Pagelle Il Lombardia 2019: Bauke Mollema coglie l’attimo, Alejandro Valverde e gli altri no – Adam Yates si salva, Italia a picco

Bauke Mollema (Trek-Segafredo), 10: Giornata perfetta, a coronare la condotta di gara aggressiva della Trek-Segafredo. Consapevole di non essere il grande favorito, manda all’attacco i compagni per far lavorare le altre squadre, sacrificando prima Skujins nella fuga di giornata e poi un generoso Giulio Ciccone (7,5) sul Muro di Sormano e nella seguente discesa. Poi, quando tocca a lui, sceglie il momento giusto per piazzare la stoccata ed è intelligente nel gestire le energie sul Civiglio e verso San Fermo. Preciso in ogni movimento, dall’inizio alla fine.

Alejandro Valverde (Movistar), 8,5: Un altro secondo posto, nell’unica corsa alla sua portata che proprio non gli riesce di vincere. Attacca sul Civiglio senza avere la gamba giusta per fare la differenza, anche perché marcato da Roglic che decide di muoversi in prima persona per chiudere su di lui. Poi prova a costringere lo sloveno a tirare per togliergli energie, ma a furia di aspettare perde l’occasione di organizzare un buon inseguimento. La vittoria nella volata dei battuti è quasi più un rimpianto che una soddisfazione.

Egan Bernal (Ineos), 8: Prova a scuotere gli inseguitori con una sfilettata sull’ultima salita, ma le pendenze non gli permettono di fare la differenza. Per la sua giovane età, corre da ciclista esperto, per quanto decida, rimasto da solo più presto di quanto si potesse pensare vista la forza sulla carta dei compagni, insieme agli altri di big di non mettersi a tirare in prima persona per riprendere Mollema. Nello sprint per il secondo posto dà quasi l’impressione di poter battere Valverde: in futuro questa corsa può essere sua, non c’è dubbio.

Jakob Fuglsang (Astana), 8: Intuendo di non essere il migliore in caso di arrivo allo sprint né su uno scatto secco in salita, prova a giocarsi le sue carte in anticipo, muovendosi per rientrare per primo sul gruppetto di testa sul Muro di Sormano e provando a forzare nella successiva discesa. I successi di questa primavera non gli permettono più di avere tanto spazio nel gruppo e si deve accontentare di un quarto posto comunque ottimo considerando la stagione e la condizione non ottimale.

Jack Haig (Mitchelton-Scott), 8: Mentre tutti aspettavano Yates o al più un Esteban Chaves (5) invece ancora lontano dalla forma migliore, l’australiano rimane nascosto nel gruppo sfoderando un’altra prestazione solida. Il sesto posto finale, considerando come si è evoluta la corsa e il livello di qualità e forma degli avversari, è un risultato da cerchiare in rosso. Già in top five nella Parigi-Nizza, potrebbe essere la sorpresa della Mitchelton-Scott per la prossima stagione.

Michael Woods (EF Education First), 7,5: Si muove spesso, forse troppo, e alla fine non trova le gambe giuste nel momento decisivo. Il canadese prima segue l’allungo di Majka e Ciccone sul Muro di Sormano, poi prova un paio di allunghi sul Civiglio, e quando servirebbero le energie per staccare gli altri sembra aver esaurito la freschezza. Il quinto posto finale è comunque un bel piazzamento, che conferma la sua pericolosità su questo tipo di percorsi.

Pierre Latour (Ag2r La Mondiale), 7: Il francese chiude in crescendo una stagione poco fortunata. Con l’assenza di Bardet, sfrutta i gradi di capitano per farsi notare, attaccando a più riprese sul Civiglio dopo essere stato sempre davanti sul Muro di Sormano. Si perde tuttavia l’azione di Mollema, alla quale forse avrebbe anche potuto rispondere. La nona posizione non rende del tutto giustizia a una prestazione generosa.

Emanuel Buchmann (Bora-hansgrohe), 7: Come tutta la squadra, decide di correre all’attacco e prova ad anticipare i big nel tratto di pianura prima del Civiglio. Il compagno di sortita Wellens è un ottimo treno, ma appena la strada inizia a salire si scioglie rapidamente. Il tedesco dal canto suo stringe bene i denti e porta a casa un’ottava piazza che ne conferma la crescita anche nelle corse da un giorno.

Tom Skujins, Cesare Benedetti, Fausto Masnada, Marco Marcato, Enrico Barbin, 7: Indovinano la fuga al Lombardia, e non è una cosa da poco. Chi è più passista è costretto ad alzare bandiera bianca sul Ghisallo, gli altri riescono a lottare per più tempo, facendo il lavoro che gli era stato chiesto dalle squadre. Mezzo voto in meno a Remi Cavagna (6,5), che affronta il Ghisallo sbagliando completamente il dosaggio delle energie e finisce presto fuori giri. Merita un bel 7 anche Davide Ballerini, che citiamo a parte perché soltanto un problema meccanico ha impedito di valutare cosa avrebbe potuto fare in salita.

