Parigi-Nizza 2020, Stefan Küng rimarca: “Noi eravamo contrari ma il 70% delle squadre ha votato per continuare”

Stefan Küng è uno dei corridori svizzeri più importanti in gruppo. Il 26enne cronoman della Groupama-FDJ è oltretutto tra gli interpreti più importanti della specialità ed ha partecipato anche lui alla Parigi-Nizza 2020, ultima gara finora disputata. Intervistato dalla SRF Schweizer Radio und Fernsehen, ha raccontato quello che ha vissuto nel corso di quei giorni pieni di incertezza a causa dell’imminente pericolo dettato dalla diffusione del Coronavirus. Küng ha evidenziato come, giorno dopo giorno, la situazione si fosse fatta sempre più difficile, fino ad arrivare al limite del paradossale.

Il segno più evidente del cambiamento lo ha avuto in occasione del foglio firma: “Quando abbiamo iniziato il pubblico era a 20 metri di distanza e c’erano 500 persone. Ogni giorno cresceva la distanza dal pubblico e arrivavano sempre meno persone. Alla fine c’erano dieci persone dall’altra parte della piazza“.

Viene messo poi in evidenza come la corsa sia proseguita anche per volere delle stesse squadre: “Il nostro sindacato ha lasciato che le squadre votassero se volevamo continuare. La mia squadra era contraria, ma un totale del 70% delle squadre ha dichiarato di voler ancora correre. Quindi abbiamo proseguito”.

Particolarmente paradossale è stato poi il ritorno a casa: “Potevo tornare a casa con Grégory Rast (suo connazionale e DS della Trek-Segafredo, n.d.r.). Ma doveva ancora portare Vincenzo Nibali e Alberto Bettiol a Lugano. Quindi abbiamo attraversato l’Italia senza fermarci. Quando eravamo soli al casello di Milano, mi chiedevo come possiamo persino pensare alle gare di ciclismo. Abbiamo problemi completamente diversi“.

Al momento non vigono restrizioni ferree in Svizzera, ma se dovessero arrivare anche lì sarebbe difficile per lui allenarsi regolarmente: “Sarebbe un male per me e non sarebbe lo stesso. Tra le 20 e le 30 ore settimanali in sella alla cyclette sarebbe difficile”.

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