Saluti a… Tom Dumoulin

Tom Dumoulin saluta il ciclismo dopo due anni in cui mentalmente era arrivato al suo limite. Specialista delle cronometro e corridore resistente in salita, il neerlandese è riuscito a evolversi nel corso della carriera fino ad arrivare ad essere uno dei migliori corridori da grandi giri della sua generazione. Il ritiro arriva a un’età statisticamente giovane, ma il classe ’90 ha raccontato di non avere rimpianti e di essere soddisfatto della sua carriera e anche della decisione di lasciare il ciclismo, che ormai l’aveva portato all’esasperazione. Nel palmares della farfalla di Maastricht il trofeo più scintillante è sicuramente quello del Giro d’Italia, vinto con una grande gestione delle tre settimane e sfruttando la crono conclusiva per superare Quintana e Nibali che l’avevano superato nelle tappe dei due giorni precedenti, mentre sempre nel corso della settimana aveva dovuto lottare anche con dei problemi intestinali, che l’avevano costretto a fermare le bici per fare i suoi bisogni in mondovisione nel bel mezzo della tappa. Non mancano anche i successi sfiorati, con i due secondi posti a Giro e Tour nel 2018 che si piazzano a metà tra la grande impresa e il grande rimpianto.

Dopo aver militato nel settore di sviluppo della Rabobank, il classe ’90 inizia la sua carriera da professionista nel 2012 con la maglia della Argos-Shimano, squadra con cui correrà per gran parte della carriera. L’anno successivo arriva la prima partecipazione al Tour de France, in cui riesce a collezionare anche una top 10 parziale a cronometro. I primi successi della carriera arrivano sempre nelle prove contro il tempo, nel 2014, quando, tra le altre cose, si laurea campione nazionale, ottiene la prima vittoria a livello WorldTour in una tappa dell’Eneco Tour e a fine anno sale anche sul podio iridato delle prove contro il tempo prendendosi la medaglia di bronzo. L’anno della svolta però è il 2015, quando si riscopre anche corridore da grandi giri. Il momento decisivo è quello della nona frazione della Vuelta, quando vince la tappa (suo primo successo in linea della carriera) e si prende la maglia rossa. Tiene le insigne del primato fino alla ventesima tappa, poi va in difficoltà e deve accontentarsi del sesto posto finale, ma è ormai chiaro che può ambire a molto più delle sole cronometro.

Sempre grazie a una vittoria a cronometro, però, nel 2016 indossa la prima maglia rosa del Giro d’Italia che parte dai suoi Paesi Bassi e nello stesso anno vince anche due tappe alla Grande Boucle, una a crono e una in linea, confermandosi sempre più corridore completo, anche se al Giro si ritira a metà della seconda settimana pochi giorni dopo aver perso la maglia e alla Grande Boucle non fa mai classifica. L’ultimo risultato di livello della stagione è la medaglia di argento nella cronometro dei Giochi di Rio, che conferma che ormai parliamo di un corridore di altissimo livello. La consacrazione definitiva, però, arriva un anno dopo, quando la sua squadra ha ormai cambiato nome in Sunweb, con la vittoria del Giro d’Italia, dove dopo aver vinto due tappe (una a crono e una in linea, come al Tour dell’anno prima) sfrutta la crono conclusiva e si porta in testa alla generale, mettendosi alle spalle due dei migliori corridori del momento, Nairo Quintana e Vincenzo Nibali.  A fine stagione arriva anche l’oro iridato nelle prove contro il tempo e la stagione si conclude con squadra, sponsor e fan che sembrano avere sempre più aspettative.

Aspettative che sembra in grado di confermare nel 2018 con un incredibile doppietta di secondi posti tra Giro e Tour. Nella corsa rosa viene battutto, per meno di un minuto, solo da un incredibile Chris Froome, vincitore della leggendaria tappa di Bardonecchia con l’attacco sul Colle delle Finestre. Al Tour del 2018, invece, il neerlandese, oltre che con Froome deve fare i conti anche con Geraint Thomas e alla fine resta imprigionato nella morsa del team Sky e deve accontentarsi di salire sul podio di Parigi alla destra di gallese, con Froome a occupare il gradino più basso. Dopo aver sfiorato un’impresa che non riesce a nessuno dai tempi di Marco Pantani, poi, il nativo di Maastricht chiude la stagione con l’argento nella cronometro e il podio sfiorato nella prova in linea del mondiale austriaco.

