Doping, l’ex corridore e direttore sportivo Johan Bruyneel pensa che “non sia più un fattore decisivo nel ciclismo”

Il caso che ha investito Jakob Fuglsang e Alexei Lutsenko sta facendo parecchio parlare. I due corridori dell’Astana sarebbero infatti citati in un rapporto della Cycling Anti-Doping Foundation come sospetti frequentatori del dottor Michele Ferrari, personaggio bandito dal mondo del ciclismo professionistico. Gli atleti hanno negato ogni addebito e la squadra kazaka, nella persona del gm Alexander Vinokourov, li ha difesi, commentando come “senza senso” le voci che li riguardano. Sulla materia si è espresso anche Johan Bruyneel, belga che è stato prima corridore e poi direttore sportivo, attualmente squalificato per 10 anni (fino al 2022) per le pratiche doping portate avanti nelle squadre per cui ha lavorato come ds.

Bruyneel conosce bene Ferrari e di lui “non posso dire nulla di male – le parole dell’ex manager, fra le altre, della Us Postal in un’intervista rilasciata a Het Laatste Nieuws – Non voglio commentare quel che è uscito nei giorni scorsi fino a che queste rivelazioni non saranno provate. Avevo sentito queste voci già l’anno scorso, ma non posso sapere se siano vere. Ma Ferrari è un medico molto prudente è attento, ben più rispetto, per esempio, di quel che so e ho letto di Eufemiano Fuentes“.

Il belga comunque è scettico rispetto all’influenza del doping nel ciclismo attuale: “Mi domando cosa possa fare o sapere Fuglsang in più rispetto a qualunque altro corridore. Specialmente in un periodo caratterizzato da tantissimi controlli, dal passaporto biologico e da analisi che possono essere portate avanti anche dieci anni dopo i fatti. Il contributo del doping è diventato così marginale da non essere più un fattore decisivo”.

 

 

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