Saluti a… Damiano Cunego, il Piccolo Principe mai diventato re

Il ciclismo professionistico saluta il suo Piccolo Principe. Damiano Cunego ha concluso la sua ultima stagione nello sport che lo ha visto protagonista di grandi imprese, con un talento cristallino esploso in giovane età e forse ridimensionatosi con il passare degli anni. Il veronese ha scritto pagine importantissime nella storia delle due ruote italiane, dal Giro d’Italia 2004 conquistato alle spese del suo capitano Gilberto Simoni ai tanti successe nelle classiche conquistati nel primo decennio degli anni duemila. Argento dietro al compagno di squadra Alessandro Ballan nel 2008, dopo quell’annata ha faticato a imporsi nelle annate successive, pagando i progressivi cambiamenti all’interno della disciplina. Impossibile definire un corridore con il suo palmarès un incompiuto, ma il dibattito su quanto avrebbe potuto conquistare rimane aperto.

Scalatore dall’ottimo spunto, le sue accelerazioni in salita negli anni migliori erano in grado di tagliare le gambe anche ai rivali più temibili. La sua ottima capacità di recupero gli ha permesso di farsi valere nelle corse a tappe, oltre a essere un formidabile cacciatore di classiche sui terreni più impegnativi. Le Ardenne e il Lombardia sono competizioni che gli hanno portato grandi soddisfazioni in carriera, forse ancora di più dei Grand Tour, in cui comunque ha ottenuto risultati notevoli.

Salito in sella soltanto a sedici anni, il veneto mostra il suo talento cristallino già nel 1999, quando a diciotto anni si laurea campione del mondo juniores in linea nella sua Verona. Il suo passaggio tra i professionisti avviene tre anni dopo, quando la Saeco decide di dargli una possibilità. Decisione di cui la società non ha modo di pentirsi, con due vittorie nella prima stagione nel Giro d’Oro e Giro del Medio Brenta. Le sue qualità convincono la formazione a portarlo al Giro d’Italia nel 2003, dove per la prima volta fa esperienza in un Grand Tour. A fine stagione si impone in Cina, al Tour of Qinghai Lake, dove conquista una tappa e la classifica generale.

Il 2004 è il suo anno di grazia. Ad aprile si impone in due frazioni del Giro del Trentino, dominando la classifica generale. Poco dopo fa suo il GP Industria & Artigianato – Larciano, dimostrando di meritare la sua seconda convocazione al Giro d’Italia. La Saeco lo porta nel ruolo di gregario di Gilberto Simoni, alla caccia del suo terzo sigillo sulla corsa rosa. Vincitore di ben quattro tappe e nettamente superiore agli avversari, sfrutta una condizione perfetta per conquistare la maglia rosa a meno di 23 anni. Ad agosto trionfa al GP Nobili Rubinetterie, per poi presentarsi come outsider al mondiale in linea di Verona. Davanti al proprio pubblico, Cunego prova l’attacco nel finale ma non ha le gambe per fare la differenza, chiudendo nono. Il suo riscatto arriva due settimane dopo al Lombardia, che vince in una volata a cinque assicurandosi la sua prima monumento. Il grandi del ciclismo capiscono così di dover considerare il Piccolo Principe alla stregua di un gran rivale.

L’anno successivo lo vede capitano della Lampre-Caffita. La sua preparazione gli porta risposte molto positive, con il successo di tappa al Giro di Romandia che gli permette di conquistare la maglia di leader, persa soltanto nella cronometro finale. Con il compagno di squadra Simoni a suo servizio, si prepara a difendere la maglia rosa al Giro d’Italia, dove a causa di una mononucleosi finisce presto fuori classifica, mettendosi a lavorare per il trentino. Rientrato dopo lo stop forzato, riesce a imporsi nel GP Nobili Rubinetterie e al Trofeo Melinda.

Anche il 2006 si apre con i migliori auspici, tra tappa e classifica generale alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali, seguita dal Giro d’Oro e dal successo al Giro del Trentino nella seconda tappa e nella graduatoria complessiva. È poi terzo alla Liegi-Bastogne-Liegi, battuto solo da Valverde e Bettini. La cronometro individuale al Giro d’Italia gli costa caro, con un passivo di sette minuti da Ullrich e sei minuti e mezzo da Ivan Basso. Riesce comunque a chiudere quarto, a quasi 20 minuti dal vincitore. Al Tour de France sale sul podio di Parigi con la maglia bianca di miglior giovane, terminando dodicesimo nella generale (undicesimo dopo la squalifica di Landis).