Il 2019 è l’anno in cui iniziano i problemi con la caduta nella tappa di Frascati del Giro d’Italia che gli causa un forte dolore al ginocchio. Al Delfinato prova a rientrare in gruppo con il Tour nel mirino, ma il dolore non è ancora passato e quindi Dumoulin deve rinunciare anzitempo alla Grande Boucle e in quel periodo capisce che non gli va di avere tutta la pressione solo su di lui. Non farà più gare in stagione, ma il suo nome balza agli onori delle cronache quando viene annunciato il suo passaggio alla Jumbo-Visma nell’anno successivo, rescindendo in anticipo sulla scadenza il contratto con la Sunweb.

Si arriva dunque al 2020 con un grande punto interrogativo sulla sua condizione, che sembra però poter trarre vantaggio dallo stop forzato dovuto al covid, che spinge il Tour a svolgersi a settembre. Il neerlandese condivide la leadership con Roglic e Kruijswijk, ma si trova ben presto (troppo, per alcuni addetti ai lavori) al servizio dello sloveno, che per diciannove giorni sembra in totale controllo della corsa. Il ventesimo giorno tutto sembra apparecchiato per una grande festa in casa Jumbo-Visma, con Dumoulin che si trova in testa alla classifica parziale della crono della Planche des Belles Filles quando mancano gli ultimi due corridori. L’impresa di Tadej Pogacar, uno che per Dumoulin “va in bicicletta come un minatore”, cancella però sia il successo finale di Roglic che quello parziale di Dumoulin, il cui volto pietrificato a fianco di quello del compagno Wout Van Aert, a sua volta incredulo, resta una delle immagini più iconiche di quel Tour. Ci riprova alla Vuelta, ma va fuori classifica sin dal primo giorno, complice anche un problema al sovrasella che aveva condizionato anche il suo Tour, e si ritira all’inizio della seconda settimana senza mai essere stato protagonista.

Nel 2021 rivela di essere stanco delle continue pressioni del mondo del ciclismo e, prima ancora che inizi la stagione, annuncia una pausa, che per molti sa di ritiro prematuro. Il classe ’90 invece torna a correre al Giro di Svizzera e ai campionati nazionali a cronometro si prende anche il titolo in quella che resterà l’ultima vittoria della sua carriera. Nel 2021 arriva comunque un altro risultato importante come l’argento olimpico nella prova a cronometro, alle spalle del compagno di squadra Primoz Roglic, prima che un incidente in allenamento gli provochi la frattura del polso, costringendolo a chiudere anzitempo la sua stagione. Nel 2022 torna al Giro d’Italia, dicendosi contento di dividere i gradi di capitano con Tobias Foss, ridimensionado sin da subito le aspettative che si erano create intorno a lui. Alla quarta tappa, quella con arrivo sull’Etna, perde subito nove minuti e si vede tra i protagonisti solo quando aiuta il compagno Koen Bouwman a vincere la tappa di Potenza. Alla quattordicesima frazione si ritira dicendosi stremato e qualche settimana dopo annuncia il ritiro a fine stagione. L’intenzione è quella di regalarsi un’ultima giornata da protagonista ai mondiali di Wollongong, ma a Ferragosto il neerlandese annuncia il ritiro con effetto immediato per lasciarsi definitivamente alle spalle quei problemi che sembravano affliggerlo almeno da un paio di anni.

Le Gioie

Sono 22 le vittorie della carriera, ma ce n’è ovviamene una che spicca su tutte le altre. La vittoria del Giro d’Italia 2017 resterà sempre il ricordo più bello della carriera di Tom Dumoulin. In quella edizione della corsa rosa spiccano anche la vittoria della tappa di Oropa e e ancor prima quella della crono di Montefalco, che gli permette di entrare nel club di corridori in grado di vincere tappe in tutti e tre i grandi giri.

