Coronavirus, tamponi in corsa impossibili per i medici delle squadre: “Ci vorrebbe un kit con risultati affidabili dopo 10 minuti ma non c’è”

Con il rientro alle corse ormai imminente tra meno di due mesi, le squadre sono alla ricerca di procedure efficaci per evitare la possibilità di contagio. I medici delle squadre non credono però che test giornalieri per individuare il covid-19 possano dimostrarsi sufficientemente tempestivi, oltre che oltremodo costosi (circa 60 euro l’uno). Ritengono infatti che i test sierologici siano fattibili, mentre i tamponi prima delle gare o durante le corse a tappe no. Jens De Decker, medico della Lotto-Soudal, ha sottolineato a Het Laatste Nieuws che il requisito fondamentale è la tempestività dei risultati, cosa che al momento non può essere garantita.

“Nel mondo più ideale dei mondi, avremmo un kit di test che fornisce risultati affidabili al 100% dopo soli 10 minuti – ha sentenziato – Purtroppo non è disponibile. In Belgio, c’è sempre un giorno di attesa. Il che è ancora relativamente veloce. Ma ci sono anche corse altrove nel mondo”.

Nel mondo dello sport, quindi anche nel ciclismo, lo staff e i corridori stanno a stretto contatto, quindi è ancora molto difficile immaginarsi lo scenario nel caso di una positività: “Che cosa fai con l’entourage del ciclista in questione? – aggiunge – Li mandi a casa? Tutta la squadra allora? Le attuali linee guida belghe non lasciano nulla all’immaginazione: tutti i contatti ad alto rischio di qualcuno che risulta positivo devono essere identificati e messi in quarantena per 14 giorni“.

Durante le corse a tappe, servirebbe addirittura un laboratorio “mobile” afferma invece Joost De Maeseneer, medico della Circus-Wanty Gobert: “In un grande giro sarebbe una seccatura, con il costante spostamento tra gli hotel, alla partenza e all’arrivo”.

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