Education First, Taylor Phinney annuncia il ritiro a 29 anni: “Lascio per essere onesto con me stesso”

Taylor Phinney pronto all’addio al ciclismo alla Japan Cup 2019. L’ex promessa statunitense ha annunciato la sua intenzione di chiudere la carriera professionistica al termine di questa stagione, pesantemente condizionata da un tremendo infortunio nel 2014, dal quale non si è mai del tutto ripreso. Tra i corridori più promettenti della sua generazione, cronoman di classe e potenza che aveva dimostrato grande feeling con il pavé e dal discreto spunto veloce, figlio d’arte sia da parte di madre che di padre, si è distinto sin da giovane anche a livello professionistico, conquistando ad ancora 21 anni il prologo del Giro d’Italia 2012 e potendo così indossare la Maglia Rosa per tre giorni. Quello stesso anno fu secondo ai mondiali a cronometro e quarto ai Giochi Olimpici di Londra, sia in linea che a cronometro.

La sua carriera ascendente è stata tuttavia stravolta il 26 maggio 2014, quando una bruttissima caduta nella prova in linea ai campionati nazionali, dopo che aveva appena conquistato il suo secondo oro a cronometro, lo ha costretto ad una lunghissima assenza. Da allora non ha più ritrovato il livello che gli aveva permesso di ottenere undici successi da professionista (solo altre due vittorie successivamente, entrambe in patria), anche se l’anno scorso con un bell’ottavo posto alla Parigi – Roubaix aveva dimostrato di poter nuovamente farsi notare ad altissimo livello.

“Questa decisione è qualcosa alla quale pensavo e rimandavo per tanto tempo, diciamo un paio di anni, ma ultimamente è stato in qualche modo il mio corpo a decidere – spiega l’americano – Nella mia carriera ciclistica sono ormai stato più a lungo infortunato che non e sento che questo è il momento giusto di farmi rimborsare le mie fiche e lasciare il casinò. Il grande supporto che ho avuto qui alla EF e prima alla BMC è stato di grande importanza per riuscire a tornare in bici ed essere in grado di essere al via di una corsa. Ma ad un certo punto non vuoi più allinearti alle corse solo per finirle. È tempo di usare questa energia e metterla in qualcosa di fresco e nuovo, qualcosa di sconosciuto. Lascio per poter essere più onesto con me stesso, il che significa fare arte, fare musica, creare e coltivarmi. Penso di aver avuto un piede nello sport e un piede nel campo dell’arte, ad un certo punto ha vinto l’arte”.

Una decisione dunque a lungo riflettuta e maturata nel corso del tempo quella dell’eclettico corridore di Boulder, che ora lo porta verso nuovi orizzonti, a dimostrazione di una personalità completa ed atipica. “Il talento non è niente senza l’etica del lavoro e l’etica del lavoro viene dalla passione sincera per quello che stai facendo – analizza – E se costantemente forzi la tua etica del lavoro perché la tua passione è altrove, allora il potenziale e il talento non significano niente […] Penso che ci voglia molta forza nel riconoscere che non hai più una passione genuina per quello che stai facendo e poi serve il coraggio di fare quella scelta, prendere quella decisione quando ci sei così tanto dentro. Sento che sostanzialmente ho preparato questo momento per molto tempo, coltivando la capacità di dare voce al mio pensiero e dire ‘Penso che non voglio più farlo'”.

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