Israel Start-Up Nation, Michael Woods: “Era solo questione di tempo correre per Sylvan Adams: gli devo il mio successo e credo nel suo progetto”

Michael Woods sarà uno dei rinforzi principali della Israel Start-Up Nation in vista della prossima stagione. Il corridore canadese lascerà dopo cinque stagioni la EF Pro Cycling per andare a rinforzare l’ambiziosa formazione israeliana. Il 34enne sarà l’uomo di punta per quanto riguarda le Classiche, mentre nei Grandi Giri dovrebbe fare da spalle a Chris Froome e a Dan Martin, senza togliere la possibilità di andare a caccia di qualche successo parziale come già accaduto alla Vuelta a España di quest’anno.

L’approdo di Woods al team guidato da Sylvan Adams è sembrato quasi un segno del destino, dal momento che lo stesso magnate canadese insieme all’allenatore Paulo Saldanha sono stati proprio gli uomini che dato il via alla sua carriera ciclistica: “Ho una storia così intensa con Sylvan e Paulo che sembrava che fosse solo una questione di tempo prima di iniziare a correre per loro – ha detto il canadese a VeloNews  – Per anni è stato come se fosse in qualche modo inevitabile. Sylvan e Paulo sono il motivo per cui oggi sono un ciclista professionista. Quando ho iniziato a correre, lavoravo a tempo pieno e Paulo aveva offerto servizi di coaching alla squadra per cui correvo. Così ho accettato l’offerta e mi sono presentato nel suo studio. Abbiamo fatto dei test e io ho battuto alcuni record, così mi ha detto subito ‘Mike, lascia il tuo lavoro, perché potresti essere un ciclista professionista’”.

“Man mano che la ICA cresceva, Sylvan continuava a dirmi: ‘Woodsy, dobbiamo averti in squadra, dobbiamo averti in squadra’, ma ha anche rispettato il fatto che volevo correre nel WorldTour – ha continuato Woods – Eravamo d’accordo sul fatto che non sarei venuto fino a quando la squadra non fosse stata a quel livello“. Finalmente quest’autunno la possibilità si è concretizzata: “Ovviamente ero davvero entusiasta di correre per lui (Adams, ndr) e penso che fosse entusiasta di avermi nella squadra. È un orgoglio israeliano ma anche un orgoglio canadese. Vuole avere i migliori canadesi nella sua squadra ed è per questo che abbiamo iniziato questa conversazione anni fa. Questa era una conversazione in continua evoluzione, ma quando si è presentata l’opportunità, ho dovuto coglierla. Devo troppo del mio successo a lui e credo in lui e nel suo progetto così tanto che voglio solo farne parte“.

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