Jumbo-Visma, Tom Dumoulin si prende una pausa a tempo indeterminato dal ciclismo: “Come se mi fossi liberato di una zavorra di cento chili dalle spalle”

Tom Dumoulin ha chiesto un periodo di aspettativa alla sua squadra. La decisione è arrivata ieri sera, in seguito ad una riunione con i dirigenti della Jumbo – Visma nel corso della quale il corridore ha manifestato il suo stato d’animo nel corso dell’ultimo anno. Il vincitore del Giro d’Italia 2017 si era trasferito lo scorso anno nella formazione neerlandese, raggiungendo Primoz Roglic e Steven Kruijswijk con il quale formava un tridente di assoluto spessore, che proprio ieri era stato annunciato avrebbe nuovamente tentato l’assalto al Tour de France il prossimo mese di luglio.

L’ex corridore del Team Sunweb, con il quale c’era stata una rottura improvvisa dopo un periodo difficile in seguito all’infortunio al ginocchio al Giro 2019, aveva previsto per sé quest’anno un calendario in cui era incluso anche il ritorno al Giro delle Fiandre e una maggiore attenzione anche alle corse di un giorno. Vedendo quanto emerso oggi, una decisione che appare anche come un tentativo di uscire da una routine che evidentemente lo ha spossato prima di tutto mentalmente, ancor più che fisicamente.

“Ho preso questa decisione ieri – spiega Dumoulin – La squadra mi supporta in questo e mi sento molto bene. Sento come se mi fossi liberato di una zavorra di cento chili dalle spalle. Questa mattina mi sono svegliato felice. Fa così bene aver finalmente preso la decisione di prendermi del tempo per me stesso e questo penso dica tutto…”

Esploso ad altissimi livelli alla Vuelta 2015, poi vinta da Fabio Aru, il classe 1990 di Maastricht si è imposto nel 2017 come uno dei migliori corridori da corse a tappe vincendo con autorevolezza una edizione del Giro in cui Vincenzo Nibali e Nairo Quintana si sono dovuti accontentare del podio. Nel 2018 una stagione importante, con la sfida di correre per vincere sia Giro che Tour, poi conclusi entrambi in seconda posizione. Da allora non sono mancate le difficoltà, emerse anche lo scorso anno, in particolare con un rapido ritiro dalla Vuelta a España in cui si era ritrovato senza energie, evidentemente non solo fisiche.

“Era da qualche tempo che sentivo quanto sia difficile per me ritrovarmi in quanto Tom Dumoulin il ciclista, con la pressione che ne consegue e le aspettative che arrivano da più parti – ha aggiunto – Voglio fare bene per molte persone, voglio che la squadra sia felice di me, voglio gli sponsor siano soddisfatti, voglio che mia moglie e la mia famiglia siano felici. Quindi voglio fare bene per tutti, ma a causa di questo mi sono un po’ messo da parte nell’ultimo anno. Ma cosa voglio io? Voglio ancora essere un corridore, ma come? Cosa vuole l’uomo Tom Dumoulin? ‘Cosa voglio fare della mia vita’ è la domanda che da qualche mese mi ronza in testa“.

“Non ho mai il tempo di rispondere a questa domanda – è l’ammissione del neerlandese – perché la vita da ciclista professionista va avanti. Sei su un treno espresso che va verso il prossimo training camp, la prossima corsa e i prossimi obiettivi. Ma la domanda è lì, e non ho tempo per rispondere. Che cosa voglio? Voglio ancora essere un ciclista? Se sì, come? Se voglio vincere il Tour, come voglio lavorare per quell’obiettivo, per esempio. E ora ho la sensazione di non sapere più che cosa voglio. E che continuo a lasciare la risposta a quello che voglio agli altri, soltanto per fare la cosa giusta per tutti. Questo non porta al risultato desiderato”.

La decisione della pausa dunque appare inevitabile: “Prima di tutto, questo non mi rende felice, ma poco alla volta mi ha reso infelice. Ed è un peccato. Non dovrebbe essere così e non può venirne niente di buono. Per questo mi prendo una pausa. Chissà a dove mi porterà? In ogni caso, ne parlerò molto, chiamerò persone. Penseremo molto, porterò fuori il cane a fare una passeggiata… e vedrò cosa, come essere umano, voglio dalla bicicletta. Cosa voglio come essere umano dalla mia vita?”

Le sensazioni comunque non sono di rabbia: “Al momento non c’è tristezza. Mi sento molto bene. Per troppo tempo mi sono preoccupato di tutto, di  cosa pensano gli altri. Ma è il momento di pensare a ciò che voglio io. Alla fine né io, né i miei compagni di squadra potremmo beneficiare di una mia lotta per andare avanti e chiudere dodicesimo il Tour e poi quinto alle Olimpiadi. Non ci aiuterebbe. Ho anche provato a pensare che forse se avessi ricominciato con il ciclismo avrei ritrovato le giuste sensazioni. Amo ancora il ciclismo. Ogni volta spero ancora che sarà differente, che posso accendere di nuovo quell’interruttore. Ma non posso farlo se rimango sul treno. Ho bisogno di scendere e pensare. Magari riprenderò lo stesso treno da due mesi, con rinnovato coraggio e con le sensazione giuste, magari ne prenderò uno completamente diverso. Non lo so ancora.  Ma ho davvero bisogno di un po’ di tempo per pensarci su”.

Dumoulin non attribuisce al team alcun ruolo nella sua decisione, anzi è grato per il supporto ricevuto: “La squadra non è stata una delle cause. Sono molto contento di come il team ha reagito. Abbiamo parlato molto negli ultimi giorni, non è stata una decisione improvvisa. Mi hanno dato molto supporto. Se vuoi fare bene per tutti, non riesci a fare bene per nessuno. A questo punto non ha senso continuare a correre, perché nessuno ne trae beneficio. Il team mi supporta completamente e mi dà tempo per pensarci“.

Infine il neerlandese conclude con una riflessione sulla pressione e sulle difficoltà nel gestirla: “Un paio di anni fa ho ottenuto grandi risultati e sono diventato Tom Dumoulin, il grande ciclista olandese, e la squadra, la persone, e io stesso, hanno iniziato ad avere molte aspettative a causa di questo. Ero abituato a gestire soltanto le mie aspettative… Voglio dire, come top atleta le tue stesse aspettative sono molto difficili da gestire. Può essere stressante già da sé. Quando le altre persone si aspettano tanto da te si aspettano tanto è facile dire: ehi, mettile da parte, cosa ti interessa? È facile da dire, ma l’ho trovato molto più difficile di quanto mi aspettassi.  È durato troppo. È tempo di chiarirlo a me stesso. Forse voglio ancora essere un ciclista. Ma beh, sì, è importante che impari a concentrarmi meno su ciò che vogliono le altre persone e di più su cosa voglio io”.

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