Saluti a… Richie Porte
Richie Porte chiude una carriera lunga tredici anni sapendo di aver dato sempre tutto. L’australiano è stato uno dei migliori corridore da corse a tappe (soprattutto di una settimana) della sua generazione, combinando bene la sua capacità di andare in salità e le sue qualità a cronometro. A fine carriera è riuscito a salire anche sul podio del Tour de France, ma i risultati di rilievo sarebbero potuti essere di più se spesso non si fosse messa di mezzo la sfortuna, con cadute e forature a fermarlo spesso nei momenti meno opportuni (emblematici in questo senso la foratura al Giro 2015, che gli è poi costata due minuti per una penalità, e lo scontro con la moto al Tour 2017, quello reso celebre dalla corsa a piedi di Chris Froome, a sua volta coinvolto nell’incidente). Il trentacinquenne ha inoltre dimostrato anche un grande spirito di squadra, mettendosi spesso al servizio dei compagni quando ce n’è stato il bisogno.
Dopo gli inizi a livello giovanile con la Praties, la carriera da professionista del tasmaniano inizia direttamente dal WorldTour con la firma con la maglia della Saxo-Bank nel 2010. Dopo un brevissimo periodo di ambientamento, il classe ’85 ottiene la prima vittoria ad aprile in una prova a cronometro del Giro di Romandia e il mese successivo si fa conoscere subito dal grande pubblico con la partecipazione al Giro d’Italia. Con il sesto posto nella crono inauguale si prende la maglia bianca di miglior giovane, che lascerà momentaneamente solo per indossare la maglia rosa dopo essersi inserito nella fuga bidone della tappa con arrivo a L’Aquila che sconvolge l’intera classifica. Dopo qualche giorno in rosa, Porte deve cedere le insigne del primato, ma dimostra comunque di essere un buon corridore anche in salita e per qualche giorno sogna il podio. Alla fine deve cedere il passo a corridori più pronti e più forti di lui, ma riesce a non sprofondare, chiudendo al settimo posto, prendendosi una top 10 in un GT alla prima stagione da professionista, e vincendo la maglia bianca di miglior giovane.
A fine anno sfiora il podio nella prova a cronometro dei mondiali, confermandosi uno specialista della disciplina. Non è un caso, infatti, che i due successi stagionali del 2011 arrivano in due tappe a cronometro, in un anno in cui debutta anche al Tour, oltre a tornare a Giro, senza però fare classifica in nessuna delle due occasioni. Nel 2012 arriva il passaggio all’emergente Team Sky, a cui si presenta con una vittoria di tappa e della classifica generale della Volta ao Algarve. Dopo avergli fatto fare esperienza in tante brevi corse a tappe, la squadra lo porta al Tour dove è una delle pedine al servizio di Bradley Wiggins, in un’edizione che vede salire sul podio anche l’altro compagno Chris Froome, e alla Vuelta, dove si fa vedere in occasione della tappa con arrivo sulla Bola del Mundo, chiusa alle spalle del solo Denis Menchov. Il 2013 è una delle migliori stagioni della carriera, che si apre con i primi successi in corse WorldTour, grazie alle vittorie di due tappe e della generale della Parigi-Nizza, seguite a ruota dalla vittoria del crono del Critérium International e di una tappa del Giro dei Paesi Baschi. Anche quando non vince, però, Porte si piazza, come nelle due brevi corse a tappe appena citate, chiuse al secondo posto. Secondo posto che ottiene anche al Giro del Delfinato alle spalle del compagno Chris Froome, già lanciatissimo verso la vittoria del Tour. Alla Grande Boucle, il kenyano bianco prende la maglia gialla nella prima vera tappa difficile, con Porte a scortarlo in seconda posizione, magari pensando a una doppietta finale. Già dal giorno successivo è al totale servizio del compagno, di cui diventa un fido scudiero, scortandolo su arrivi importanti come quello dell’Alpe d’Huez.
