Coronavirus, Gianni Bugno teme per il futuro del ciclismo: “Non bisogna far allontanare gli sponsor, altrimenti crolla tutto”
Gli effetti dello stop prolungato delle corse, a causa del coronavirus, cominciano a farsi sentire sul mondo del ciclismo. Negli ultimi giorni stanno arrivando notizie di diversi team che stanno facendo richiesta ai governi nazionali di misure di sostegno economico per gli stipendi dei propri membri oppure riducendo gli ingaggi ai propri corridori. Una situazione che, qualora lo stop alle gare dovesse prolungarsi e coinvolgere anche altri eventi, rischia di diventare davvero pesante per tutte le componenti del mondo del ciclismo, chiamate a fronteggiare una situazione finanziaria molto difficile.
A questo proposito ha parlato Gianni Bugno, presidente del sindacato dei corridori, che ha affidato alla Gazzetta dello Sport alcune considerazioni: “È dal prossimo stipendio, dal mese di aprile che si capirà meglio com’è la situazione dei vari team. Chi pagherà, chi non pagherà, chi farà del volontariato e chi no. Bisogna trovare un sistema per cui gli sponsor non si allontanino, che gli atleti si riescano ad allenare e che le corse tornino a essere corse, altrimenti crolla tutto. Ci devono essere rinunce giuste e proporzionate da parte di ognuno. Se tutti vogliono tutto, si andrebbe verso un blocco. Non c’è dubbio che il ciclismo venga messo a durissima prova. Si rischiano tagli importanti alle sponsorizzazioni. Purtroppo, se guardiamo oltre il ciclismo, ci sono tante persone a casa che non stanno lavorando“.
In questo momento è difficile immaginare quando si potrà tornare a correre: “Prima di tutto il virus deve rallentare la sua corsa dopo i picchi. Magari l’arrivo del caldo aiuterà, sarà comunque la salute ad avere la priorità assoluta – ha continuato Bugno che poi non manca di lanciare una frecciata ad ASO – Si guarda al Tour de France, ma non è detto che si debba fare per forza a luglio. Si può spostare, non deve essere un tabù. Se lo fa il Giro d’Italia, anzi lo ha già fatto, perché non può farlo il Tour? Non capisco. Il ciclismo non è dettato da ASO, ma dall’UCI”.
Le soluzioni, al momento sono diverse: “Si potrebbe studiare una riduzione di una settimana per tutti e tre i grandi giri, portandole a due, in modo da poterli fare tutti con un piccolo intervallo tra ognuno di loro di una ulteriore settimana in un paio di mesi, nell’ambito di una attività che sarebbe inevitabilmente più compressa – la sua idea – Però, ovviamente, la cosa non deve creare un precedente per gli anni successivi e deve essere uguale per tutti, limitata a questo periodo di grande emergenza. Per essere ancora più chiari, non ci devono essere differenze di durata nei grandi giri“.
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