Giro d’Italia 2018, Vegni: “Se Froome vince non cambierò il suo nome dall’albo d’oro”

Il Giro d’Italia 2018 sarà per certi versi storico. Sarà infatti la prima volta che una Grande Corsa a tappe partirà fuori dal Continente d’origine, anche se questa scelta ha alimentato diverse polemiche negli ultimi mesi. Le polemiche sono inoltre aumentate in seguito per la presenza ai nastri di partenza di Chris Froome (Sky). A molti appassionati e a diversi corridori non piace l’idea che il britannico possa prendere il via alle corse, e magari vincerle, nonostante la sua situazione sia ancora in bilico dopo il valore anomalo di salbutamolo riscontrato alla scorsa Vuelta a España. Di questi aspetti e non solo ha parlato in esclusiva ai microfoni di CyclingProNet il direttore del Giro Mauro Vegni.

Avete l’impressione di fare la storia con questa Grande Partenza fuori dall’Europa?
La storia la scrivono gli altri. Io penso che questo sia un bel punto di partenza per il ciclismo moderno. Credo che aprire i confini fuori dall’Europa sia qualcosa di molto importante, soprattutto se parliamo di globalizzazione e mondializzazione del ciclismo. Solo portando i grandi eventi in nuovi paesi si fa ciò.

Ieri c’è stato un momento di grande emozione con la celebrazione in onore di Gino Bartali. La storia di questo campione diventato eroe è fonte di ispirazione?
Secondo noi era doveroso. È un italiano nel Giardino dei Giusti, quindi un riconoscimento per un uomo che ha rischiato la sua vita per aiutare altre persone, in questo caso gli ebrei perseguitati dai nazisti. Per noi, come persone, è una grande ispirazione, soprattutto in una società che perde sempre più i valori. È un esempio da seguire.

Tutto sembrava andare benissimo con questa Grande Partenza storica e la presenza di Chris Froome, poi sono emersi i valori anomali di Froome…
Sono perplesso per i tempi, non per quello che è apparso o di quello che sarà. Non è possibile in un mondo come il nostro, con una tecnologia così avanzata, che passino otto mesi senza sapere come stanno le cose. Non è giustificabile che su un atleta al massimo della sua performance metti un punto interrogativo che incombe su di lui. Non fa bene a lui, né a nessuno. Non puoi sospendere un corridore per un anno o due. Il corridore deve avere la certezza: dopo uno o due mesi al massimo, deve sapere se è squalificato o no. Non mi pongo il problema o se l’ha fatto o meno, non mi compete. Mi pongo il problema che chi deve giudicare deve farlo in tempi più brevi di quanto fatto.

Sei infastidito dalla presenza di Froome?
In Italia vige il principio di innnocenza fino a che non è provato il contrario. Finché non mi diranno che Froome ha fatto qualcosa per cui sarà squalificato, per me, ad oggi, è una persona che a tutto titolo può correre. Non sono io a decidere eventualmente di non farlo partire, sono altri a prendere questa decisione.

Sulla Stampa è uscito un articolo in cui dicevi che se Froome vincesse non avrebbe perso la sua vittoria, anche se dovesse risultare colpevole nel caso Salbutamolo? È vero?
Perlomeno per noi. Io non cambierò il suo nome dall’albo d’oro. Non è accettabile che si permetta ad un corridore di correre e poi lo si squalifichi. Non è accettabile in nessuna condizione né sport. Non puoi tenere sospesa una persona, la fai gareggiare, questo esprime al meglio la sua potenzialità, vince il Giro e poi cancelli tutto. Non esiste. Se dobbiamo cancellarlo non deve partire.

Ne avete anche parlato con Lappartient?
Ho spiegato queste ragioni a Lappartient. Gli ho spiegato chiaramente che non è accettabile. Non è corretto nei confronti del pubblico, nei confronti degli sponsor, né nei nostri come organizzatori. Le decisioni, giuste o sbagliate, devono essere veloci e chiare. Non può esistere il non negativo: anche dal punto della dialettica, che significa? Spiegatemi cosa significa… Un corridore può essere positivo e negativo, stop.

Ma come è possibile a livello procedurale?
La commissione è indipendente, ma è importante che lui comprenda che i tempi di questa giustizia non vanno più bene. Quindi deve cambiare anhe il regolamento sull’antidoping. Non si può cancellare di colpo una stagione, come se nulla fosse. Allora io ho proposto, e lui è sembrato essere d’accordo, che la squalifica debba partire dal momento in cui viene squalificato. Nel caso di Froome togli la Vuelta poi, dal momento in cui viene squalificato, lui non corre. Non che corre e poi gli viene tolta la corsa.

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