Al Giro con la Bardiani #5 | Alessandro Donati: “Andare in fuga non è suicidio, anzi, puntiamo a vincere una tappa così”

Ciao a tutti,

sono Alessando Donati e sto vivendo questo Giro d’Italia dall’ammiraglia. In squadra siamo tre direttori sportivi e ci dividiamo un po’ i compiti, io ad esempio mi occupo degli orari e degli spostamenti, ma a livello tattico ci confrontiamo prima tra noi e poi facciamo la riunione con i corridori. Ovviamente ognuno di noi cerca di dare il proprio contributo e la propria esperienza per trarre il massimo dai nostri corridori. La mia giornata oggi è iniziata di buon mattino (come sempre accade per i direttori sportivi in questo tipo di corse) e come ogni mattina ho riguardato il profilo della tappa di oggi, che avevo già studiato ieri, e ho provato a ribaltarla come un calzino per vedere cosa potevo inventarmi (anche questo lo faccio tutti i giorni).

Poi ho consultato tutti gli ausili tecnologici che abbiamo, per fortuna! Ho consultato traffico, percorso e situazione vento, che oggi sembrava un po’ in incognita. Per questo motivo oggi ho anticipato un po’ la corsa e non sono salito sulla prima ammiraglia con Roberto Reverberi, come invece avevo fatto nelle tappe precedenti. Ho anche descritto il finale a Roberto, perché in tappe come quella di oggi per i velocisti ci teniamo a fare bene con Filippo Fiorelli. Anche se lui non è un velocista, lo ripeto sempre, perché ce lo chiedono ogni giorno. In ogni caso per arrivi come questi per il corridore è importante sapere cosa lo aspetta prima di un determinato punto, che sia ad esempio una curva chiusa o una strada stretta.

Finora invece non sono mai stato nell’ammiraglia della fuga, ma sono sicuro, caro diario, che Mirko Rossato che è stato sull’ammiraglia della fuga potrà raccontarti tanti aneddoti interessanti. Il nostro bilancio, infatti, è fin qui super positivo, perché siamo sempre presenti nelle fughe. Poi abbiamo fatto anche un settimo posto con Fiorelli in volata, oltre al terzo di ieri. Oggi purtroppo una caduta l’ha messo out a pochi chilometri dall’arrivo, ma ci siamo comunque messi in evidenza con Marengo e Gabburo in fuga. Stiamo facendo un buon Giro e abbiamo fiducia nelle prossime tappe.

Sai, caro diario, il ciclismo ci insegna che nulla è scontato e quindi andare in fuga non è un suicidio, anzi. Noi dobbiamo sempre onorare la corsa rosa, rispettare e sfruttare la vetrina che ci offre il Giro, la corsa più bella del mondo sulle strade più belle del mondo, ma possiamo anche ambire a vincere una tappa andando in fuga.  Dobbiamo sfruttare anche questo morale che è in crescita sia per i ragazzi alla prima partecipazione che per corridori come Visconti e Battaglin, che sono due trascinatori e due persone importantissime nell’essere squadra in gara. Ora la nostra ambizione è una vittoria di tappa, perché abbiamo un gruppo ben assortito, con corridori forti in salita e veloci, caratteristiche che possono aiutarci a entrare in fuga e poi a sprintare se la fuga dovesse andare in porto.

 Un po’ come successo ieri con Fiorelli che, ripeto, non è un velocista. È un corridore scaltro, un funambolo, ha spunto veloce, quindi il corridore ideale per andare in fuga e cercare la vittoria. Poi abbiamo corridori di esperienza come Visconti e Battaglin che lasceranno il segno appena ne avranno l’opportunità. Ora non li vedi, ma fanno già un gran lavoro e sono fondamentali per raggiungere il risultato, sono un po’ come i registi nel calcio.

Oggi siamo tornati in hotel alle 19, dopo aver preparato la logistica per domani, ora si va a cena, dove si ride e si scherza tutti insieme. Questa è una cosa fondamentale, perché il gruppo si vede a tavola, poi l’essere squadra si vede in corsa, ma in questi casi bisogna essere entrambi per raggiungere gli obiettivi. Poi torno in camera e prima di andare a letto ripasserò la tappa di domani e guarderò tutte le informazioni su percorso, meteo, ecc. Tutte cose che comunque rifarò anche domani mattina prima  di andare alla partenza e fare la riunione con i ragazzi. Poi arriverà di nuovo la corsa, che è il momento più bello per un direttore sportivo.

 

Rispondi

Pulsante per tornare all'inizio