Giro d’Italia 2019, diritti TV: Cairo si gioca la carta La7, ma la RAI resta comunque favorita in assenza di altri competitor
Continua a tenere banco la trattativa per i diritti del Giro d’Italia 2019. Se inizialmente con l’approdo di Auro Bulbarelli alla presidenza di RaiSport si pensava che le differenze potessero appianarsi in fretta, era stato lo stesso ex commentatore a spiegare che i negoziati erano ancora tutt’altro che risolti in ragione della forte differenza economica nelle due proposte. RCS Sport vorrebbe infatti 18 milioni di euro per concedere le immagini della corsa, ma il contratto precedente era di 12 milioni e una differenza così importante non è vista certo di buon occhio dai vertici di Viale Mazzini.
“Ho indicato quella cifra perché il Giro ormai vale quella cifra – spiegava nei giorni scorsi Urbano Cairo, il nuovo patron che sin dal suo arrivo ha fatto capire di voler alzare gli introiti rifacendosi a quanto incassato dal Tour de France – La Rai è interessata e ha comunque un diritto di prelazione. Ma potrebbero esserci anche altri gruppi televisivi propensi a trasmettere la manifestazione in parte in pay, in parte in chiaro”.
Il riferimento più immediato è chiaramente a Discovery Channel (che con il marchio Eurosport ha già i diritti), che potrebbe mandare in chiaro (la legge italiana prevede l’obbligo di mandare in onda gratuitamente alcuni eventi, tra cui il Giro) parte della corsa su Nove o DMax. Canali che tuttavia sinora mai hanno ospitato questo tipo di eventi e per questo forse neanche del tutto pronti. Sky dal canto suo non sembrerebbe molto interessata, avendo già Eurosport nel suo pacchetto e non volendo stravolgere la programmazione dei suoi canali in chiaro (TV8 su tutti, ma anche Cielo).
Dando per assodato che Mediaset è fuori dai giochi visto che ormai sono oltre venti anni che non si interessa in maniera sistematica del ciclismo (né in chiaro né in pay TV), l’unico altro network rimasto sarebbe La7. Di proprietà dello stesso Cairo, potrebbe potenzialmente essere una soluzione, pur dovendo completamente stravolgere un palinsesto ben collaudato in anni di costante lavoro in una direzione ben precisa (lontana dal ciclismo) che sta dando progressivamente i suoi frutti. Cairo ha tuttavia una potente arma di negoziato da far valere e non mancherà di farlo per cercare di alzare il più possibile l’offerta RAI.
Il paradosso tuttavia che rischia di colpire la televisione di stato è che per alzare l’offerta c’è il rischio di non poter fornire lo stesso servizio, soprattutto con i vari programmi di contorno. Per abbassare i costi di produzione, infatti, potrebbero anche saltare alcune trasmissioni che storicamente fanno da introduzione, contorno e compendio alla diretta e all’aspetto puramente sportivo più in generale. Una situazione dunque tutta in divenire, che tuttavia sembra meno drammatica di quanto sembrasse inizialmente per due grandi motivi, entrambi legati alla mancanza di concorrenza: nella trasmissione e nella produzione.
Oltre a chi infatti manderà in onda la corsa, chi si accollerebbe anche tutto il carrozzone produttivo della Corsa Rosa senza la RAI? Una domanda non da poco che fa fortemente pendere la bilancia in favore della continuità, almeno per adesso…
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