BORA-hansgrohe, Formolo vede il Tricolore come un nuovo inizio: “Adesso spero cominci la parte più bella della storia”
Il successo maturato ai Campionati Italiani 2019 è stato frutto di un duro lavoro per Davide Formolo. Il 26enne scalatore veneto della BORA-hansgrohe, arrivato tra i professionisti con grandi aspettative, non le ha ancora pienamente rispettate. Arrivato al professionismo a soli 21 anni nel 2014, sembrava poter spiccare il volo grazie al successo di tappa di La Spezia al Giro d’Italia 2015, salvo poi vincere più corse fino alla prima tappa del Giro di Catalogna di quest’anno. Nel mezzo un processo di crescita comunque interessante che lo ha portato fino al nono posto finale nella Vuelta 2016 e fino al decimo al Giro d’Italia 2017 e 2018. Quest’anno, dopo un prestigioso secondo posto alla Liegi-Bastogne-Liegi, ha disputato un Giro d’Italia con alti e bassi, nel quale non è riuscito a mettersi in gioco al 100%.
Apertosi in una intervista a Francesco Barana di TGGialloblu.it, Formolo ha confidato i retroscena più intimi di questi primi sei anni di professionismo: “Sono un irrequieto, mai davvero soddisfatto. Penso tanto, a volte pure troppo, e non va sempre bene. E sono un solitario, nel 2014 quando sono passato professionista con il Team Cannodale non è stato facile inserirmi in squadra, mi aiutò Elia Viviani, che è un amico” confessa, confermando di avere un carattere schivo.
Ammette, con altrettanta semplicità, di essersi sorpreso della vittoria di domenica scorsa: “Non me la aspettavo, non ero al top, e quel tipo di percorsi sono il mio pane” aggiungendo di avere subito pensato alle parole di Nibali nel 2014: “Mi superò allo sprint, ero un po’ deluso, mi avvicino e mi disse: ‘Stai tranquillo, hai tempo e questa corsa la vincerai'”.
“Le vittorie sono tutte belle e importanti – aggiunge – Questa però ha un significato più potente, perché arriva dopo un percorso di maturazione. Sento di essere cresciuto molto, ogni anno faccio un passo in più. E sono migliorato a livello tattico. Il carattere invece è sempre quello, non mollo mai e in corsa mi piace la bagarre. Non sono un predestinato, ho dovuto costruirmi anno per anno e ho sempre lottato, fin da ragazzino. Adesso spero cominci la parte più bella della storia“.
A questo punto, è giunto il momento di fissare i prossimi obiettivi: “Le classiche sono perfette per le mie caratteristiche. Mi esalto nei percorsi duri, lunghi, nervosi e misti perché ho molto fondo e resistenza, ma anche sulle tre settimane ho dimostrato di essere competitivo. Sto entrando nella fase migliore della carriera e a un grande Giro ci penso. Adesso preparo il Giro di Polonia, poi vado alla Vuelta con l’obiettivo di vincere qualche tappa. Poi c’è il Lombardia, è una classica che mi piace, vorrei provarci…” conclude.
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