#SpazioTalk, Lorenzo Fortunato: “Molto soddisfatto del 2021, non me lo sarei mai aspettato. Per il 2022 l’obiettivo è quello di andare forte al Giro”

Un grande protagonista della prima annata tra i ProTeam della Eolo-Kometa è stato sicuramente Lorenzo Fortunato. Tre delle cinque vittorie stagionali della formazione italiana portano infatti la firma del 25enne emiliano, salito alla ribalta grazie al bellissimo successo ottenuto nella quattordicesima tappa del Giro d’Italia, conclusasi in cima all’impegnativo Monte Zoncolan. Oltre che alla Corsa Rosa, chiusa in sedicesima posizione, il giovane scalatore ha poi alzato le braccia al cielo alla Adriatica Ionica Race, dove si è imposto sulla Cima Grappa conquistando altresì la classifica generale, e anche nelle corse italiane di fine stagione è riuscito a ottenere qualche interessante piazzamento, tra i quali spiccano un ottavo posto al Giro di Sicilia e, soprattutto, un quindicesimo al Lombardia.

Risultati che avrebbero potuto certamente aprire al nativo di Bologna le porte del WorldTour, ma il 25enne ha preferito prolungare di altri due anni l’avventura con il progetto messo in piedi da Ivan Basso e Alberto Contador, e ora si appresta a iniziare la preparazione in vista di un 2022 nel quale provare a fare un ulteriore step in avanti rispetto a un 2021 già piuttosto positivo. Fortunato ha parlato della sua annata, degli obiettivi per la prossima e di molto altro in un’intervista esclusiva concessa ai nostri microfoni, di cui un estratto è andato in onda nel podcast SpazioTalk.

Il 2021 è stato decisamente l’anno migliore per te; come commenti questa stagione e quanto sei soddisfatto dei risultati che sei riuscito a ottenere?
Sono molto molto soddisfatto, non me lo sarei aspettato neanche io. Se a inizio anno mi avessero detto di firmare per la metà, probabilmente l’avrei fatto.

Ovviamente, il momento più importante per te è stato il successo al Giro d’Italia sullo Zoncolan. Che emozioni ci sono state quel giorno e quando hai realmente capito che poteva essere la tua giornata?
Quel giorno lì non ho mai pensato di poter vincere, ho solo spinto a tutta. Ho realizzato di aver vinto forse alla sera, quando sono andato a letto.

Anche perché hai vinto contro corridori che su questo tipo di arrivi, sulla carta, partivano un po’ più avvantaggiati. C’erano Mollema e Bennett in fuga quel giorno.
Io infatti pensavo che magari vincesse uno di loro due o magari ci riprendessero da dietro. In realtà, quando poi abbiamo preso lo Zoncolan, ho visto che stavo bene, che pedalavo forte. Però non ho mai pensato di poter vincere perché magari mi fermavo. Non essendomi mai trovato in quella situazione ho spinto più che potevo e ho alzato la testa solo negli ultimi 50 metri.

E cosa hai pensato quando hai alzato la testa e hai visto che l’arrivo era lì e Tratnik era troppo indietro per riprenderti?
Ho pensato solo “Ce l’ho fatta”. Ho tirato un sospiro di sollievo, perché non sapevo dietro come fossero messi Bernal o Yates. Dietro non avevo più nessuno, neanche la macchina, e dalla radiolina si sentiva e non si sentiva, perciò quando ho visto l’arrivo ho detto “Ce l’ho fatta”.

Quel momento non è stato un exploit casuale, dato che poi sei riuscito già al Giro d’Italia ad arrivare nono all’Alpe Motta, in una tappa comunque molto impegnativa in cui tutti i migliori sono andati al massimo. Poi la vittoria alla Adriatica Ionica Race, il piazzamento al Giro di Sicilia e anche al Lombardia: quindicesimo in una Monumento non è affatto male, si può dire?
Sì, già prima dello Zoncolan stavo bene, perché ero stato alla Vuelta Asturias e vedevo che in salita rimanevo con Quintana e con i migliori. Poi sono arrivato al Giro e ho visto che negli arrivi in salita non perdevo tanto, e dopo lo Zoncolan ho preso morale ed è venuto tutto un po’ da sé. Dopo il Giro mi veniva tutto abbastanza facile, quindi ho continuato. Ho staccato dopo l’Adriatica Ionica Race e mi sono preparato per arrivare nei dieci al Lombardia, ci sono andato vicino e sono stato contento. Magari devo migliorare alcune cose sulla condotta di corsa più che il resto, insomma c’è da lavorare e da migliorare ancora.

