Team Sky, quattro anni di squalifica per il medico britannico Richard Freeman: “Infranse le norme antidoping e tentò di manipolare l’inchiesta”
Quattro anni di squalifica per Richard Freeman. È questa la sentenza della Commissione Nazionale Antidoping britannica (NADP) nei confronti del medico che fu in servizio nel Team Sky e nella Nazionale britannica nella secondo decennio di questo secolo. A Freeman vengono imputate delle infrazioni delle regole antidoping, fra cui il possesso di una sostanza proibita e la manomissione di una indagine. Al medico britannico era già stata revocata la licenza professionale nel 2021. La squalifica sarà retroattiva e vede il suo inizio fissato nel giorno 22 dicembre 2020, quando fu decisa la sospensione provvisoria di Freeman.
I fatti risalgono al 2011, quando Freeman effettuò un ordine per 30 bustine di Testogel, trattamento ormonale usato normalmente per trattare i sintomi della carenza di testosterone, che gli vennero recapitate nella sede di British Cycling, a Manchester. Interrogato sulla vicenda, il medico prima definì la consegna un “errore” e poi sostenne che si trattava di un farmaco che avrebbe utilizzato Shane Sutton, uno degli allenatori della federazione britannica e del Team Sky. Sutton, però, ha sempre negato la cosa.
Le indagini sulla vicenda, da parte dell’Agenzia Antidoping del Regno Unito (UKAD) sono iniziate nel 2016 e da lì sono proseguite negli anni, fino alla sentenza definitiva (che Freeman può ancora contestare in appello), datata 15 agosto 2023: “Il tribunale ha trovato prove convincenti sul fatto che Freeman volesse fare in modo che la sostanza proibita, consegnata a Manchester, fosse disponibile per uno o più degli atleti che seguiva all’epoca – una parte della nota diffusa dall’UKAD – Il tribunale ha inoltre accertato il tentativo di manomissione dell’inchiesta da parte di Freeman, la cui condotta è andata contro le norme”.
Frank Slevin, presidente di British Cycling, si è espresso così dopo la sentenza: “Prendiamo atto del verdetto. In tutto questo tempo abbiamo ribadito la nostra convinzione che sia nell’interesse pubblico che tutte le questioni siano ascoltate ed esaminate a fondo, e abbiamo fatto ogni sforzo per sostenere tutte le realtà impegnate nelle indagini. Come abbiamo affermato in precedenza, la condotta di Richard Freeman durante il suo impiego presso British Cycling non aveva alcuna aderenza agli elevati livelli etici e professionali che noi, i nostri membri e i nostri sostenitori giustamente ci aspettiamo”.
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