UCI, Frédéric Magné passa al contrattacco: “Ho la sensazione che sia una macchinazione e qualcuno voglia farmi del male”

Frédéric Magné non ci sta e respinge le accuse. L’ormai ex direttore del Centro Mondiale del ciclismo era stato licenziato dall’UCI lo scorso ottobre con l’accusa di abusi di potere, che includevano anche violenze psicologiche su corridori e impiegati, oltre che sistematiche umiliazioni e razzismo, come la stessa UCI aveva parzialmente specificato nel comunicato del licenziamento. Il dirigente francese, però, raggiunto dall’agenzia di stampa France-Presse ha risposto alle accuse, rivelando di sentirsi vittima di una macchinazione e dichiarandosi “oltraggiato” in particolar modo per le accuse di razzismo, che a suo dire non hanno senso di esistere alla luce del suo costante impegno nel garantire a tutte le diversità di essere rappresentate.

Ho la sensazione che sia una macchinazione e che qualcuno voglia farmi del male. Lavoro con tutti da vent’anni e ho sempre fatto attenzione al fatto che tutte le culture e tutti i continenti fossero rappresentati e non ho mai fatto discriminazioni. […] Mi sono sempre impegnato per prendermi cura degli atleti che arrivavano da noi. Era l’essenza stessa della mia missione”.

L’accusa di razzismo ha fatto molto male a Magné che è tornato sulla questione parlando anche degli aspetti religiosi: “L’accusa di razzismo è quella che mi fa più male. Mi hanno accusato sul cibo quando mi sono fatto in quattro per far arrivare dalla Francia del cibo per i musulmani che in Svizzera non si poteva avere. Quando la squadra del Qatar è arrivata in pieno ramadan, ho fatto spostare gli allenamenti, anche contro il parere di alcuni allenatori, per farli allenare a fine giornata”.

Per quanto riguarda le mansioni chieste agli impiegati, Magné ha ammesso che queste ci sono state, ma in situazioni completamente diverse rispetto a quelle riportate dalla stampa: “Ho sempre terrore dell’ingiustizia. Sono un tipo sanguigno e posso aver infastidito qualcuno, e da quello che si è letto nella campagna di menzogne uscite sulla stampa, alcune persone possono aver manifestato un problema e io non me ne sono reso conto. Sono stato un dirigente duro ma estremamente umano, non si può voltare la faccia quando si formano degli atleti di alto livello, è un lavoro esigente. […] Quella della mansioni è una barzelletta. Un meccanico del centro è venuto da me fuori dal suo orario di lavoro, ma, prove alla mano, è stato pagato, come avrei potuto pagare chiunque. Si è anche detto che alcuni impiegati andavano a prendere i miei figli a scuola, e infatti ci andava uno dei miei collaboratori, ma un amico stretto, che è andato a prendere mia figlia quattro o cinque volte mentre io ero bloccato in riunione”.

Prima di chiudere poi Frédéric Magné ha voluto ricordare ancora una volta di essere molto sorpreso della accuse che gli sono arrivate dopo anni di valutazioni positive: “Quando sento parlare di terrore e rappresaglie sono stupito. Se un direttore generale si comporta in questo modo, non lo fai lavorare dieci anni. In dieci anni sono sempre stato valutato irreprensibile”.

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