Nonostante un nuovo dominio al Giro del Trentino (con due tappe e la classifica) e un altra top ten alla Liegi (in cui arriva settimo), il Giro non gli sorride particolarmente, con un quinto posto senza acuti. Dopo una Vuelta a España anonima, si impone al GP Bruno Beghelli prima di rinascere completamente al Lombardia, dove batte Riccò e Samuel Sanchez conquistando per la seconda volta la classica delle foglie morte. Nel 2008 un cambio di programma porta una serie di risultati esaltanti. Escluso il Giro d’Italia per preparare il Tour de France, Cunego si presenta in gran condizione ad aprile, vincendo una tappa nel Giro dei Paesi Baschi e facendo una grande campagna sulle Ardenne, con il successo all’Amstel Gold Race davanti a Frank Schleck e Valverde e un ottimo terzo posto alla Freccia Vallone. Fuori dalla lotta con i migliori alla Grande Boucle, si ritira a seguito di una caduta e rinuncia alle successive Olimpiadi. Torna in forma il mese successivo, guadagnandosi la convocazione al mondiale di Varese, dove conquista la medaglia d’argento regolando il gruppo alle spalle del connazionale Alessandro Ballan. Fa bottino pieno al Lombardia, in cui si impone per la terza volta in carriera diventando il terzo più vincente della storia, dietro soltanto a Fausto Coppi e Alfredo Binda.

I risultati nelle classiche convincono il veneto a cambiare la propria preparazione e a puntare maggiormente sulle corse da un giorno. L’incoraggiante partecipazione alla Settimana Internazionale Coppi e Bartali, con successo di tappa e nella generale, lo presentano al meglio sulle Ardenne, dove lotta sempre con i migliori senza riuscire nel colpo grosso: è terzo all’Amstel Gold Race, quinto alla Freccia Vallone e settimo alla Liegi-Bastogne-Liegi. Quest’ultimo sarà l’ultima top ten in una monumento nella carriera. Fuori classifica al Giro d’Italia e secondo al campionato nazionale, si riscatta cogliendo due successi alla Vuelta a España. Al mondiale di Mendrisio è poi ottavo. Il 2010 è invece avaro di soddisfazioni, con qualche piazzamento di tappa al Giro d’Italia e al Tour de France e altre due top ten sulle Ardenne, senza tuttavia trovare alcuna vittoria.

Il 2011 gli riserva il miglior risultato in carriera al Tour de France, con il sesto posto a più di 6 minuti da Cadel Evans. Prima ancora, Cunego torna a vincere al Giro di Sardegna, per poi ripetersi al Giro dell’Appennino e in una frazione del Giro di Romandia. Gli ultimi tre anni in Lampre gli portano solo altri due successi di tappa, uno al Giro del Trentino 2012 e uno alla Settimana Ciclistica Internazionale Coppi e Bartali 2013. Dopo un 2014 povero di soddisfazioni, complici alcune cadute, il veronese decide di passare in una Continental Pro, la Nippo Vini Fantini, nella speranza di rilanciarsi. Il suo primo anno nella nuova formazione sembra dargli nuova linfa, ma nonostante i suoi numerosi attacchi il suo Giro d’Italia si conclude con una frattura alla clavicola. Dopo l’operazione e lo stop, ritorna con diverse top ten nelle classiche italiane, a Tre Valli Varesine, Milano-Torino e Giro dell’Emilia. Nel 2016 concentra le sue attenzioni sulla corsa rosa, a cui partecipa con il duplice obiettivo di vincere una tappa e la classifica di miglior scalatore. Riesce a competere solo per il secondo, indossando la maglia azzurra per tredici giorni prima di venire superato da Mikel Nieve proprio nella ventesima frazione, l’ultima con delle salite. Nel 2017 l’ultima vittoria della sua carriera, in una tappa del Tour of Qinghai Lake, prima di ritirarsi dopo un 2018 senza acuti.

