Tour de France, Christian Prudhomme ammette: “Non ero un fan dell’era Sky. Ora si attacca da lontano e o la va, o la spacca”

Il direttore della Grande Boucle ha anche parlato dell'introduzione di un budget cap: "In effetti, con i capitali che arrivano soprattutto dai Paesi arabi, la partita è un po' squilibrata"

Christian Prudhomme riflette sugli ultimi Tour de France e sulla situazione del ciclismo francese. Sebbene la Grande Boucle abbia sempre goduto di una grande popolarità e di un vasto seguito, negli ultimi anni sembra essere cresciuto ancor di più l’interesse verso la corsa, anche grazie agli spettacolari duelli messi in scena da Tadej Pogacar e Jonas Vingegaard nelle ultime edizioni, capaci di appassionare tantissimi tifosi. Anche il direttore del GT transalpino si gode questo momento, finendo per paragonarlo alla situazione di qualche anno fa, quando, al contrario, il dominio del Team Sky rendeva la gara meno combattuta e un po’ troppo controllata e bloccata.

Personalmente, non ero un fan dell’era Sky, quando la situazione rimaneva completamente chiusa e si attaccava a 800 metri dall’arrivo – ha ammesso Prudhomme in un’intervista a Midi LibreOra si attacca da lontano e o la va, o la spacca. Il Tour di due anni fa è stato assolutamente fantastico e l’anno scorso abbiamo avuto una metà di Tour eccezionale. Vorrei solo che tutti ci arrivassero in piena forma“.

Il riferimento è ovviamente a Vingegaard, che quest’anno non ha potuto avere un perfetto avvicinamento al Tour: “Quando Vingegaard ha vinto a Le Lioran, pensavo che le cose sarebbero andate diversamente per lui. Ovviamente, le conseguenze, del tutto logiche, della sua caduta al Giro dei Paesi Baschi, hanno fatto sì che non abbia tenuto alla distanza. Spero quindi che l’anno prossimo possano tenere entrambi (il danese e Pogacar, ndr). E, se per caso, troviamo un David Gaudu forte come qualche anno fa, sarà fantastico“.

Il prossimo anno, saranno 40 anni che un corridore transalpino non conquista la classifica finale del Tour. Un dato che evidenzia le difficoltà del movimento francese, sottolineate nelle scorse settimane anche dal general manager dell’Arkéa-B&B Hotels Emmanuel Hubert: “Avere grandi sponsor è forse ciò che manca anche alle squadre francesi“, ha riconosciuto Prudhomme.

La mancanza di sponsor importanti impedisce ai team transalpini di poter competere con i budget a disposizione delle grandi squadre; un problema che potrebbe essere risolto con l’introduzione di un budget cap: “L’UCI sta portando avanti una riflessione con gli organizzatori e con le squadre sulla possibilità di avere un budget massimo. Perché in effetti, con i capitali che arrivano soprattutto dai Paesi arabi, la partita è un po’ squilibrata. Ed è un eufemismo dirlo”, ha concluso il 64enne.

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