Coronavirus, il dilemma di Sacha Modolo: “Rischiare di ammalarsi per un contratto nel 2021 o essere sicuri a casa ma con la possibilità di rimanere senza lavoro?”

Sacha Modolo condivide un dilemma che molti professionisti stanno affrontando: “allenarsi o non allenarsi”. I punti di vista sono ovviamente molteplici, dalle questioni sanitarie e di responsabilità civile, che giustamente valgono per tutti a prescindere se sei un professionista autorizzato(?) come lui, fino ovviamente anche ad aspetti che riguardano una sfera inevitabilmente più concreta come il rischio di non farsi trovare pronti al rientro alle corse e compromettere così anche le proprie possibilità di trovare contratto per il prossimo anno (sono circa 500 i corridori tra WorldTour e Professional in scadenza a fine 2020), come nei giorni scorsi avevano sottolineato anche altri suoi colleghi, anche stranieri.

Comprensibilmente “combattuto” e con “la sensazione di fare una cosa perché devi farla ma sai che sotto sotto è sbagliata“, per il corridore della Alpecin – Fenix la soluzione più giusta sarebbe “fermarsi tutti, e per tutti intendo tutti i ciclisti del mondo, per prima cosa per la sicurezza globale” e in seguito per evitare che alla ripresa si abbiano “gare falsate, con corridori che sono riusciti ad allenarsi contro chi magari ha fatto solo rulli per mesi”.

Il tutto in un clima, almeno nel nostro paese, in cui comprendere realmente chi e dove è autorizzato a correre (se si sarà ancora autorizzati) appare ogni giorno meno chiaro (in ogni caso sconsigliatissimo in questo momento) viste le continue contraddizioni del Ministero della Salute, che aggiorna quotidianamente la sua pagina cambiando il senso delle proprie affermazioni (vedi anche qui e qui, tanto che ormai diventa difficile anche pensare che possa essere affidabile).

Vi proponiamo qui di seguito il testo integrale dello sfogo di Sacha Modolo sui social network:

Allenarsi o non allenarsi.
Per ora a noi professionisti è consentito. Usiamo il buon senso e rimaniamo a casa comunque o ci alleniamo da soli, in strade secondarie?
In questi giorni sono combattuto. Mi sono allenato solo negli ultimi 3 giorni e non ho fatto chissà che. La sensazione è quella di fare una cosa perché devi farla ma sai che sotto sotto è sbagliata.
Da un lato la mia voglia è quella di rimanere a casa sperando che questo maledetto virus passi il prima possibile, dall’altro lato il mio lavoro è il ciclismo (è un lavoro privilegiato ma è un lavoro) e per ora ci è concesso farlo.
Sono sincero, se avessi il contratto sicuro anche per il 2021 me ne starei beatamente a letto tutto il giorno, ma purtroppo non è così. Potrei stare fermo fino ad aprile, non cambierebbe nulla è vero, ma se poi prolungano la quarantena per tutta aprile?
Quando le corse riprenderanno dovrò essere pronto. È vero forse riprenderanno a giugno, ma non posso star fermo 2 mesi pensando di avere una buona forma a giugno, anche perché gli stranieri per il momento continuano liberamente ad allenarsi, quindi si ripartirebbe svantaggiati. Se poi vado piano o non rispetto le aspettative della squadra cosa dico? “Non mi sono allenato per dare il buon esempio?”, alle squadre per certo non interessa. Chi me lo da uno stipendio nel 2021 poi?
BISOGNA FERMARSI MA BISOGNA FARLO TUTTI, E PER TUTTI INTENDO TUTTI I CICLISTI DEL MONDO, PER PRIMA COSA PER LA SICUREZZA GLOBALE, IL VIRUS NON È SOLO IN ITALIA, PER SECONDA COSA SI EVITEREBBE, QUANDO RIPRENDONO LE GARE, GARE FALSATE, CON CORRIDORI CHE SONO RIUSCITI AD ALLENARSI CONTRO CHI MAGARI HA FATTO SOLO RULLI PER MESI.
Questo ragionamento non lo faccio io, ma la maggior parte dei professionisti, per quello ci trovate ancora per strada ad allenarci. Non lo facciamo per divertimento ma perché il ciclismo moderno è spietato e rimanere disoccupati ci vuole veramente poco.
Ma se poi mi ammalo? Magari sto a letto una settimana e passa o magari finisco in ospedale. I miei cari che sono vicino a me poi?
Sinceramente di ammalarmi non ho veramente voglia, e soprattutto la mia paura è quella di contagiare mia moglie e/o mia figlia. Se mi succede qualcosa a me o ai miei cari chi mi da una mano?
L’UCI?
La FCI?
La mia squadra?
Nessuno di loro.
Sta a te ciclista scegliere.
La FCI potrà consigliare di stare a casa, scelta che appoggio, però torniamo al discorso di prima, che gli stranieri magari continuano ad allenarsi e te sei costretto a casa sapendo per certo che al riprendere delle gare saranno bestemmie. In questo caso almeno avrò il cuore in pace non potendo fare diversamente e consapevole che è la cosa giusta. Ma questo è un altro discorso.

Finché non ci sarà un decreto chiaro che vieti a chiunque (professionisti e non) di fare attività sportiva la situazione è questa.

Quindi: Rischiare di ammalarsi per cercare di avere un contratto nel 2021 o essere sicuri a casa ma con la possibilità di rimanere senza lavoro?

Voi come la pensate? Che fareste al nostro posto?

2 Commenti

  1. Sono un commerciante, negozio di bici sportive, sono a casa con il negozio chiuso, preoccupato per la durata di questa emergenza. Saremo tutti senza lavoro!!!

  2. Se Fci ed ACCPI avessero letto attentamente il secondo decreto, quello entrato in vigore il 10 marzo, e non si fossero inventati un “permesso” inesistente, il dilemma se uscire ad allenarti o no te lo toglievi subito perché o ti allenavi in un velodromo (unica autorizzazione concessa ai Prof ed Olimpici) oppure per allenamenti in strada ti saresti già messo l’anima in pace. Condivido con te la preoccupazione dello stato di forma alla ripresa, probabilmente ti troverai in buona compagnia con Francesi e Spagnoli, anche se credo che appena arriva l’onda Virus nel Benelux i rispettivi governi bloccheranno i Prof anche la.

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