Il 2014 si apre con un successo sulle strade di casa, nella tappa del Tour Down Under con arrivo a Wilunga Hill, salita che gli darà tantissime soddisfazioni nel corso della carriera. L’occasione della vita sembra poter essere quella del Tour 2014 con il capitano Chris Froome costretto al ritiro dopo la sesta tappa e a lasciargli dunque i gradi di capitano. Risalito fino al secondo posto della generale, però, l’australiano crolla nella tappa di Chamrousse sotto i colpi di un indomito Vincenzo Nibali e finisce addirittura fuori classifica a metà della seconda settimana. Nel 2015 apre l’anno laureandosi campione nazionale a cronometro e trionfando di nuovo a Wilunga Hill, iniziando una primavera piena di successi tra Volta ao Algarve, Parigi-Nizza, Giro di Catalogna e Giro del Trentino (delle ultime tre vince anche la classifica generale), che lo fanno arrivare al Giro d’Italia, grande obiettivo stagionale, come uno dei favoriti per la vittoria finale. La prima settimana è incoraggiante, ma nella tappa di Forli è vittima di una foratura proprio prima del finale e il connazionale Simon Clarke, appartenente ad un’altra squadra e fuori classifica, gli cede la sua ruota, eventualità giudicata irregolare dal regolamento UCI, che gli valgono due minuti di penalità in classifica, che si aggiungono ai 47″ persi su strada dalla maglia rosa Alberto Contador. Qualche giorno dopo, nella tappa di Jesolo, resta coinvolto in una caduta, che lo porta prima ad uscire di classifica e poi ad abbandonare la corsa, dando appuntamento al Tour. Alla Grande Boucle non cura la classifica, ma ottiene comunque due secondi di tappa e si rivela ancora una volta una pedina fondamentale per il successo finale del compagno Chris Froome.
Subito dopo il Tour, in cerca anche di maggiore gloria personale, Porte firma con il team BMC per la stagione successiva. L’anno si apre con l’ormai consueta vittoria a Wilunga Hill e con una serie di piazzamenti nelle corse a tappe di una settimana nel corso dell’avvicinamento al Tour de France. Il momento chiave della Grande Boucle è quando lui insieme a Bauke Mollema e alla maglia gialla Chris Froome stanno salendo verso il Mont Ventoux, ma una delle moto presenti in corsa è costretta ad inchiodare a causa del pubblico e Porte non può evitare il tamponamento, portandosi dietro i due compagni di avventura. Anche se la direzione di corsa deciderà di annullare i distacchi (decisione di cui beneficierà soprattutto Chris Froome), Porte resta ammaccato nel fisico e fa fatica anche i giorni successivi. Il tasmaniano, però, capisce la situazione e decide di mettersi sulla difensiva e con una terza settimana molto regolare riesce ad arrivare al traguardo di Parigi al quinto posto della generale, quello che fino a quel momento è il suo miglior risultato in un GT.
Nel finale di stagione partecipa alle Olimpiadi di Rio, ma cade al penultimo passaggio sulla discesa che poi nel finale vedrà finire in terra anche un Vincenzo Nibali lanciato verso una medaglia, e si procura la frattura della clavicola, che lo costringe ovviamente a saltare la prova a cronometro, dove sembrava in grado di lottare quantomeno per il podio. Nel 2017 trova subito la condizione andandosi a prendere ancora un successo a Wilunga Hill, che stavolta, combinato a un’altra vittoria di tappa, gli vale anche la vittoria della classifica generale del Tour Down Under per la prima volta in carriera. Inizia così il solito avvicinamento al Tour de France con una vittoria di tappe a Parigi-Nizza e Giro del Delfinato e il trionfo nella generale del Giro di Romandia (uniche tre corse che disputa tra quelle australiane di gennaio e il Tour de France di luglio). Alla vigilia della Grande Boucle sui forum degli appassionati e tra gli addetti ai lavori capita spesso di leggere frasi come “Questo è l’anno di Richie Porte”, ma dopo un buon inizio tutti i suoi sogni si infrangono nella discesa dal Mont du Chat, quando per un suo errore finisce fuori strada e dopo essere finito nell’erba finisce dall’altro lato della strada ed è anche investito dall’incolpevole Dan Martin. Dopo il ritiro dal Tour, il ritorno alle corse è prima della fine dell’anno, alla Japan Cup, per poter iniziare a preparare senza preoccupazioni ulteriori il 2018, che si apre ancora una volta con il successo a Wilunga Hill, che però stavolta non gli vale il successo nella generale, nonostante chiuda con lo stesso tempo del vincitore finale Daryl Impey.
