Saluti a… Mathew Hayman: affidabile gregario con una Roubaix in bacheca

Vincere la Parigi-Roubaix alla soglia dei 38 anni non è cosa da tutti. Anzi, quasi da nessuno. Mathew Hayman però potrà dire di esserci riuscito. Per molti la carriera di questo corridore australiano si racchiude tutta in questo storico trionfo ma, in realtà, ha alle spalle oltre 20 anni di professionismo, vissuti spesso con il vento in faccia in favore dei suoi capitani. Uno di quegli atleti che viene apprezzato da tutti, compagni e addetti ai lavori, perché ha sempre svolto il suo lavoro con dedizione e professionalità, agendo nell’ombra di alcune grandi vittorie delle sue squadre e facendosi sempre trovare pronto. Mai una parola fuori posto e, proprio quando meno ce lo si aspettava, è arrivato il riconoscimento più grande: la pietra sul piedistallo, vinta grazie ad una volata tutto cuore sul velodromo di Roubaix, davanti a colui che dell’Inferno del Nord aveva fatto il suo parco divertimenti, Tom Boonen.

Sedici anni prima, a 22 anni, si affacciava nel mondo dei grandi con la Rabobank e con la squadra neeerlandese si faceva conoscere come affidabile gregario, soprattutto per le classiche del nord. Nonostante non si fosse dimostrato un vincente, visto che le vittorie sono appena due in 10 anni con la squadra di Jan Raas, la sua potenza sul piano, unita ad un’ottima capacità di limare all’interno del gruppo, hanno portato una giovane squadra emergente a puntare comunque su di lui, la Sky Procycling. Hayman ha così la fortuna di veder sorgere un progetto che avrebbe portato la formazione britannica a diventare la più ricca e vincente del ciclismo moderno.

Alla corte di Dave Brailsford rimane fino al 2014, prima di abbracciare un altro nuovo progetto, quello dei connazionali della Orica GreenEDGE, che decidono di puntare sulla sua esperienza. Con loro si conferma grande uomo squadra, fino all’inaspettata, e per questo bellissima, impresa del 10 aprile 2016, che regala alla compagine aussie la prima, e finora unica, Parigi-Roubaix della sua storia. Al termine del 2018 ha deciso di appendere così la bicicletta al chiodo, dopo una lunga carriera culminata in unico momento. L’addio ufficiale arriverà però solo al termine del Tour Down Under 2019, quando avrà la possibilità di ricevere l’ultima ovazione da parte dei suoi tifosi.

Le Gioie

Come gregario ha fatto parte delle spedizioni vincenti che hanno portato Oscar Freire a trionfare alla Milano-Sanremo del 2004 e quella del 2007, oltre ad aver fatto parte della nazionale australiana che ha visto trionfare Cadel Evans a Mendrisio 2009. Dotato di un discreto spunto veloce, non ha mai avuto particolari caratteristiche che lo facessero spiccare sui suoi avversari e, non a caso, il bottino finale della sua carriera conta solo 5 vittorie. Mediamente una ogni quattro anni. La prima risale al 2002, quando da semi-sconosciuto indovina la fuga giusta al Trofeo Manacor, facente parte del Challenge de Mallorca, vincendo in solitaria con più di quattro minuti di distacco sul gruppo regolato da Erik Zabel davanti a Robbie McEwen. Con la maglia della sua nazionale, vince la prova in linea dei Giochi del Commonwealth 2006.

Le sue qualità sul pavé cominciano ad emergere solo nel 2005, quando chiude all’ottavo posto la Dwaars door Vlaanderen, corsa che gli regalerà diversi piazzamenti nell’arco della sua carriera, senza tuttavia riuscire mai a vincerla. Nello stesso anno, però, riesce a vincere la classifica generale del Sachsen Tour, corsa sassone che dal 2009 non esiste più. Nel 2011 invece centra il suo terzo successo in carriera alla Parigi-Bourges, anticipando in una volata ristretta il connazionale Baden Cooke e il neozelandese Gregory Henderson. Col passare degli anni prende però sempre più confidenza col ciottolato: termina 4° la Dwaars door Vlaanderen nel 2017 e 8° l’anno seguente, in una stagione in cui riesce a piazzarsi 4° alla Gent-Wevelgem e nei venti alla Parigi-Roubaix. La Dwaars lo vede nei primi cinque anche nel 2010 e 2011, mentre nel 2013 riesce finalmente a centrare il primo podio nella corsa, concludendo terzo l’edizione vinta da Oscar Gatto.

Nel 2012, in maglia Sky, chiude 8° una Parigi-Roubaix corsa al servizio di Juan Antonio Flecha, ma mai si sarebbe aspettato che quattro anni dopo sarebbe salito lui sul gradino più alto di quel podio. Siamo nel 2016, Hayman non è considerato neanche tra gli outsider di quella Parigi-Roubaix, così parte in fuga sin da inizio corsa. Senza troppa ambizione, il tentativo viene ripreso a 60 chilometri dal traguardo, ma l’australiano rimane agganciato al gruppo di testa quando comincia la bagarre. Tagliati fuori dalla sfortuna Cancellara e Sagan, sono Boonen e Vanmarcke a fare la selezione decisiva. Hayman, a sorpresa, non molla e anzi ha la forza per rilanciare l’azione negli ultimi chilometri. Nel velodromo di Roubaix arrivano lui, TornadoTom, Vanmarcke, Boasson Hagen e Stannard, tutti sulla carta decisamente più quotati di lui. La volata del corridore della Orica è tuttavia poderosa e Boonen, stremato da una delle edizioni più avvincenti degli ultimi anni, deve arrendersi alla giornata di gloria di Hayman.

I Dolori

Hayman non è mai stato un corridore con grosse aspettative sulle spalle e, per questo motivo, di lui non si è mai parlato troppo. Negli archivi dei vari giornali e dei siti specifici le uniche notizie relative al suo nome sono quelle riguardanti la Parigi-Roubaix vinta. Attorno a quella corsa, che per lui ha segnato la carriera, ruotano due aneddoti particolari: il fatto che nel 2002, al terzo anno da professionista, 14 anni prima di vincerla, finì fuori tempo massimo e che nel febbraio 2016, a meno di 40 giorni dal trionfo, si ruppe il radio del braccio destro. Un infortunio che lo ha tenuto fermo per un mese, ma che comunque non ha frenato la sua preparazione per arrivare giusto in tempo con quell’appuntamento col destino (anzi, forse fu proprio quell’infortunio e una condizione incerta a fargli prendere la decisione vincente di partire subito all’attacco, senza avere niente da perdere).

In una carriera costruita principalmente da gregario, non è mai riuscito a far parte di una selezione che vincesse un Grande Giro. Soprattutto negli anni alla Sky, infatti, non è mai stato preso in considerazione per il Tour de France, dovendo guardare da casa i successi di Bradley Wiggins e Chris Froome.

Palmarés

  • 1997
Grand Prix Stad Geel
  • 1999
Classifica generale Triptyque des Monts et Châteaux
Tweedaagse van de Gaverstreek
4ª tappa Flèche du Sud
  • 2001
Trofeo Manacor
Classifica generale Challenge de Mallorca
  • 2005
Classifica generale Sachsen-Tour International
  • 2006
Giochi del Commonwealth, Prova in linea (Melbourne)
  • 2011
Parigi-Bourges
  • 2016
Parigi-Roubaix
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