UAE Team Emirates, Tadej Pogačar pronto alla grande sfida Giro-Tour: “È il momento giusto, non voglio ripetere sempre le stesse cose”

Tadej Pogačar racconta la sua voglia di Giro d’Italia 2024. L’annuncio è arrivato domenica mettendo fine a un periodo che in realtà sembra ormai allontanarlo dalla Corsa Rosa, ma che ovviamente ha rimesso lo sloveno al centro dello scacchiere, rinnovando una sfida che non si rivela vincente ormai dal 1998, l’anno magico di Marco Pantani, con l’ultimo reale tentativo arrivato a opera di Chris Froome e Tom Dumoulin, entrambi nel 2018 ed entrambi capaci di salire sul podio delle due corse (Froome primo al Giro, terzo in Francia, il rivale secondo in entrambe le occasioni). Una decisione che arriva da lontano, dalla sua storia personale, oltre che alla sua costante voglia di sfide e novità in un ciclismo che sta contribuendo a cambiare.

“È una delle mie corse preferite, che spesso passa vicino alla Slovenia – ha spiegato in conferenza stampa lo sloveno, che nel 2014 era a Trieste per assistere al gran finale della Corsa Rosa, vinto dal connazionale Luka Mezgec – È stato un momento indimenticabile. Il sogno è sempre stato quello di far parte un giorno del gruppo del Giro. Ma sono diventato professionista alla UAE. La Vuelta è stata un successo immediato. Poi ho vinto due volte il Tour. Quindi non c’era più tempo per il Giro”

Il tempo tuttavia passa in fretta e dopo tanti trionfi, pur conditi da qualche dolorosa sconfitta, continua a guardarsi attorno per nuove conquiste: “Non sono più così giovane. Avrei potuto correrlo tutti gli anni passati. Ma penso che sia il momento giusto per affrontare una nuova sfida nella mia carriera”.

Un cambiamento arrivato forse anche con la nuova sconfitta al Tour de France, che ha aperto a nuovi scenari interni in una squadra nella quale non mancano comunque le opzioni: “Ho anche sentito che la squadra voleva che provassi qualcosa di diverso. Non attenermi allo stesso schema e ritmo e non ripetere sempre le stesse cose. E fissare nuovi obiettivi. La stessa storia ogni anno non farebbe bene nemmeno al mio corpo. Credo che l’abbiano notato anche in squadra. Ci siamo trovati subito sulla stessa lunghezza d’onda. ‘Ok’, ci siamo detti. Prepariamoci per questo”.

Per il momento comunque non ci sono proclami di doppietta, anche se il pensiero è inevitabile: “Cominciamo con il Giro, poi penserò al Tour. Mi conosco abbastanza bene da sapere che, se nulla va storto, posso fare tutti e tre i Grandi Giri in una sola stagione. Ma farli tutti e tre al 100% è ovviamente un’altra cosa. Ad ogni modo, lo puoi sapere solo se ci provi. Comincerò da due”.

La novità nel suo calendario porta a sacrifici, come la rinuncia al pavé e al Giro delle Fiandre di cui è campione uscente, ma è qualcosa a cui è abituato e in futuro potrebbe anche cambiare ulteriormente: “Il ciclismo non è solo il Tour de France, anche se è la corsa più grande e importante del mondo. Ci sono anche tante altre corse divertenti da fare. Arriverà un anno in cui il Tour non sarà più nel mio programma”.

Tuttavia, quest’anno c’è e bisogna adattarsi, con un calendario dunque fortemente ridotto, pur con alcuni impegni di grande spessore: “Con solo Strade Bianche, Milano-San Remo, Volta a Catalunya e Liegi-Bastogne-Liegi, il mio programma di preparazione non è molto pieno. In queste gare andrò comunque a tutta. Ovunque mi presenti alla partenza, voglio fare bene. Correre solo per allenarmi non è un’opzione per me. A quel punto sarebbe meglio restare a casa e continuare a lavorare”.

La difficoltà ovviamente starà anche nel gestire le energie nella Corsa Rosa e come organizzarsi fra i due eventi, separati da appena cinque settimane, che passano inevitabilmente molto in fretta: “Il Giro è molto impegnativo e sicuramente dovrò finire ad un buon livello in vista di ciò che seguirà. Se funziona, non partirò più da zero e sarà necessaria solo una manutenzione di base, compreso uno stage in quota. In seguito ci sarà tutto il tempo per recuperare”.

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