Giro d’Italia 2025, Antonio Tiberi: “Con Caruso siamo entrambi capitani. Non ho ancora recuperato, ma credo di essere sulla buona strada”

Antonio Tiberi non arriva all’ultima settimana del Giro d’Italia 2025 come sperato. Caduto sabato sul bagnato ciottolato sloveno, trascinando con sé molti dei favoriti in un incidente che potrebbe aver deciso la Corsa Rosa, il passista-scalatore laziale ha sofferto nella tappa di domenica, specialmente nei primi chilometri, ma è poi riuscito a difendersi molto bene e non ha perso tempo rispetto agli altri uomini di classifica, mostrando dunque segnali importanti in vista di una ultima settimana durissima.

“La caduta è ormai alle spalle, sono contento di come è andata la tappa di domenica, penso di essermi lasciato alle spalle una delle giornate più dure, perché avevo ancora un po’ di dolori – rassicura innanzitutto nel corso di una breve conferenza stampa nella mattinata del giorno di riposo, che si rivela indubbiamente per lui, come per molti altri, provvidenziale – Oggi mi sento meglio, non ho ancora recuperato del tutto dalle botte, ma credo di essere sulla buona strada”.

Attualmente settimo, a 2’55” dalla Maglia Rosa Isaac Del Toro e a 1’29” dal podio e 1’35” dal secondo posto, se la botta subita non dovesse condizionarlo ulteriormente c’è margine per coronare ancora il sogno di migliorare il risultato della passata stagione e salire sul podio finale. Difficile, e non poco, ma la chiave è non avere rimpianti, come gli ha suggerito il suo compagno-mentore Damiano Caruso: “Siamo entrambi in Top 10 e lui sta andando fortissimo, anche domenica rispondeva subito agli attacchi sull’ultima salita. Stiamo correndo entrambi da capitani e ci supportiamo a vicenda. Lui mi spinge a essere coraggioso e mi ha detto di arrivare a Roma senza rimpianti”.

Le occasioni peraltro ovviamente non mancano in questa settimana conclusiva: “Mancano tante tappe complicate, ma penso che quella con arrivo a Champoluc sarà quella che farà la differenza. Probabilmente in tutte le tappe di montagna che mancano ci sarà una specie di selezione naturale, ma quella sarà la più dura. Se starò bene, proverò a fare qualcosa”.

Si smarca intanto dal paragone con Vincenzo Nibali, l’ultimo vincitore italiano della Corsa Rosa e faro assoluto del nostro movimento lo scorso decennio: “Ho un’indole diversa da quella di Vincenzo, sono più un regolarista e cerco di interpretare le situazioni. Ma se ci sarà l’occasione, magari vedendo qualcuno dei rivali in difficoltà, non escludo di provarci”.

Su almeno una cosa però sembra assomigliare allo Squalo dello Stretto, nella capacità di farsi scivolare addosso critiche e pressioni, preferendo affidarsi all’entusiasmo dei tifosi. “La pressione su di me? Io non leggo nulla di quel che si dice, percepisco però tante persone che mi tifano lungo la strada. Mi danno forza e morale”, risponde in merito a una situazione che al momento lo vede indicato come l’unica speranza azzurra del presente per i grandi giri.

Sui rivali, sembra avere le idee chiare su quali saranno gli uomini di riferimento di questa settimana, partendo dal dualismo in casa UAE Team Emirates XRG, che dal suo punto di vista sembra ancora puntare in primis su Juan Ayuso, piuttosto che su Isaac Del Toro: “Può sembrare difficile da interpretare, ma bisogna capire che hanno due corridori molto forti. Ayuso credo sia il capitano, si è visto anche domenica quando tutta la squadra ha lavorato per lui sul Monte Grappa – commenta – La Maglia Rosa ce l’ha Del Toro, ma il leader è ancora Ayuso”.

Riguardo gli altri, sono due i nomi che spiccano. Per quanto dimostrato domenica sul Monte Grappa, ma anche perché sono stati gli unici sinora a voler davvero provare qualcosa appena possibile: “Penso che Egan Bernal e Richard Carapaz vorranno provare a fare qualcosa già da domani. Ieri sembrava quasi si fossero messi d’accordo per attaccare. Sono molto brillanti e penso proprio che nei prossimi giorni si inventeranno qualcosa d’altro”.

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