I 10 Neopro’ più attesi del 2022… un anno dopo

Come facciamo ogni anno, anche in avvio di 2022 vi avevamo presentato i dieci neo professionisti da monitorare con maggiore attenzione nel corso dell’anno. La stagione ormai si è chiusa e quindi è tempo di bilanci e di capire se i neoprofessionisti più attesi sono riusciti a mantenere le aspettative.  Alcuni hanno ottenuto belle vittorie, altri si sono messi a disposizione dei compagni per imparare quanto più possibile, qualcuno, complice anche una dose di sfortuna, ha invece sofferto il passaggio tra i grandi, mentre altri hanno fatto vedere buone cose a cui devono però dare maggiore continuità e/o incisività in futuro per ottenere risultati importanti.

1. Cian Uijtdebroeks (Bora-hansgrohe): Il corridore belga si trova in una situazione paradossale. Nel suo primo anno da pro’, infatti, il classe 2003 ha vinto la più importante corsa a livello giovanile, il Tour de l’Avenir, mostrando sprazzi di classe cristallina che spiegano la nomea di nuovo Remco Evenepoel. Nomea, però, ovviamente ancora tutta da guadagnare tra i grandi, visto che non sono arrivati successi in corse professionistiche in questa stagione, ma dobbiamo ricordare che parliamo pur sempre di un classe 2003, che dalla categoria juniores è passato direttamente al professionismo saltando il passaggio per gli U23. Come confermano comunque alcuni piazzamenti interessanti, se lasciato crescere lontano dai paragoni con il nuovo campione del mondo ha chiaramente il potenziale per fare una grande carriera.

2. Tobias Halland Johannessen (Uno-X Pro Cycling): Il giovane norvegese conferma tutta la sua classe. Apre subito la stagione con un successo di tappa alla Étoile de Bessèges, ma è in generale in tutta la prima parte dell’anno a distinguersi, ottenendo piazzamenti importanti in corse di una settimana, arrivando persino a chiudere in top 10 la Volta a Catalunya e il Giro del Delfinato, oltre a un ventesimo posto alla Freccia Vallone. Nella seconda parte di stagione riesce invece a mettere insieme solo cinque giorni di gara a causa di diversi problemi fisici, ma il classe ’99 ha già dimostrato che in salita può dare del tu ai big del pedale.

3. Filippo Baroncini (Trek-Segafredo): Tanta sfortuna per il giovane corridore italiano. Il classe 2000 si è frattura due volte il radio in stagione (la seconda volta si è aggiunta anche una frattura alla clavicola) e quindi ha ovviamente faticato ad emergere e a trovare la giusta condizione, con il terzo posto nella prima tappa del Giro di Grecia come miglior risultato stagionale. La buona notizia è che anche stagioni come questa servono a crescere e sicuramente il prossimo anno potrà ripartire dalla voglia e dalla rabbia accumulate quest’anno.

4. Luke Plapp (Ineos Grenadiers): L’australiano ha ottenuto il suo primo successo già a metà gennaio, laureandosi campione nazionale su strada (l’anno scorso aveva invece conquistato il titolo a crono). Nella prima parte dell’anno ha partecipato ad alcune corse di una settimana di vari livelli, chiudendo anche in top 10 il Giro di Romandia e sul podio il Giro di Norvegia. Ha fatto poi il debutto in un GT alla Vuelta, dove spesso lo si è visto in testa al gruppo a disposizione dei compagni, mostrando anche generosità. Considerato il suo approccio tra i professionisti e la sua capacità di andare a cronometro, il versatile classe 2000 potrebbe fare bene in tanti tipi di corse differenti anche in futuro, imparando in una squadra in cui non mancano i modelli.

5. Marijn Van Den Berg (EF Education-EasyPost): Non è arrivata la vittoria, ma non sono comunque mancati i piazzamenti per il veloce corridore neerlandese, che ha colto ben tredici top 10 durante questa sua prima annata tra i professionisti, tre delle quali in corse WorldTour. Se i risultati sono arrivati quasi tutti in volata, il 23enne ha però mostrato di cavarsela bene anche nelle corse di un giorno, facendo esperienza in alcune classiche del Nord (dove ha colto un 23° posto alla Gand-Wevelgem), gare che in futuro potrebbero vederlo protagonista.

