Vuelta a España 2022, il direttore Javier Guillén sui casi di Covid: “Non c’è una situazione di preoccupazione generale, ci sono molti casi asintomatici e quelli che hanno sintomi ne hanno di molto lievi”

"C'è un protocollo molto chiaro dell'UCI che deve essere seguito - ha aggiunto - È l'UCI che dovrebbe stabilire un nuovo standard da seguire"

Javier Guillén parla dei molti casi di Covid-19 che si stanno verificando alla Vuelta a España 2022. Dopo sole undici tappe, il GT iberico deve già fare i conti con venti corridori ritiratisi per la positività al coronavirus, più di Giro d’Italia e Tour de France messi insieme, e questo sta ovviamente preoccupando le squadre e gli atleti, con la Maglia Rossa Remco Evenepoel (Quick-Step Alpha Vinyl) che solo ieri chiedeva agli organizzatori maggiore attenzione e più controlli nelle zone d’arrivo delle tappe, spesso affollate di persone senza mascherina. Pur ammettendo l’alto numero di positivi (anche per via dei tanti test effettuati dai team), il direttore della corsa spagnola ha però sottolineato come non ci sia una particolare preoccupazione riguardo alla situazione medica generale e che, in ogni caso, si sta seguendo il protocollo fissato dall’Unione Ciclistica Internazionale.

Non c’è nessun tipo di emergenza medica in corso – le parole di Guillén a RTVE dopo la tappa di ieri – Non sono un medico, non importa quello che penso, sono il direttore della Vuelta a España e i casi di Covid si stanno verificando. Mi attengo ai criteri medici, non so cosa accadrà, ma quello che so o capisco è che non c’è una situazione di preoccupazione generale. C’è un protocollo molto chiaro dell’UCI che deve essere seguito”.

“Sapevamo che ci sarebbero stati casi di Covid, perché abbiamo avuto il Covid in tutte le gare, ma forse la goccia è stata più grande di quanto ci aspettassimo – ha proseguito il direttore della Vuelta – Ci sono molti casi asintomatici e quelli che hanno sintomi ne hanno di molto lievi. Sappiamo che i team stanno testando molto ed è questo che produce i positivi. Non è necessario che le squadre facciano di più, ma lo fanno”.

Guillén ha sottolineato che, secondo il protocollo UCI, i corridori potrebbero continuare la gara se la loro carica virale risultasse bassa, ma che non c’è tempo per effettuare un test più approfondito prima della partenza della tappa: “Quando si risulta positivi con il test antigenico, la cosa giusta è fare un test PCR. E se la carica virale risulta essere bassa, si può correre. Il problema è che quando risultano positivi al mattino, non hanno il tempo di fare il test PCR prima di partire. Dovrebbero essere autorizzati a prendere il via senza sapere quale sia la carica virale, e suppongo che [all’UCI] non siano ancora pronti a permetterlo”.

Proprio riguardo al protocollo UCI e a un suo possibile cambiamento, il direttore della corsa ha aggiunto a AS: “È l’UCI che dovrebbe stabilire il nuovo standard da seguire. Durante tutto l’anno, l’UCI effettua valutazioni del protocollo, lo rivede e lo adatta a seconda delle circostanze”.

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