La prima parte di stagione segue il solito schema, con alcune brevi corse a tappe per l’avvicinamento al Tour, e arrivano un successo di tappa e della classifica generale del Giro di Svizzera. Al Tour fa in tempo a vincere la cronosquadre con il suo team, ma la sua avventura nel GT francese, come l’anno precedente, si interrompe alla nona tappa per una brutta caduta, stavolta di gruppo, avvenuta nelle prime fasi della tappa. L’infortunio si rivela comunque meno grave del previsto e Porte è quindi al via della Vuelta, dove però non riesce mai a essere protagonista, chiudendo in maniera anonima la sua parentesi con la BMC. Nel 2019, il classe ’85 passa alla Trek-Segafredo e si presenta con il solito biglietto da visita: la vittoria a Wilunga Hill. Anche nel nuovo team, però, il suo programma non cambia con il Tour come grande obiettivo stagionale, senza però ottenere nessun successo nell’avvicinamento. Alla Grande Boucle riesce a non prendere rischi e ad arrivare fino al traguardo di Parigi dopo le grandi paure dei due anni precedenti, ma il risultato finale non è quello sperato, visto che chiude undicesimo, ma comunque lontano dalla top 10.
Il 2020, che per molti corridori della sua generazione si rivelerà un incubo, è invece l’anno che gli dà le soddisfazioni più importanti. La stagione si apre con il secondo posto beffa a Wilunga Hill, ma la vittoria della generale del Tour Down Under, arrivato anche grazie alla vittoria di tappa a Paracombe. Porte non sembra in gran forma quando a metà marzo la pandemia interrompe la Parigi-Nizza in corso d’opera, ma al rientro dalla lunga interruzione dovuta al covid la situazione è cambiata. L’australiano apre infatti la seconda parte di stagione con un bel secondo posto alla Mont Ventoux Dénivelé Challenge e poi ottiene il risultato della vita al Tour de France, dove cresce con il passare dei giorni ed è autore di una grandiosa terza settimana, che culmina nel terzo posto nella cronoscalata della Planche des Belles Filles, che gli vale il podio di Parigi e una foto in compagni di Pogacar e Roglic che ora è in bella mostra sulle pareti di casa sua. Raggiunto quello che era ormai diventato il grande obiettivo della sua carriera, Porte decide di tornare alla Ineos Grenadiers (nuovo nome del vecchio team Sky) per il finale di carriera. Nel 2021 sembra poter essere ancora competitivo ad alti livelli, vincendo un Giro del Delfinato in cui la superiorità della sua squadra è schiacchiante, ma al Tour non riesce a riconfermarsi, facendo fatica anche ad aiutare il compagno Richard Carapaz nelle tappe di montagna. Dopo aver annunciato di aver chiuso la sua esperienza al Tour, partecipa anche per l’ultima volta ai Giochi e si proietta poi al 2022, ultimo anno della carriera, con il Giro d’Italia come corsa più importante del calendario.
Dopo un inizio in cui si trova spesso sul filo della top 10, l’australiano comincia a sentirsi sempre meno bene e alla fine è costretto al ritiro, senza nemmeno riuscire ad arrivare all’ultima tappa per salutare il pubblico nell’arena di Verona. Il classe ’85 sceglie allora il Tour of Britain per salutare il suo pubblico, ma anche questa volta ci riesce solo a metà, perché la morte della regina Elisabetta interrompe la corsa quando è ancora in corso di svolgimento. Richie Porte non è quindi riuscito a salutare il suo pubblico come avrebbe voluto, ma siamo sicuri che quando guarda quella foto di Parigi appesa dentro casa riesca ancora a sentire tutte quelle emozioni indelebili del podio dei Campi Elisi.
Le gioie
Per trovare il momento più bello della carriera bisogna partire quasi dalla fine. Il podio al Tour de France 2020 è un risultato straordinario, non solo per il suo valore assoluto, ma anche per il momento della carriera e per il valore degli avversari contro cui l’ha ottenuto. Lui stesso alla fine della corsa ha parlato di “sentirsi sulla luna” e di potersi anche ritirare dopo aver ottenuto il risultato inseguito per tutta la carriera.
Carriera che aveva avuto un inizio da sogno, con quella fuga bidone dell’Aquila che, pur non avendogli portato il successo di tappa, gli aveva regalato la maglia rosa al suo debutto in un GT, alla prima stagione da professionista. Alla fine di quell’edizione della corsa rosa è stato premiato con la maglia bianca di miglior giovane, che ha fatto subito capire al grande pubblico che si trovava al cospetto di un corridore che sarebbe stato protagonista anche negli anni successivi.
Infine, per valore affettivo, è impossibile considerare successi come gli altri quelli di Wilunga Hill, salita con cui si è venuto a creare un feeling particolare e che di sicuro è stata importante anche per fargli fare breccia nel cuore soprattutto dei suoi tifosi di casa.