6. Henri Vandenabeele (Team DSM): La stagione del 22enne belga, potenziale talento per le gare a tappe e i Grandi Giri, era iniziata bene con un nono posto nella classifica finale del Tour of Oman, due top 10 di tappa alla Volta a Catalunya e un decimo posto nella generale del Giro di Turchia. In seguito, invece, anche per colpa del Covid (preso per ben due volte) non è più riuscito a correre molto e, anche a causa di una preparazione difficoltosa, è stato costretto ad abbandonare la Vuelta a España (dove era anche caduto in una delle prime tappe) dopo solo una settimana. Lo aspettiamo il prossimo anno, con la speranza per lui che sia più fortunato.

7. Lewis Askey (Groupama-FDJ): Stagione di apprendimento per il giovane talento britannico, che comunque a marzo è anche riuscito a sfiorare il successo alla Classic Loire Atlantique, dove è stato battuto solamente da Anthony Perez. Per il resto, la soddisfazione maggiore per il 21enne è stata probabilmente quella di essere riuscito a portare a termine due classiche impegnative come il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix, quest’ultima conclusa al 42esimo posto dopo aver pedalato per più di 150 chilometri con un profondo taglio al ginocchio causato da un freno a disco. Un altro infortunio, una frattura del polso alla Parigi-Tours, mette fine alla sua prima annata tra i pro’, che può essere considerata positiva per le esperienze fatte e l’intraprendenza dimostrata in alcune occasioni.

8. Mick Van Dijke (Jumbo-Visma): La sua squadra lo ha utilizzato senza strafare, schierandolo soprattutto in brevi corse a tappe. In quel contesto sono arrivati i risultati migliori del 22enne neerlandese, che ha chiuso al settimo posto il Giro di Danimarca e al sesto lo ZLM Tour. Niente di clamoroso, ma si tratta di un rendimento probabilmente in linea con quelle che erano le aspettative, dato che la Jumbo-Visma lo aveva promosso in prima squadra mantenendolo però legato al programma di sviluppo previsto per lui. In ogni caso, ha anche potuto maturare esperienza preziosa, portando a termine il Giro delle Fiandre e la Parigi-Roubaix, le prime due Monumento della sua carriera.

9. Michele Gazzoli (Astana Qazaqstan): A causa di una leggerezza, la stagione del classe 1999 bresciano si chiude ad agosto, quando l’UCI comunica la sospensione del corridore per la positività al Tuaminoeptano, una sostanza contenuta in uno spray nasale per il trattamento della rinite acquistato in farmacia. Nonostante venga riconosciuta la non intenzionalità dell’assunzione, il 23enne viene comunque squalificato per un anno e licenziato dalla Astana. Un errore che finisce per macchiare un’annata iniziata anche abbastanza bene, con due top 10 alla Volta ao Algarve (a cui se ne aggiungerà poi un’altra al Giro di Slovenia) e la partecipazione alla campagna del Nord.

10. Ethan Vernon (Quick-Step Alpha Vinyl): L’impatto del britannico con il mondo dei grandi è stato eccellente. Una vittoria di giornata in un appuntamento WorldTour (la quinta tappa della Volta a Catalunya), due sigilli al Giro di Slovacchia e una serie di piazzamenti di buon livello, come i due secondi posti di tappa al Giro di Norvegia, a dimostrazione di continuità e, soprattutto, della capacità di saper brillare nei finali veloci, ma anche nelle cronometro non particolarmente lunghe. 22 anni, è stato gestito con oculatezza dalla Quick-Step Alpha Vinyl, ma è probabile che nel 2023 aumentino, numericamente e sul piano qualitativo, gli scenari in cui potrà giocarsi le sue carte.

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