Vuelta a San Juan 2018, la prima di Mullen malgrado problemi con la bici: “Il percorso era perfetto per me”

Primo successo internazionale per Ryan Mullen. Pluricampione nazionale (2 volte a crono, 2 volte in linea), conquistando la terza tappa della Vuelta a San Juan 2018 il corridore della Trek – Segafredo sblocca il suo contatore anche fuori i confini natii, confermando la sua progressiva crescita. Specialista della cronometro, di cui è stato vicecampione del mondo tra gli under 23 per una questione di centesimi, l’irlandese si sblocca dunque anche fra i professionisti, dominando la prova davanti al nostro Filippo Ganna (UAE Team Emirates), nuovo leader della corsa. Un risultato che il 23enne accoglie con grande entusiasmo, regalando così anche il primo successo stagionale alla squadra

“Sono davvero felicissimo, qui lo siamo tutti – esulta – È bello rompere il ghiaccio e ottenere la prima vittoria sin dalla prima corsa. Sono sempre stato quello che arrivava secondo, terzo, quinto, ecc… Quindi sì, questa è la mia prima vittoria internazionale. Il percorso era perfetto per me. Forse avrei preferito un po’ più lungo, ma era davvero vicino alla perfezione per me. Ho leggermente sbagliato il ritmo e sono partito un po’ troppo forte, ma negli ultimi quattro chilometri c’era un forte vento frontale, quindi ho un po’ perso il ritmo in quel tratto”.

Riuscito a stringere i denti, resistendo anche al caldo, Mullen se l’è cavata piuttosto bene anche su una bici tradizionale, visto che la squadra non ha logicamente affrontato il viaggio con la bici da crono. “Abbiamo dovuto apportare alcune modifiche – spiega – Ho sofferto un po’ per mantenere la potenza che solitamente riesco ad esprimere, ma è andata abbastanza bene. Anche perché, in fin dei conti, eravamo tutti sulla stessa barca. Il mio problema è che, essendo piuttosto alto, ho un telaio più grande e nella posizione da crono sono fortunato che riesco ad assumere e mantenere una posizione più compatta per qualcuno della mia taglia. Penso questo sia uno dei fattori che mi rende forte nelle crono, riuscendo a modellare il corpo in una posizione innaturale. Ma sulla bici da corsa non avevo niente su cui appoggiarmi, nessuna prolunga, perché normalmente imprimo tanta forza sulle barre aggiuntive”.

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