Quanto è stato importante per te l’ambiente Eolo per trovare la tranquillità nei momenti giusti e avere la giusta preparazione per i momenti chiave?
Sicuramente è stato fondamentale, io ho fatto l’anno scorso con il Covid e non ho praticamente mai corso. Perciò questo è stato il primo anno che ho fatto, mentre il 2019 è stato il primo da professionista. Ivan (Basso, ndr), Zanatta, Alberto (Contador, ndr) e tutto lo staff e i dirigenti che abbiamo hanno già vissuto quello che sto vivendo io adesso, anche più di me, perciò mi danno sempre consigli su come affrontare tutto, su come avere una tranquillità. Ti danno il massimo, perciò dopo sta solo a me pedalare. Quando hai la bici e te la senti super e non hai niente da temere con gli altri, dopo devi solamente metterci il tuo, e io l’ho fatto.

Tra l’altro, ti sei trovato talmente bene che hai deciso di rinnovare con un biennale. Non c’è stata la tentazione di andare da qualche altra parte? Perché immagino che tu avessi la possibilità anche di decidere di andare in una WorldTour.
Dopo il Giro e dopo l’Adriatica Ionica Race potevo andare un po’ ovunque, un po’ in tutte le squadre, sia WorldTour che Professional. Però la mia idea è stata proprio quella di rimanere alla Eolo, alla fine squadra che vince non si cambia. Stanno crescendo e c’è un progetto dietro, perciò mi sono sentito più sicuro a rimanere qui.

Ti senti potenzialmente adesso un po’ l’uomo immagine della Eolo, oppure preferisci non darti nessun ruolo?
Sono sicuramente sia l’uomo immagine che quello che dovrà fare risultato e che partirà da capitano. Poi si vedrà in base alla condizione e a tutto il resto, però diciamo che tutti aspettano me e non posso nasconderlo. Rimanendo alla Eolo ne sono consapevole, la scelta di rimanere è perché qui faccio il capitano.

Per l’anno prossimo inizierai quindi a puntare a qualcosa in più anche nelle corse di una settimana? O continuerai a cercare di ottenere successi di tappa nei GT? Ti vedremo protagonista anche in qualche altro tipo di corsa?
Sì, di sicuro il mio programma prevede la Tirreno e poi il Giro, sempre se siamo invitati. Oltre alle tappe, magari anche un’occhio alla classifica. Quest’anno senza curarla, rialzandomi negli arrivi in pianura e rialzandomi nelle tappe sugli sterrati, mi sono trovato a Milano che ero quattordicesimo, perciò il prossimo anno, se da inizio Giro ci sto più attento e curo un po’ di più i particolari, mi sa che posso andare anche più avanti.

È un pensiero che hai in testa? Ti vedi più come corridore da GT, è questo il focus che vorresti avere in futuro?
Sì, perché nella terza settimana sono andato bene, recupero bene. Ho un buon recupero, perciò sì, direi sulle tre settimane, sui Grandi Giri.

Su questo, che ruolo hanno Ivan e Alberto e che consigli ti hanno dato?
Io ho le caratteristiche che hanno avuto loro, un po’ più in piccolo, ma più o meno le caratteristiche sono quelle lì, le tre settimane e andare forte in salita. Perciò ti danno consigli, alle volte anche semplici, che però non sono scontati, sul recupero, sulla vita del corridore, sull’attenzione ai dettagli. Per dire, la scorsa settimana mi hanno portato in galleria del vento, in Inghilterra. Curano tutto.

Per il 2022 ti sei già fissato un obiettivo?
Il mio obiettivo è quello di andare forte al Giro. Poi, vincere le tappe è sempre un sogno, sia quelle che arrivare davanti in classifica. Però la mia attenzione quest’anno è sul Giro, so di poterlo preparare, so di poter andare forte in salita. Punto tutto sul Giro.

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