GIOIE

Sono numerose le grandi soddisfazioni che Damiano Cunego si è tolto in carriera. La più grande è probabilmente lo splendido successo al Giro d’Italia 2004, dove partiva con il semplice ruolo di gregario ma è riuscito a imporsi con il passare delle tappe su un esperto corridore come Gilberto Simoni. Una corsa iniziata sotto i migliori auspici, con la vittoria nella seconda tappa in linea con arrivo a Pontremoli, e proseguita a suon di successi, già a cominciare da Montevergine di Mercogliano, dove ha indossato la prima maglia rosa della sua carriera. L’acuto più bello è arrivato sull’arrivo di Falzes, dove il veronese ha coronato una fuga di quasi 60 chilometri iniziata sul Furcia con tappa e maglia. Due giorni dopo, a Bormio 2000, imponeva il suo sigillo definitivo resistendo all’ammutinamento di un Simoni ferito nell’orgoglio e agli attacchi dei principali rivali, calando un poker storico. Il successo al Giro d’Italia a 22 anni rimane probabilmente l’apice di un’esperienza da professionista di altissimo livello.

Il nome di Damiano Cunego rimarrà legato anche e soprattutto al Giro di Lombardia. Dalla volata nello stesso 2004 su Boogerd e Basso allo splendido attacco sul San Fermo nel 2008 passando per lo sprint a due Riccardo Riccò nel 2007, il comune denominatore della classiche delle foglie morte in quegli anni era il veronese con le braccia alzate sul traguardo. Implacabile negli sprint in un gruppo ristretto, rapidissimo nelle accelerazioni sugli strappi più duri, il classe ’81 era imbattibile per gli avversari.

Tra i grandi risultati, non va dimenticato il sigillo sull’Amstel Gold Race 2008, a conferma di un potenziale sulle Ardenne forse mai completamente esploso. Il terzo posto alla Liegi-Bastogne-Liegi del 2006, accompagnato da altre due top ten in carriera, certificano una regolarità quasi mai accompagnata dal guizzo giusto nelle corse belghe, dove comunque era uno degli uomini da marcare. A questi vanno aggiunti i sigilli in diverse corse da un giorno, italiane ed europee, oltre a successi di tappa nelle corse da una settimana (Romandia e Paesi Baschi su tutti) e ai sigilli sulla Vuelta a España. Impressionante infine il suo rapporto con il Giro del Trentino, conquistato tre volte con sei vittorie di tappa.

DOLORI

Nel libro dei rimpianti di Damiano Cunego sono due i capitoli con maggiore spazio: il Tour de France 2006 e il mondiale di Varese 2008. Alla Grande Boucle l’italiano si era presentato con poche ambizioni di classifica, riuscendo comunque a conquistare la maglia bianca di miglior giovane e l’undicesimo posto in classifica generale. La grande occasione è sfumata nella quindicesima tappa, con l’arrivo sull’Alpe d’Huez concesso ai fuggitivi di giornata. Sulle durissime pendenze dell’ascesa finale rimasero in due, lui e Frank Schleck, con il lussemburghese in grado di guadagnare una decina di secondi soltanto negli ultimi chilometri per poi involarsi verso il successo finale. Considerando le caratteristiche dei due, una volata avrebbe quasi certamente sorriso al veronese, che non ha più avuto un’occasione così ghiotta per vincere una frazione alla Grande Boucle, unico Grand Tour con il numero zero alla voce “successi di tappa”.

Parlare di rimpianto per un argento mondiale può sembrare un azzardo, eppure è la reazione dello stesso Cunego sul traguardo di Varese a far capire le sensazioni dell’atleta per quella che è stata vista più come un’occasione persa che per una medaglia guadagnata. Nella rassegna iridata lombarda, Alessandro Ballan trovò lo scatto giusto a tre chilometri dall’arrivo, riuscendo a resistere al ritorno degli avversari anche grazie al lavoro dei compagni di squadra, bravissimi a rompere i cambi. Cunego si aggiudicò la volata dei battuti, con un gesto di stizza che ben mostrò le sue sensazioni sull’arrivo. Probabilmente nel finale era il corridore con la gamba migliore, ma per motivi tattici non poté seguire la sparata del connazionale, accontentandosi di chiudere in seconda posizione. Non sapremo mai come sarebbe andata diversamente.

