questo suo spirito combattivo, per nulla intaccato da un più che giustificato ritiro l’ultimo giorno.

Michael Matthews (Sunweb), 7: Sempre attento, corre al servizio della squadra confermando ancora una volta la sua capacità di andare forte su ogni terreno. La maggior dimostrazione del suo talento la dà nella sesta tappa, chiusa alle spalle solo del compagno Tiesj Benoot, dopo aver retto il ritmo dei big di classifica, per poi regolarli in una volata senza storia dopo averli ostacolati nel loro inseguimento.

Peter Sagan (Bora-hansgrohe), 7: Non vince, ma la corsa dello slovacco è quasi sempre al servizio dei compagni, scortando gli scalatori in pianura e organizzando il treno per le volate. In un paio di occasioni ha comunque l’opportunità di provarci e chiude con due podi, a conferma di una buona pedalata.

Philippe Gilbert (Lotto Soudal), 7: Un grande lavoro per la squadra, lottando praticamente ogni giorno come un leone su ogni terreno. Dal vento dei primi giorni, alle salite delle ultime tappe, l’ex iridato mostra un ottimo stato di forma e la voglia di combattere di un ragazzino. Se nelle top 10 non si vede mai, chiude la corsa con un 14° posto finale che dimostra quanto sia sempre stato lì, ogni giorno, vicino ai migliori.

Andrea Pasqualon (Circus-Wanty Gobert), 7: Un podio e un altro buon piazzamento nei dieci che confermano le qualità di un corridore completo, capace di superare bene le asperità senza perdere il suo spunto veloce. Il 32enne veneto ribadisce che, assieme alla squadra, merita il posto anche nei grandi appuntamenti. Degno di nota anche il fatto di aver voluto portare a termine la corsa, tra le poche ruote veloci ad averlo fatto.

Soren Kragh Andersen (Sunweb), 7: Finalmente arriva il primo successo a cronometro in carriera. Il danese, infatti, si è reso autore di una prova straordinaria nella prova contro il tempo della quarta tappa, mettendosi alle spalle uno specialista come Schachmann. Per un paio di giorni sul podio virtuale, alla fine riesce a concludere con un’ottima top 10 nella generale dopo aver anche lavorato per il compagno di squadra Tiesj Benoot.

Rudy Molard (Groupama – FDJ), 7: Per il secondo anno di fila è settimo alla Parigi – Nizza. Un risultato che però quest’anno è molto più sorprendente, vista la presenza in squadra del leader indiscusso Thibaut Pinot. Anche quest’anno, invece, la sua regolarità l’ha premiato con un’ottima top 10, dopo essere stato in alcuni frangenti anche appaiato in classifica al suo capitano.

Nicolas Edet (Cofidis), 7: Il francese ha ormai trovato la sua dimensione e non si smentisce, gestendosi nelle prime frazioni per poi venire fuori quando arrivano le montagne e conquistare una meritata maglia a pois. A 32 anni si conosce, sa cosa può fare e ottiene quello che vuole.

Guillaume Martin (Cofidis) 6,5: Bravo a reagire dopo le difficoltà iniziali. Soffre il vento e la pioggia delle prime tappe, facendosi sorprendere dai ventagli, ma si fa perdonare con un finale in crescendo, provando anche ad andare all’attacco nelle frazioni conclusive, riuscendo a chiudere sempre molto vicino ai migliori, peccato soltanto che per la top 10 sia ormai troppo tardi.

Dylan Teuns (Bahrain-McLaren), 6,5: La decisione della squadra di ritirarsi lo priva di una possibile top 10. Avrebbe dovuto comunque resistere sulle ultime due tappe di montagne, ma nei primi di giorni di corsa aveva mostrato una buona condizione. Nella prima tappa arriva anche l’occasione di un successo parziale, ma lancia lo sprint troppo presto e viene battuto da Schachmann, che in ogni caso sembrava averne più di lui.

