Lotto Soudal, Xandres Vervloesem annuncia il ritiro a 22 anni: “Il ciclismo non mi rende felice”

Xandres Vervloesem appende la bici al chiodo. Un ritiro precoce quello del 22enne che nelle ultime due stagioni ha corso per la Lotto Soudal. Approdato nel ciclismo che conta nel 2019 correndo per il vivaio del Team Sunweb, aveva poi lasciato il team in estate per poi trasferirsi l’anno successivo nelle giovanili della formazione belga, con la quale ha rapidamente ottenuto risultati importanti per passare così professionista nel 2021. Una rapida ascesa che sembrava preludio di una promettente carriera grazie a risultati di spicco nelle categorie giovanili, specialmente a livello juniores, rivelandosi uno dei pochi a battere Remco Evenepoel nella categoria, prendendosi quel giorno il lusso di mettersi alle spalle anche Tom Pidcock.

Qualcosa tuttavia si è cominciato a rompere da subito: “Il divertimento è cominciato a sparire quando ho raggiunto le giovanili della attuale DSM a 18 anni – racconta a Sporza – All’improvviso ho capito che essere un ciclista era molto più che correre in bici velocemente. I numeri hanno cominciato a tracciare la mia vita e questo mi ha spezzato“.

Se a livello giovanile riusciva comunque ad andare avanti, con il passaggio al professionismo la situazione è ulterioremente andata peggiorando. Considerato “un grande talento” da tutti, ha vissuto un periodo di grandi aspettative, concentrandosi completamente sul ciclismo, tralasciando troppo quel che c’era accanto. “Anche da giovanissimo, il ciclismo era l’unica cosa con cui venivo caratterizzato – prosegue – Ed è qualcosa di pericoloso in cui perdersi. Ho vissuto come un padre perché pensavo che correre mi rendesse felice, ma ho perso l’equilibrio ed ero tutto fuorché felice“.

Tutto è così cominciato ad andare in pezzi alla prima difficoltà: “Cadere alla mia prima corsa da professionista è stato il momento di rottura. Sono caduto a Le Samyn e non l’ho mai superata mentalmente. Ho lavorato duro nei mesi invernali e dopo quella caduta ho sentito come se tutti quegli sforzi fossero inutili”.

Una seconda caduta, appena due settimane dopo alla Nokere Koerse, ha peggiorato la situazione: “Ero in ritardo rispetto al programma pervisto e mi chiedevo sempre se fossi abbastanza forte. Vedevo i miei coetanei spaccare tutto, mentre io ero ancora fermo al palo. Questo ha creato ulteriore pressione e mi rendeva sempre più infelice”.

Dopo un ritiro organizzato appositamente, ma che ha ulteriormente aggravato la sua situazione psicologica, il giovanissimo e ambizioso corridore ha intanto accantonato i suoi studi per mancanza di tempo, faticando anche a trovare momenti per stare con la sua famiglia e i suoi amici. Un inevitabile senso di frustrazione lo ha così portato a farsi ancora domande.

“Quando ho incontrato i miei idoli ho anche perso la mia passione per il ciclismo – ricorda – Si sono rivelate persone normali con molte insicurezze. Vedevo cosa significava la loro vita in quanto atleti di primo piano e mi chiedevo se fosse quel che volevo realmente”. Rapidamente la risposta emersa è stata “no”, portando così il classe 2000 a rifiutare il rinnovo proposto dal team, con l’obiettivo di lasciare il ciclismo per trovare una nuova strada che lo rendesse più felice nella sua vita. “Non era il ciclismo – aggiunge – Correndo ancora mi sarei fatto altro male. Penso che anche altri corridori provino quel che provo io, ma nessuno lo vuole mostrare”.

Il ritorno alla vita al di fuori del gruppo per lui significa ovviamente anche più tempo con i suoi affetti, oltre che nuove ambizioni, riprendendo anche gli studi: “Sento di essermi riconnesso con la mia famiglia e i miei amici. Mi danno supporto incondizionato, senza che io debba dimostrargli nulla. E questo mi fa stare bene”. Il prossimo anno dunque riprenderà i suoi studi in scienze ambientali e della natura all’Università di Anversa con un nuovo sogno: “Collaborare un giorno a tecnologie innovative per convertire le acque reflue in acqua potabile”.

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