Primoz Roglic (Jumbo-Visma), 6,5: Il finale ha dimostrato che non aveva le gambe per vincere la corsa di oggi. Fa muovere la squadra per tenere chiusa la corsa, con in particolare un brillante Sepp Kuss (7), poi è costretto a rientrare con il passo sull’allungo di Valverde. Quando parte Mollema spera (invano) nella collaborazione degli altri, poi prova a inventarsi qualcosa in pianura. Appena la strada torna a salire tuttavia si vede che non è il corridore con la gamba migliore, tanto da doversi accontentare del settimo posto. Le aspettative erano ben altre, ma lui ha corso con intelligenza e portato a casa il possibile.

Giovanni Visconti (Neri-SelleItalia-KTM), 6,5: Non è una corsa realmente nelle sue corde, ma visto l’ottimo momento di forma si presenta con la possibilità di ottenere un buon risultato. Fa quel che può, stringendo i denti per cercare a restare a contatto del gruppetto dei migliori, ma quando il ritmo cambia sul Civiglio per lui non c’è più niente da fare. Ne esce un 17° posto comunque discreto, miglior corridore di una professional e miglior italiano.

Adam Yates (Mitchelton-Scott), 6: L’umiltà e la generosità di mettersi al servizio del più giovane Haig nel tratto di pianura successivo al Civiglio salvano una prestazione altrimenti al di sotto delle aspettative. Quando i migliori premono sull’acceleratore lui non ha le energie per seguirli, ma sfruttando anche l’attendismo degli altri big riesce a rendersi utile. Anche quest’anno il suo appuntamento con un risultato da incorniciare al Lombardia è rimandato all’anno prossimo.

Bob Jungels (Deceuninck-QuickStep), 6: Il voto è una media tra il coraggio che mostra nell’azione esaltante nelle ultime centinaia di metri del Ghisallo insieme a Giovanni Carboni (7) e l’immagine impietosa del momento in cui si pianta completamente nel finale del Muro di Sormano. Quest’anno non digerisce proprio le salite: gli diamo atto di esserne consapevole e di provare a essere protagonista anticipando gli altri.

David Gaudu (Groupama-FDJ), 5,5: Con la gamba che ha dimostrato di avere in salita, non riuscire a entrare in top ten è un delitto. Si muove male, con i tempi sbagliati e a volte senza criterio, per poi sciogliersi quando la corsa entra nel vivo. Forse sperava di emulare quanto fatto dal compagno di squadra Pinot l’anno scorso, dimenticando di non avere l’esperienza del connazionale. Rimandato all’anno prossimo, non completamente bocciato.

Vincenzo Nibali Bahrain-Merida), 5: Non bastano coraggio, fantasia e determinazione. Lotta come un leone finché ne ha, provando ad attaccare, rientrando sui primi e provando a farsi notare, ma ad un certo punto la luce si spegne, complice un contatto in gruppo che gli fa spendere energie preziose. Onora la corsa fino alla fine raggiungendo il traguardo, anche quando era chiaro che non sarebbe arrivato un risultato.

Davide Formolo (Bora-hansgrohe), 5: Anche sul campione italiano le aspettative erano certamente più alte. Secondo alla Liegi, il percorso del Lombardia di quest’anno poteva certamente regalargli qualche gioia. Lui invece si stacca sul Muro di Sormano e sul Civiglio, e anche quando rientra in salita non ha le forze per provare a tenere un ritmo regolare in testa al gruppo, così da aiutare Majka e Buchmann.

Dan Martin (UAE Team Emirates), 5: Dopo le buone prestazioni di questi giorni, ci si aspettava sicuramente di più da un corridore già capace di conquistare la Classica delle Foglie Morte in passato. Tra i big l’irlandese è invece uno dei primi a saltare, senza riuscire più a reagire. Ne esce una prova sostanzialmente anonima, lontana dal suo livello. Non brilla neanche il compagno Diego Ulissi (5), che comunque su questo percorso aveva meno carte da giocare, così come un altrettanto impalpabile Rui Costa (5).

Tiesj Benoot (Lotto Soudal), 5: Dopo l’ottima prova alla Milano-Torino, a ridosso dei migliori in una salita così dura, si pensava che potesse farsi notare anche oggi, ma quando scoppia la bagarre si capisce rapidamente che non ne ha abbastanza. Cerca di proseguire del suo passo, chiudendo anche davanti al co-capitano Tim Wellens (5,5), ma almeno quest’ultimo ci ha provato.

Philippe Gilbert (Deceuninck-QuickStep), 4,5: La corsa l’ha già vinta due volte in carriera, ma di differenze ce n’erano molte, a partire dai suoi obiettivi e dalla sua preparazione. Il belga negli ultimi anni lavora per il pavé e inevitabilmente su queste pendenze è una preparazione che si paga. Niente di male, anzi, la sua straordinarietà risiede anche in questo.

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