Thibaut Pinot (Groupama – FDJ), 6: Una corsa senza infamia e senza lode la sua. Era lecito attendersi di più da un corridore del suo livello, ma allo stesso tempo non gli si può nemmeno rimproverare molto perché nelle tappe di montagne è sempre arrivato con i primi. Gli è mancato quello step in più per fare la differenza che probabilmente avrà conservato per appuntamenti futuri e che speriamo, vista la situazione globale, possa presto utilizzare.

Julian Alaphilippe (Deceuninck-QuickStep), 6: Si salva per la sua generosità che lo vede spesso all’attacco e perché si sapeva che la forma non era assolutamente quella dei tempi migliori. Ben supportato da una squadra in cui è Bob Jungels (6,5) a fare un grande lavoro, non sempre riesce a fare la differenza, pagando anche la sfortuna nelle prime frazioni.

Lilian Calmejane (Total Direct Energie), 5,5: Lo si vede veramente poco. Tante le tappe che sembrano disegnate per le sue caratteristiche, ma lui arriva praticamente sempre lontano dai primi, con l’unico sussulto di orgoglio arrivato alla penultima tappa, chiusa in tredicesima posizione, troppo poco per arrivare alla sufficienza.

Pascal Ackermann (Bora-hansgrohe), 5,5: Condizionato da sfortuna e problemi fisici, nella sua unica occasione trova sulla sua strada uno straordinario Giacomo Nizzolo. Grandi i meriti dell’italiano, ma quelle solitamente son le sue volate e non avrebbe dovuto perderla. Capita comunque a tutti ed era stato bravo a farsi trovare pronto nei ventagli, affrontandoli anche in testa.

Nacer Bouhanni (Arkéa-Samsic), 5,5: Non è lontano dai migliori, ma gli manca sempre qualcosa. In una squadra in cui non sempre ha gli uomini a disposizione non era semplicissimo chiedergli di più.

Elia Viviani (Cofidis), 5,5: Costretto in extremis al cambio di programma, arriva dai Mondiali di Berlino senza avere il tempo di rifiatare e si vede che ne avrebbe avuto bisogno. Per lui qualche piazzamento e comunque del lavoro utile per lavorare sull’affiatamento con i compagni. Ma è chiaro che ci si aspettava qualcosa di più.

Bryan Coquard (B&B Vital Concept), 5: Tanta sfortuna, ma ancora una volta l’ex pistard fatica nei grandi appuntamenti. Chiude con una sola top 10, un nono posto che decisamente gli va stretto.

Romain Bardet (Ag2r La Mondiale), 5: La condizione non sembra arrivare. Dopo il flop del Tour Down Under, anche la prova del nove della Parigi – Nizza è fallita. Praticamente subito fuori di classifica, prova a reinventarsi corridore da fughe, ma l’esperimento fallisce, così come i velleitari attacchi sull’ultima salita nella frazione conclusiva.

Sam Bennett (Deceuninck-QuickStep), 4,5: Il suo esordio europeo con la corazzata belga è un disastro. Malgrado i suoi compagni siano tra i più pronti ogni volta nei ventagli, l’irlandese è sempre nelle retrovie e non riesce a giocarsi la vittoria nelle prime due tappe. Nella terza danno e beffa con una caduta dopo che in precedenza aveva avuto comportamenti al limite durante l’impostazione della volata.

Richie Porte (Trek-Segafredo), 4: A vederlo pedalare in questa settimana sarebbe stato molto difficile immaginare che questa corsa l’ha messa in bacheca due volte. Tagliato subito fuori dai ventagli, ogni giorno va sempre peggio per lui, che si stacca sempre ben prima che la corsa entri nel vivo, accumulando in alcune occasioni ritardi superiori ai 20 minuti. Nell’ultima tappa prova a mettersi al servizio di Nibali sulla salita finale, ma anche lì la sua azione non dura moltissimo.

Warren Barguil (Arkéa-Samsic), sv: Edizione disastrosa per il campione nazionale francese che nella prima tappa cade, si rialza frastornato e si piazza dietro l’ammiraglia. Più per negligenza che per dolo, ci resta decisamente troppo a lungo e, malgrado finisca la tappa a oltre dieci minuti, la giuria decide di squalificarlo.

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