UAE Team Emirates, Fabio Aru: “Mi attengo alle disposizioni anche se sarebbe giusto farci fare il nostro lavoro all’esterno”

Come la maggior parte dei suoi colleghi, anche Fabio Aru è costretto a casa dalle misure messe in atto per evitare la diffusione del coronavirus. Il corridore della UAE Team Emirates che aveva aperto la sua stagione a febbraio al Tour Colombia. Un 2020 che avrebbe dovuto essere l’anno del riscatto dopo dopo i problemi delle ultime due stagioni e l’operazione all’arteria iliaca che ne ha condizionato il rendimento durante lo scorso anno. Ora, però, il ciclista sardo è consapevole della situazione e sa che lo sport non è certo la cosa più importante in questo momento.

“Da sportivo non mi sto lamentando, credo che davvero ci sia chi sta peggio. La cosa che dispiace – le parole del ventinovenne a L’Unione Sardaè che mesi e mesi di preparazione non li abbia potuti finalizzare, ma adesso c’è un problema mondiale. Faccio ginnastica la mattina, pranzo leggero, rulli. Faccio uno spuntino alle 16 e poi tiro per cena. Me la prendo comoda, sennò il tempo non passa. Stare in casa è difficile, lo dico anche per gli amatori: se ti crei una routine, ti metti degli obiettivi giornalieri, non è un dramma come quello di chi ha un’azienda. Non è il caso di lamentarsi solo perché non si può uscire di casa”.

“Questo è un mantenimento che mi permetterà in poco più di un mese di allenamento di poter fare una competizione. Ma può andare avanti tre settimane, poi le cinque o sei ore in bici che avevi nelle gambe le perdi. Ora faccio lavori per il cuore, stretching e al massimo un’ora e mezza al mattino e un’ora di sera di rulli. Non sono d’accordo con l’idea di fare cinque o sei ore sui rulli. Credo che sia un’esagerazione, il dispendio energetico è molto superiore rispetto alla strada. In un giornata produttiva ne metto insieme tre e mezzo-quattro. Si può mantenere un po’ di forma, ma non costruire la preparazione. Su strada il gesto è diverso, anche se sui rulli si possono fare lavori di forza. L’ideale sarebbe trovare un posto fresco, non sudare troppo e reintegrare i liquidi”.

In questi giorni stanno facendo discutere le diverse misure adottate dai diversi paesi: “È un argomento difficile. Un lavoratore è giusto che stia qualche settimana chiuso a casa, ma sarebbe giusto permetterci di fare il nostro lavoro all’esterno, con tutte le dovute precauzioni. Ma mi attengo alle disposizioni. Certo che essere tutti sullo stesso piano sarebbe importante, soprattutto se questo periodo durerà più a lungo”.

Anche il prolungamento del calendario per consentire di recuperare le corse cancellate è oggetto di discussione tra gli addetti ai lavori: “Magari fino ai primi di novembre, oltre lo vedo troppo lungo. Il 2021 inizierà a gennaio, il calendario non si sposta e dobbiamo comunque staccare. Sarà un anno strano, spero che venga data la possibilità a tutti di mostrare ciò che valgono. Anche per i rinnovi contrattuali. Io mi alleno per andare forte e dimostrare cosa valgo. Certo, se l’anno dopo sei senza squadra… Dopo i due anni che ho avuto anche io sono atteso a una rinascita, trovarmi in questa situazione non è la cosa migliore che potesse capitare ma cerco di viverla serenamente. Forse l’età e l’esperienza mi aiutano, in altri anni sarei stato peggio a livello mentale”.

Infine anche Aru, dice la sua sulla possibilità di un Tour de France senza pubblico: “Non è la stessa cosa, per nessuno, ma è fattibile. I grandi giri hanno un seguito molto importante di gente e senza non sarebbe lo stesso, ma è sempre un modo per ripartire. Se saltasse sarebbe un danno enorme per tutti. Siamo in una situazione che nessuno poteva immaginare”.

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