Natura4Ever-Sovac, Rebellin: “Non ho un traguardo, non ho un limite. Potrei anche correre fino ai 50”

Pronto per una nuova stagione, Davide Rebellin continua il suo sogno. Le grandi corse gli mancano, ovviamente, ma a 46 anni riesce ancora a trovare gli stimoli per proseguire una carriera già di per sé fuori dal comune, arrivando così alla sua 25ª stagione da professionista. Non importa se la Natura4Ever – Sovac è una squadra di terza fascia e che sino a pochi giorni fa non conosceva praticamente nessuno (peraltro neanche esisteva, come tale). Anzi, il fatto che si tratti di una squadra belga, ma con licenza algerina ben si concilia con l’immagine di un uomo che dal passato si proietta comunque verso il futuro.

Fondamentale l’impegno per averlo dell’ex corridore Geoffrey Coupé, che lo ha a lunco cercato e corteggiato, fino a riuscire nel suo intento. E poco importa se non correrà più grandi corse, prma di tutto è qualcosa che sente di fare per sé stesso. “Il senso si trova dentro di me – spiega alla Gazzetta dello Sport – È una cosa innata. Mi attacco il numero sulla schiena e mi viene da dare sempre il meglio. Do importanza a quello che faccio in ogni circostanza. Ci metto cuore e passione“.

E son proprio queste le chiavi della sua longevità, oltre ad una meticolosa preparazione e cura dei dettagli, che parte dall’alimentazione, punto di forza proprio della sua grande esperienza. Abituato da ormai almeno un lustro a ragionare di anno in anno, il vicentino non esclude di poter arrivare anche a superare il mezzo secolo in bici (nella sua categoria c’è già Lex Nederlof, 51enne olandese con una carriera comunque sempre in squadre non sempre proprio professionistiche). “Non so se succederà, non è un traguardo che mi sono posto – spiega – Ma mi dico, perché no? Di sicuro, è possibile“.

Se battere i record di longevità “è l’ultima cosa a cui penso” ed è “il piacere a guidarmi”, il 46enne veneto sa comunque bene che prima o poi arriverà il momento di farlo e questo potrebbe anche succedere da un momento all’altro. “Non ho un traguardo, non ho un limite – ammette – Se cominciassi a non finire le gare, a non essere più all’altezza… allora sì che smetterei. Per ora non è così”. D’altro canto il livello delle corse che affronta si è abbassato in questi anni, ma lui si vede ancora competitivo a gare più importanti, sulla scia di un campionato nazionale in cui ha comunque ben figurato. “Sebbene non avessi disputato gare nei 20 giorni precedenti, ho chiuso decimo – precisa – Penso che potrei essere competitivo anche in corse di alto livello“.

In particolare, sono Milano – Sanremo e Freccia Vallone le corse che più gli mancano, con il rimpianto “negli ultimi anni di non avere corso molto in Italia”. Per questo ha sperato fino all’ultimo di poter trovare un team italiano, sperando comunque ancora “che l’opportunità di correre in Italia venga fuori”. Intanto, il debutto stagionale è fissato per fine gennaio allo Sharjah Tour, negli Emirati Arabi. Poi si vedrà, con la sua nuova squadra che sicuramente avrà anche possibilità nel Nord Europa e in Africa.

Nuove esperienze che non lo spaventano, ma anzi lo affascinano. Come quest’anno in Iran e Indonesia, dove ha vinto, facendo nuove scoperte e vivendo nuove esperienze. A 46 anni, è pronto a farne ancora.

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