Trek-Segafredo, Matteo Moschetti: “Spero in una stagione serena, l’anno scorso non ho mai trovato la forma”

Matteo Moschetti si prepara al debutto stagionale. Il corridore della Trek-Segafredo esordirà in questo 2021 al Tour de la Provence, con il ruolo di uomo di punta per le volate della propria squadra. Il milanese vuole soprattutto sconfiggere la sfortuna che ne ha finora condizionato le prestazioni: alcune cadute lo hanno costretto a stare fermo per mesi, rovinando quanto di buono aveva costruito con l’allenamento invernale. Adesso lo sprinter è pronto per il nuovo anno, in cui spera di ritagliarsi un ruolo importante nella squadra e nel team. La redazione di SpazioCiclismo lo ha intervistato in esclusiva prima dell’inizio della sua stagione.

Finora non hai avuto molta fortuna in carriera: ogni volta in cui hai ottenuto un risultato importante, la tua crescita è stata fermata da un grave infortunio.

Sì, finora ci sono stati tanti alti e bassi. Comunque penso di avere imparato tanto, soprattutto l’anno scorso da questo brutto infortunio. Spero in una stagione più serena e di avere continuità.

Ora stai meglio dopo l’ultimo infortunio?

Sì, va abbastanza bene. Ho ancora un pochettino di forza in meno nella gamba infortunata, ma stiamo parlando di dettagli. A livello generale mi sto allenando bene e sono abbastanza fiducioso. Ho lavorato per quello in ritiro.

La tua Vuelta a España 2020 è finita presto, fuori tempo massimo nella settima tappa. Come mai?

Analizzando tutta la stagione, non sono mai riuscito a trovare una condizione abbastanza buona, che mi permettesse di lottare con i migliori in una Vuelta esigente come quella dell’anno scorso. In più ho avuto una giornata pessima, quindi è stato un mix di entrambe le cose che ha portato a questo risultato. È andata così, non è stato facile da digerire ma poteva accadere ed è successo.

Finora hai già ottenuto risultati importanti. In che posizione ti collocheresti in questo momento nel lotto dei velocisti?

Onestamente, al momento non mi reputo uno dei migliori velocisti in gruppo. Io penso di poter ambire a diventare un buon velocista, ma mi rendo conto che i risultati finora sono stati in parte buoni e in parte meno. Devo dimostrare ancora molto, spetterà a me ritagliarmi la mia posizione a suon di risultati e piazzamenti.

Ti trovi meglio su percorsi totalmente piatti o più mossi?

Nei dilettanti riuscivo a sprintare soprattutto su arrivi un po’ mossi. Nei professionisti è diverso, mi trovo a fare sprint di gruppo. Fatico ancora un pochino sui percorsi un po’ mossi. Ma lavorando sulla resistenza potrò ambire a diventare un velocista un po’ più resistente.

Le due vittorie in Spagna a inizio 2020 immagino ti abbiano dato fiducia.

Questo sicuramente, per me è stato un bene perché mi hanno dato visibilità, anche all’interno della squadra. Anche i miei compagni hanno acquisito più fiducia in me. Poi l’infortunio ha un po’ compromesso i piani.

Conosci già il tuo programma per il 2021?

Avevo in programma di iniziare con la Valenciana, ma partirò con il Tour de la Provence. Poi dovrei andare all’UAE Tour, il primo appuntamento importante della mia stagione.

Correrai qualche Grand Tour?

Per ora ne abbiamo solo discusso, ma non abbiamo preso decisioni definitive. Aspettiamo la presentazione del percorso del Giro, può essere una possibilità. Nel caso dovrei guadagnarmi il mio posto.

In questo momento preferiresti fare il Giro, con meno pressione ma meno compagni a tua disposizione, o la Vuelta, in cui la squadra potrebbe darti qualche uomo a supporto?

Onestamente preferirei il Giro. Probabilmente sarei da solo, ma mi potrei giocare le mie carte. Ma non ho paura di andare in una grande corsa con compagni a mia disposizione. Chiaramente bisogna prima dimostrare, andiamo per gradi.

Qual è la tua opinione, come velocista, sulla volata Jakobsen-Groenewegen?

Prima di tutto mi dispiace molto per entrambi i ragazzi coinvolti, in primis Jakobsen che ha avuto le conseguenze peggiori. Mi ha anche fatto riflettere, a volte quando corri sei talmente concentrato che non pensi possa succedere. Poi in volata c’è una linea sottile tra il giusto e lo sbagliato. Qualsiasi corridore che ha fatto una volata ha calpestato o sfiorato quel limite. Qualcuno ha proposto anche di fare le corsie per lo sprint: forse lo si renderebbe più sicuro ma si toglierebbe lo spettacolo. Bisogna definire bene la linea di confine tra una manovra regolare e una scorrettezza, e punire non soltanto in caso di grave incidente.

Gilbert ha dichiarato che Groenewegen rischia di non essere accettato in gruppo, una volta che tornerà a correre. Condivi quest’idea?

Philippe è uno dei senatori del gruppo, quello è il suo punto di vista e lo rispetto. Non ho riflettuto sul rientro di Groenewegen, per lui la cosa più importante adesso sarà ritrovare la serenità, anche al di fuori della bici. Comunque nella vita tutti commettono errori. Quando rientrerà in gruppo vedremo come andrà, non ho così tanta esperienza da sapere se sarà ben accetto o se rischierà di finire “ai margini del gruppo”. Non ne ho idea.

Tra i tuoi compagni di squadra, c’è qualcuno a cui ti affidi maggiormente nel chiedere consigli?

In corsa principalmente Pedersen e Stuyven, che sono quelli con caratteristiche più simili. Spesso facciamo le stesse corse e ci troviamo nelle stesse situazioni.

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