Arkéa–Samsic, Emmanuel Hubert crede nell’innocenza di Nairo Quintana: “Non ho dubbi e noi non abbiamo nulla di cui vergognarci”

Emmanuel Hubert torna a parlare dell’indagine che ha coinvolto Nairo Quintana e il fratello Dayer durante il Tour de France 2020. La Procura di Marsiglia aveva aperto un indagine dopo che un controllo della gendarmeria nell’hotel dove alloggiava la squadra francese al termine della 17ª tappa dell’ultima Grande Boucle aveva portato al ritrovamento di alcune sostanze sospette e al conseguente fermo di un medico e un fisioterapista. Il team manager della formazione transalpina è tornato a commentare il caso mostrandosi convinto dell’innocenza del corridore colombiano, che aveva già negato fermamente ogni coinvolgimento, mentre l’indagine è comunque ancora in corso.

Hubert non aveva più parlato dell’indagine dopo il comunicato ufficiale del team diffuso il giorno seguente alla notizia dell’apertura del caso: “Se stavo zitto era perché in realtà non avevo più niente da dire – ha rivelato al quotidiano Ouest-France – Quando succede una cosa così, dici a te stesso “Cosa sta succedendo, cosa sta succedendo?”. Noi abbiamo sempre cercato di fare le cose bene, quindi non ho capito. In ogni caso, non abbiamo nulla di cui vergognarci. Ecco perché ci siamo subito messi a disposizione della polizia. Oggi non so molto di più. L’unica cosa che posso vedere è che tutti sono liberi e tutti hanno il diritto di esercitare la loro professione. Anche gli atleti, Nairo, Dayer, non capiscono… Sono andati all’audizione, sono stati rilasciati, non erano nemmeno in fermo di polizia. È in corso l’indagine preliminare, quindi non abbiamo accesso a nessuna parte del file, come ci ha detto la polizia, la vita va avanti. Voglio, però, andare a fondo della questione. Voglio sapere se c’è qualcosa, se va tutto bene, o se il caso è stato chiuso. Chiedo che sia fatta giustizia, in un modo o nell’altro, ma purtroppo credo che le indagini preliminari a volte possano durare mesi“.

Credo più che mai alla presunzione di innocenza. Ora ho una squadra, uno staff e tutto questo deve continuare, questo è chiaro – ha continuato – Se la situazione fosse davvero molto scura, penso che avremmo saputo di più. Oserei sperare in un’errata interpretazione”. Il team manager ha anche spazzato via ogni dubbio su Nairo Quintana che continuerà a correre nella squadra, ovviamente “a meno che non ci sia qualcosa di provato, ma penso che se avesse dovuto essere incriminato, lo sarebbe già stato“. Ha poi anche spiegato anche come mai al Tour de France ci fosse un medico esterno alla squadra, quello poi incriminato nell’indagine: “Ci sono molte cose da sapere. Da una parte, al Tour, Jean-Jacques (Menuet, il medico ufficiale della squadra, ndr) era assente per motivi di salute, aveva il Covid. Ci siamo trovati senza un medico per il Tour, con il solo Christian Buard come medico di riferimento. C’era anche un problema linguistico con gli stranieri. E questo medico ha avuto il vantaggio di aver seguito la riabilitazione di Nairo dopo la sua caduta in Colombia a luglio, quindi è stato deciso così”. Infine ha rassicurato sul sostegno da parte degli sponsor: “Ovviamente c’erano dei dubbi. Non hanno mai voluto essere coinvolti in questi fatti. Ma c’è stato anche molto sostegno da parte di Arkéa e Samsic. Conoscono la nostra filosofia. Ma ora anche loro vogliono sapere come andrà a finire questa storia. E solo la giustizia potrà dirlo”.

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