I Dolori
Le cadute e la sfortuna in generale hanno spesso condizionato in negativo le annate di Richie Porte. Le cadute al Tour 2017 e 2018 in maglia BMC, quando sembrava essere un serio pretendente quantomeno al podio sono spesso considerate l’emblema della sua sfortuna, pur essendo completamente diverse tra loro, visto che nel primo caso non era esente da colpe, mentre nel secondo si è trovato in una situazione sfortunata, anche se poi le conseguenze nel corso della stagione sono state minori.
Anche nel Tour del 2016, chiuso al sesto posto, non è mancata la sfortuna, visto il tempo perso per situazioni che non avrebbe potuto evitare, come la caduta sul Mont Ventoux e una foratura nei giorni precedenti che gli è costata quasi due minuti (facendogli, di fatto, perdere il podio). Nonostante le poche partecipazioni, anche al Giro d’Italia la sfortuna (accompagnata però da una sua leggerezza) gli ha fatto visita. L’occasione è la corsa rosa del 2013, quando, mentre era terzo in classifica, è stato vittima di una foratura nel finale della decima tappa e si è fatto aiutare dal connazionale Simon Clarke nel cambio ruote, ricevendo una sanzione di due minuti in classifica. Nella tredecsima tappa è poi vittima di una caduta e quindi alla fine deve anche ritirarsi rinunciando a un piazzamento che sembrava comunque alla portata prima della caduta.
Palmarès
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- 2010 (Team Saxo Bank, una vittoria)
- 3ª tappa Tour de Romandie (Moudon > Moudon, cronometro)
- 2011 (Saxo Bank-Sungard, due vittorie)
- 4ª tappa Vuelta a Castilla y León (Zamora > Zamora, cronometro)
- 5ª tappa Post Danmark Rundt (Helsingør > Helsingør, cronometro)
- 2012 (Sky Procycling, due vittorie)
- 3ª tappa Volta ao Algarve (Castro Marim > Alto do Malhão)
- Classifica generale Volta ao Algarve
- 2013 (Sky Procycling, cinque vittorie)
- 5ª tappa Parigi-Nizza (Châteauneuf-du-Pape > La Montagne de Lure)
- 7ª tappa Parigi-Nizza (Nizza > Col d’Èze, cronometro)
- Classifica generale Parigi-Nizza
- 2ª tappa Critérium International (Porto Vecchio > Porto Vecchio, cronometro)
- 5ª tappa Vuelta al País Vasco (Eibar > Beasain)
- 2014 (Team Sky, una vittoria)
- 5ª tappa Tour Down Under (McLaren Vale > Willunga Hill)
- 2015 (Team Sky, nove vittorie)
- Campionati australiani, Prova a cronometro
- 5ª tappa Tour Down Under (McLaren Vale > Willunga Hill)
- 4ª tappa Volta ao Algarve (Tavira > Alto do Malhão)
- 4ª tappa Parigi-Nizza (Varennes-sur-Allier > Croix de Chaubouret)
- 7ª tappa Parigi-Nizza (Nizza > Col d’Èze, cronometro)
- Classifica generale Parigi-Nizza
- Classifica generale Volta Ciclista a Catalunya
- 2ª tappa Giro del Trentino (Dro > Brentonico)
- Classifica generale Giro del Trentino
- 2016 (BMC Racing Team, una vittoria)
- 5ª tappa Tour Down Under (McLaren Vale > Willunga Hill)
- 2017 (BMC Racing Team, sei vittorie)
- 2ª tappa Tour Down Under (Stirling > Paracombe)
- 5ª tappa Tour Down Under (McLaren Vale > Willunga Hill)
- Classifica generale Tour Down Under
- 7ª tappa Parigi-Nizza (Nizza > Col de la Couillole)
- Classifica generale Tour de Romandie
- 4ª tappa Critérium du Dauphiné (La Tour-du-Pin > Bourgoin-Jallieu, cronometro)
- 2018 (BMC Racing Team, due vittorie)
- 5ª tappa Tour Down Under (McLaren Vale > Willunga Hill)
- Classifica generale Tour de Suisse
- 2019 (Trek-Segafredo, una vittoria)
- 6ª tappa Tour Down Under (McLaren Vale > Willunga Hill)
- 2020 (Trek-Segafredo, due vittorie)
- 3ª tappa Tour Down Under (Unley > Paracombe)
- Classifica generale Tour Down Under
- 2021 (Ineos Grenadiers, una vittoria)
- Classifica generale Critérium du Dauphiné
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