Bilancio Squadre 2022: Team DSM
Poche vittorie, ma di qualità per il Team DSM. Anche quest’anno la compagine neerlandese non riesce ad arrivare alla doppia cifra di successi, ma vince una tappa a Giro e Vuelta (dove comunque lo scorso anno ne aveva vinte tre con la ciliegina sulla torta della classifica scalatori). La squadra in generale ottiene buoni risultati nei GT e nelle altre corse a tappe, mentre continua a mancare il contributo del comparto classiche, con i migliori risultati rappresentati dai settimi posti alla Milano-Sanremo e al Lombardia. La notizia migliore, però, è che i giovani del team sembrano pronti a prendersi sempre più responsabilità da capitani.
TOP
Thymen Arensman è protagonista di un’annata da incorniciare. Il neerlandese è competitivo già nella prima parte di stagione, quando chiude sul podio il Tour of the Alps, di cui vince la classifica dei giovani, arrivando lanciato al Giro d’Italia. Alla corsa rosa è protagonista nella tappa con arrivo sull’Aprica, dove viene battuto soltanto da Jan Hirt, e si piazza secondo anche nella crono conclusiva, alle spalle del solo Matteo Sobrero. La molla nella sua testa, però, ormai è scattata e così al Giro di Polonia ottiene la prima vittoria da pro’ conquistando la frazione a cronometro. Dopo aver chiuso in seconda posizione la corsa a tappe polacca, il classe ’99 si reca alla Vuelta a España, dove cresce gradualmente, fino a emergere definitivamente nella terza settimana. La sua tappa è la quindicesima, quando si inserisce nella fuga e si libera uno dopo l’altro dei suo compagni d’avventura, arrivando in solitaria sul traguardo, con un vantaggio che gli permette di entrare per la prima volta in top 10. Un piazzamento che non lascerà più, sfiorando un altro successo nella tappa di Puerto de Navacerrada (dove lo batte solo Carapaz), e chiudendo sesto a Madrid con tanta speranza nel futuro.
Romain Bardet era già una garanzia sin dal suo primo anno con il team e il 2022 non ha fatto eccezione. Il transalpino inizia la stagione vincendo il Tour of the Alps e facendo grandi cose nella prima parte di Giro d’Italia. Purtroppo, quando è ancora nei piani alti della classifica in lizza anche per la vittoria finale si ammala ed è costretto al ritiro, facendo nascere così il suo più grande rimpianto. Il classe ’90 torna in gara direttamente al Tour de France, dichiarando di non puntare alla classifica, ma alle tappe, anche se poi le cose andranno diversamente. Dopo la celebre tappa del Col du Granon, Bardet è addirittura il corridore più vicino a Vingegaard nella generale, ma poi, complice un colpo di sole, perde qualche posizione, riuscendo comunque a chiudere in sesta posizione il GT di casa, confermando di essersi davvero ritrovato nelle grandi corse a tappe. A fine anno, poi, arriva anche un nono posto al Lombardia che chiude un 2022 in cui ha dimostrato di potersi caricare sulle spalle il team nei momenti importanti.
Oltre a quella di Arensman alla Vuelta, l’altra vittoria di tappa in un GT porta la firma italiana di Alberto Dainese. Dopo i podi di tappa della Vuelta 2021, il classe ’98 riesce a battere i migliori al mondo al Giro, sul traguardo di Reggio Emilia, mettendo in fila, nell’ordine Gaviria, Consonni, Démare, Cavendish e Ewan, tutti uomini (Consonni escluso) che hanno almeno 50 successi in carriera (Démare ne ha quasi il doppio e Cavendish più del triplo). Con questo biglietto da visita, il velocista veneto viene convocato per la prima volta in carriera anche al Tour de France. Sulle strade della Grande Boucle il miglior risultato è il terzo posto nella tappa di Cahors, dove è secondo nella volata finale, visto che il gruppo, regolato da Jasper Philipsen, viene anticipato da Christophe Laporte. Il ruolo di velocista principe del team è più che meritato.
+++ Thymen Arensman
++ Romain Bardet
+ Alberto Dainese
FLOP
Se sono mancati i risultati nelle classiche, è evidente che qualcosa è andato storto nella stagione di Soren Kragh Andersen. Il danese inizia bene l’anno con una convincente Parigi-Nizza e con un settimo posto alla Milano-Sanremo che sembra candidarlo a protagonista delle classiche. Dopo il quinto posto alla Gand-Wevelgem, però, da quel momento non riesce più a ripetersi. Prima decide di saltare il Fiandre per preparare le Ardenne, poi il team lo chiama in sostituzione di Eekhoff, ma poi si ammala anche lui e non riesce a prendere il via. Nelle Ardenne comunque è sempre lontano dai primi, mentre da quel momento arrivano anche problemi relativi al rinnovo del contratto che non arriverà. La situazione contrattuale condiziona il resto della stagione dello scandinavo, che viene escluso per questo motivo dai convocati per il Tour e si limita a un terzo posto al Giro del Danimarca come unico risultato di rilievo.
Cees Bol non è riuscito a salire sul treno che lo avrebbe portato tra i migliori velocisti al mondo. Lo sprinter neerlandese avrebbe anche ottenuto una vittoria in stagione, nella seconda tappa del Tour of Britain, ma raramente è stato competitivo nel resto dell’anno, fallendo nei grandi appuntamenti. Basti pensare che, mentre Dainese lottava con i migliori velocisti al Giro, lui era costantemente nelle retrovie del gruppo, nonostante le indicazioni iniziali fossero di dividersi le volate con l’italiano. Anche lui il prossimo anno cambierà aria, con la speranza di riuscire a tornare al suo livello migliore.
Non farà parte della squadra del 2023 nemmeno Casper Pedersen. Il corridore danese, dopo due anni in cui era riuscito a trovare i propri spazi in ogni ambito, brillando in particolare con il successo alla Parigi-Tours 2020, in questa stagione resta ai margini, restando escluso da tutti e tre i grandi giri. Non gli va meglio nemmeno la campagna delle classiche e il suo ciclo nella compagine neerlandese sembra giunto alla sua naturale conclusione, motivo per il quale il classe ’96 il prossimo anno passerà alla Soudal-QuickStep di Lefevere dove si specializzerà nel ruolo di ultimo uomo imparando dal migliore al mondo in questo ruolo, il suo connazionale Michael Morkov.
– Casper Pedersen
— Soren Kragh Andersen
— Cees Bol
Miglior Momento
I momenti migliori dell’anno del Team DSM sono in realtà due, le vittorie di tappa di Dainese e Arensman rispettivamente al Giro e alla Vuelta. Dovendone scegliere uno, la preferenza va alla vittoria dello sprinter italiano, che è importante anche in ottica futura e che ha messo in mostra anche un bello spirito di squadra. Nel finale, infatti, persino Romain Bardet, in quel momento terzo nella generale, si è messo a disposizione del velocista veneto, che poi è stato autore di un autentico capolavoro. Sul rettilineo finale, infatti, Démare lancia la volata per primo, ma Gaviria lo supera a 100 metri dall’arrivo, solo che poco prima del traguardo spunta il classe ’98 azzurro che riesce a mettere la sua ruota davanti a quella del colombiano, prendendosi una vittoria allo sprint battendo quasi tutti i migliori velocisti al mondo in una giornata in cui inizialmente era previsto che a sprintare fosse il compagno Cees Bol.
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