L’anno prima, infatti, aveva vinto due tappe al Tour de France, compresa quella che l’aveva visto arrivare in solitaria ad Andorra Arcalis dopo essersi inserito nella fuga del mattino. Nel 2015, invece era stato protagonista alla Vuelta a España, anche in quel caso vincendo una crono, a Burgos, e una frazione in linea, la nona, bruciando Chris Froome con un attacco negli ultimi cento metri sullo strappo conclusivo, andandosi a riprendere la maglia rossa che Esteban Chaves gli aveva strappato un paio di giorni prima e che poi dovrà cedere a Fabio Aru, chiudendo poi anche fuori dal podio.

Oltre ai successi nei grandi giri, poi, tra i vari successi a cronometro (16 su 22 totali in carriera) va menzionata la vittoria del mondiale norvegese davanti a Primoz Roglic e Chris Froome nel 2017, l’anno che con il senno di poi è stato l’apice della sua carriera. Decisiva nella carriera del classe ’90, poi, è stata anche la vittoria della crono inaugurale del Giro 2016 ad Apeldoorn, nei suoi Paesi Bassi, che gli ha permesso di indossare per la prima volta la maglia rosa.

I Dolori

La carriera di Tom Dumoulin è piena di secondi posti, anche se non molti di questi possono essere considerati insuccessi. Il secondo posto al Giro d’Italia del 2018 è un grande risultato, soprattutto se abbinato al secondo posto del Tour dello stesso anno, ma Dumoulin non ha mai fatto mistero che forse le cose sarebbero potute andare diversamente se nel giorno dell’attacco di Froome (di cui ha comunque sempre riconosciuto la superiorità) sul Colle delle Finestre avesse optato per un atteggiamento meno attendista.

Anche finire la Vuelta 2015 fuori dal podio, caduto sotto i colpi della Astana e di Fabio Aru nella penultima tappa, è stata una delusione per lui, che però di quel momento ha fatto tesoro, acquisendo una consapevolezza e un’esperienza che gli è poi tornata utile negli successivi. Il momento più difficile della carriera di Tom Dumoulin, però, è stato quello in cui si è reso conto che faceva le cose per accontentare gli altri più che per sé stesso e lo ha portato a dover gestire una mole di pressione sempre più importante, fino a non reggerla più e a doversi prendere una pausa dal ciclismo a 30 anni appena compiuti. Una pressione che poi ha giocato un ruolo fondamentale anche nella decisione di chiudere la carriera così presto, ma lui stesso ha dichiarato di non avere rimpianti e quindi noi ci limitiamo a salutarlo e a ringraziarlo per le emozioni che ci ha regalato.

Palmarès

    • 2014 (Giant-Shimano, quattro vittorie)
    2ª tappa Critérium International (Porto Vecchio, cronometro)
    Campionati olandesi, Prova a cronometro
    3ª tappa Eneco Tour (Breda > Breda, cronometro)
    Prologo Tour of Alberta (Calgary, cronometro)
    • 2015 (Giant-Alpecin, cinque vittorie)
    6ª tappa Vuelta al País Vasco (Aia > Aia, cronometro)
    Prologo Tour de Suisse (Risch-Rotkreuz, cronometro)
    9ª tappa Tour de Suisse (Berna > Berna, cronometro)
    9ª tappa Vuelta a España (Torrevieja > Alto Cumbre del Sol)
    17ª tappa Vuelta a España (Burgos > Burgos, cronometro)
    • 2016 (Giant-Alpecin, quattro vittorie)
    1ª tappa Giro d’Italia (Apeldoorn, cronometro)
    Campionati olandesi, Prova a cronometro
    9ª tappa Tour de France (Vielha-Val d’Aran > Andorra-Arcalís)
    13ª tappa Tour de France (Bourg-Saint-Andéol > La Caverne du Pont-d’Arc, cronometro)
    • 2017 (Team Sunweb, sei vittorie)
    10ª tappa Giro d’Italia (Foligno > Montefalco, cronometro)
    14ª tappa Giro d’Italia (Castellania > Santuario di Oropa)
    Classifica generale Giro d’Italia
    Campionati olandesi, Prova a cronometro
    Classifica generale BinckBank Tour
    Campionati del mondo, Prova a cronometro
    • 2018 (Team Sunweb, due vittorie)
    1ª tappa Giro d’Italia (Gerusalemme > Gerusalemme, cronometro)
    20ª tappa Tour de France (Saint-Pée-sur-Nivelle > Espelette, cronometro)
    • 2021 (Jumbo-Visma, una vittoria)
    Campionati olandesi, Prova a cronometro

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