Pagelle Giro di Romandia 2019: Roglic dominatore assoluto, si rivede Thomas e si conferma Gaudu – Velocisti senza voto, sarà per un’altra volta per Evenepoel

Primoz Roglic (Jumbo-Visma), 10 e lode: Vittoria da dominatore per il corridore sloveno che si impone in tre tappe, chiudendo altre due volte sul podio, dimostrando ancora una volta uno stato di forma eccezionale. A cronometro come in salita dimostra di averne più di tutti i suoi rivali per una sei giorni di corse in cui si conferma ormai ai massimi livelli. Da capire se non è troppo presto per il Giro, ma è un’altra storia: qui si parla del Romandia ed è stato ineccepibile.

Rui Costa (UAE Team Emirates), 8,5: Gli è mancato il successo, sfiorato in tre occasioni, ma in questa settimana corta ha dimostrato che quando è in forma se la può giocare con i migliori, non solo nella singola giornata, ma anche con una regolarità che conferma come le corse di una settimana possono essere suo terreno di caccia. In salita come a cronometro è presente, dovendo nel complesso arrendersi solo ad uno straordinario Roglic.

Geraint Thomas (Team Ineos), 8: Dopo un inizio di stagione a rincorrere, il gallese trova in Svizzera conferme importanti riguardo uno stato di forma che sinora era apparso più che limitato. Gli manca ancora qualcosa, ma con il passare dei giorni è cresciuto, chiudendo tra i migliori tanto in salita quanto a cronometro. Se la strada è ancora lunga, almeno è quella giusta.

David Gaudu (Groupama-FDJ), 8: Il talentino francese paga dazio a cronometro, ma le sue prestazioni in salita ne ribadiscono ancora una volta le qualità e una evidente crescita, fisica e mentale. Chiude la corsa con un successo di tappa e un quinto posto finale, a dimostrazione che il suo futuro è sempre più presente.

Felix Grossschartner (Bora-hansgrohe), 7,5: Per caratteristiche e per indole non è un corridore appariscente, ma sa essere presente ed efficace. Corridore completo, si difende bene su tutti i terreni, mancando il podio finale per un solo secondo. Per il 25enne austriaco, reduce dal sucecsso al Giro di Turchia, un risultato che ne ribadisce la solidità e la continuità. Discorso simile per Emanuel Buchmann (7), che chiude settimo finale continuando il suo discreto percorso.

Stefan Kung (Groupama-FDJ), 7: Terza vittoria di tappa in carriera nella corsa elvetica per il 25enne svizzero. E ancora una volta arriva con una bella fuga da lontano, tornando così al successo in una tappa in linea a due anni dall’ultima volta.

Steven Kruijswijk (Jumbo-Visma), 7: Corre nell’ombra di Roglic con una prova ordinata e di spessore, sempre pronto a lavorare per il compagno quando necessario. Alla fine chiude con una diligente sesta posizione, che mostra che ha fatto bene i compiti.

Jan Tratnik (Bahrain-Merida), 7: Primo leader della corsa, lo sloveno conquista la vittoria più prestigiosa della carriera conquistando a sorpresa il prologo davanti al connazionale Roglic. Non ripete l’impresa nella crono finale, ma il suo Romandia era già un successo.

Ilnur Zakarin (Katusha-Alpecin), 6,5: Arrivato con più domande che risposte, il russo accumula chilometri senza brillare, ma tutto sommato con una parabola in crescita. Si fa vedere anche il compagno Simon Spilak (6), che ha il merito di provarci nella tappa regina, ma lontano comunque dai suoi consueti livelli in questo tipo di prove.

Guillaume Martin (Wanty-Gobert), 6: Lo scalatore francese corre spesso nelle posizioni di testa, ma gli manca costantemente qualcosa, forse una questione di tempo o di fortuna, per concretizzare. 18ª nella generale al termine della seconda crono, è proprio nelle prove individuali che ha il suo tallone d’Achille, che inevitabilmente lo taglia fuori da risultati migliori.

Carlos Betancur (Movistar), 6: Per uno con le sue qualità l’undicesimo posto finale in una corsa come questa non è certo un risultato di grande rilievo, ma dopo un periodo sostanzialmente di anonimato, rivederlo spesso davanti in una corsa di alto livello potrebbe essere un buon segnale. Oppure un fuoco di paglia, troppo presto per dirlo.

Sonny Colbrelli (Bahrain-Merida), 6: Spazio per emergere non ce n’era molto per uno con le sue caratteristiche, ma il bresciano stringe i denti finché può, dimostrando anche un discreto colpo di pedale. Peccato che quando arrivi l’occasione migliore una sfortunata caduta lo tagli fuori.

Mike Woods (Education First), 5,5: Il canadese è spesso con i migliori, ma un passo indietro. Malgrado una superiorità numerica e una corsa abbastanza offensiva della formazione statunitense grazie anche a uomini come Tanel Kangert (6,5) e Hugh Carthy (7), alla fine il bronzo iridato non concretizza, limitandosi ad una serie di piazzamenti che non possono bastare ad uno con lo status che ha ormai raggiunto. Peggio comunque fa il compagno Daniel Martinez (4,5), arrivato con tante speranze, ma poi regolarmente in ritardo.

Louis Meintjes (Dimension Data), 5: Ancora una prova anonima per il corridore sudafricano che in questo inizio di stagione continua le difficoltà dopo un 2018 già decisamente poco brillante. Al rientro dopo una assenza di quasi due mesi, era comunque difficile chiedergli molto, forse giusto un pizzico di grinta in più.

Remco Evenepoel (Deceuninck-QuickStep), sv: Caduto nella ricognizione del prologo, appare in sofferenza sin dal primo giorno, senza poter così cercare di farsi valere nella corsa forse più importante della sua stagione. Lascia così il peso della squadra al solo James Knox (6), con il britannico che fa ancora una volta vedere buone cose, pur con qualche vuoto.

Velocisti, sv: Da Sam Bennett ad Elia Viviani, passando per i vari Simone Consonni, Matteo Moschetti e Giacomo Nizzolo, la corsa elvetica non offriva loro molto spazio. Colpevolmente si lasciano sfuggire la migliore occasione, poi diventa sostanzialmente per tutti poco più di un allenamento, provando comunque ognuno a modo suo di farsi notare come possibile.

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