Sono poi tante le occasioni che avrebbero forse potuto svoltare la seconda parte della carriera del veronese. Fin dal Giro d’Italia 2005, in cui una mononucleosi gli impedì di difendere la sua maglia rosa e di partecipare al successivo Tour de France. Nel 2012 il Principe partecipò alla corsa rosa in appoggio a Michele Scarponi, trovando comunque la possibilità di ritagliarsi la fuga giusta sullo Stelvio: la giornata di grazia di Thomas De Gendt gli negò la gioia del successo, mai più arrivato dopo la scorpacciata del 2004. Gli ultimi rimpianti sono nella sua avventura con la Nippo-Vini Fantini, prima con la frattura alla clavicola che gli tolse l’opportunità di lottare per una vittoria di tappa nel finale del Giro d’Italia 2015, poi con la maglia azzurra sfumata soltanto nell’ultima frazione in linea nel 2016, a causa di un Mikel Nieve entrato nella lotta solo dopo lo sfortunato epilogo dell’avventura di Mikel Landa. L’ultima grande delusione è il mancato invito da parte dell’organizzazione alla corsa rosa di quest’anno, negandogli la possibilità di salutare in maniera adeguata la competizione che lo ha lanciato nei grandi.

PALMARES

1999

Campionato del mondo, Prova in linea juniores

2002

Giro d’Oro

Giro del Medio Brenta

2003

5ª tappa Tour of Qinghai Lake (Uuzhu)

Classifica generale Tour of Qinghai Lake

2004

1ª tappa Giro del Trentino (Marcena di Rumo)

2ª tappa Giro del Trentino (Roncone)

Classifica generale Giro del Trentino

Giro dell’Appennino

Gran Premio Industria e Artigianato

2ª tappa Giro d’Italia (Novi Ligure > Pontremoli)

7ª tappa Giro d’Italia (Frosinone > Montevergine di Mercogliano)

16ª tappa Giro d’Italia (San Vendemiano > Falzes)

18ª tappa Giro d’Italia (Cles > Bormio 2000)

Classifica generale Giro d’Italia

Memorial Marco Pantani

Gran Premio Fred Mengoni

Classifica generale Due Giorni Marchigiana

Gran Premio Nobili Rubinetterie

Giro di Lombardia

2005

3ª tappa Tour de Romandie (Aigle > Anzère)

Gran Premio Nobili Rubinetterie

Trofeo Melinda

Japan Cup

2006

Giro d’Oro

3ª tappa Settimana Internazionale di Coppi e Bartali (Scandiano > Fiorano Modenese)

Classifica generale Settimana Internazionale di Coppi e Bartali

2ª tappa Giro del Trentino (Castel Tesino > Cles)

Classifica generale Giro del Trentino

Gran Premio Industria e Artigianato

2007

1ª tappa Giro del Trentino (Terlago)

2ª tappa Giro del Trentino (Predaia)

Classifica generale Giro del Trentino

4ª tappa Giro di Germania (Singen > Sonthofen)

Gran Premio Bruno Beghelli

Giro di Lombardia

2008

5ª tappa Vuelta al País Vasco (Vitoria Gasteiz > Orio)

Gran Premio Primavera

Amstel Gold Race

Giro di Lombardia

Japan Cup

2009

2ª tappa Settimana Internazionale di Coppi e Bartali (Faenza)

3ª tappa Settimana Internazionale di Coppi e Bartali (Serramazzoni)

Classifica generale Settimana Internazionale di Coppi e Bartali

8ª tappa Vuelta a España (Alzira > Alto de Aitana)

14ª tappa Vuelta a España (Granada > Sierra de la Pandera)

2011

2ª tappa Giro di Sardegna (Porto Rotondo > Nuoro)

Giro dell’Appennino

2ª tappa Tour de Romandie (Romont > Romont)

2012

2ª tappa Giro del Trentino (Mori > Sant’Orsola Terme)

2013

3ª tappa Settimana Internazionale di Coppi e Bartali (Zola Predosa > Piane di Mocogno)

2017

6ª tappa Tour of Qinghai Lake (Qilian Shan > Dadongshu Hill Puerto)

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