#SpazioTalk, Domenico Pozzovivo: “Il Giro d’Italia sarà la stella polare del mio 2021. L’arrivo di Fabio Aru ciliegina sulla torta”
Domenico Pozzovivo è pronto a vivere un’altra stagione da protagonista. Il corridore lucano ne ha parlato in esclusiva ai microfoni di SpazioCiclismo, nel consueto appuntamento settimanale con SpazioTalk. Lo scalatore della NTT ha parlato di vari temi, dal nuovo sponsor del suo team (che nel 2021 si chiamerà Qhubeka Assos), all’arrivo in squadra di Fabio Aru, fino a passare in rassegna la sua stagione, cominciata con tanti dubbi e conclusa in grande crescita al Giro d’Italia, nonostante un’infezione al gomito che lo ha costretto a fine stagione all’ennesima operazione della sua carriera.
Come giudichi la stagione appena conclusa? Non è stata fortunatissima per te, ma sono arrivate anche risposte importanti, soprattutto al Giro d’Italia.
“Venivo da un infortunio molto grave che aveva messo addirittura in dubbio il prosieguo della mia carriera. Non avevo grandi certezze all’inizio dell’anno, poi devo dire che questa interruzione per la pandemia sicuramente mi ha facilitato, però devo dire comunque che la parte finale è stato molto positiva, quindi c’è stata una crescita”.
Nella seconda settimana e anche sull’Etna sei stato tra i migliori. Poi forse si sono fatte senitre le fatiche del Tour e una preparazione che ovviamente è stata particolare oppure c’è stato dell’altro?
“Sicuramente non è stata una preparazione mirata al Giro, quindi qualche crepa si può essere aperta. Alla fine comunque nelle ultime due tappe in salita e anche alla crono ero performante. Magari non nell’ultima settimana, ma c’è stata una crescita. E poi comunque ho convissuto tutto il Giro con un’infezione al gomito, che infatti è stato operato tre giorni dopo il Giro, quindi sicuramente qualcosina mi ha tolto”.
La buona notizia è che il progetto Qhubeka Assos continuerà. Cosa pensi di questo progetto, che ruolo potrai avere e hai già una mezza idea di che programma potrai fare l’anno prossimo?
“Innanzitutto, per il progetto, sono molto contento che possa continuare perché è un’iniziativa che va avanti da tanti anni, ha fatto tanto bene in Africa e il nostro team manager meritava di continuare il lavoro. Per quanto riguarda me, comunque il ruolo in squadra resta concentrato sulle grandi corse a tappe e penso che il Giro d’Italia sarà la stella polare del mio anno, ma non abbiamo ancora parlato del resto del programma. Come il 90% delle squadre non abbiamo ancora fatto un ritiro, in genere se ne parla nel ritiro di dicembre, quest’anno magari sarà spostato un po’ più in là”.
Sei contento dell’arrivo di Fabio Aru?
“Sì, sono contento perché per il fatto che la squadra abbia trovato lo sponsor tardi, magari ha precluso la possibilità di poter tenere altri corridori molto validi nella mia squadra quest’anno, però penso che all’ultimo momento siamo riusciti a mettere su un’ottima formazione e la ciliegina di Fabio Aru è importante per la squadra”.
Una squadra a impronta italiana, perché oltre a voi due ci sarà anche Nizzolo, è arrivato Pelucchi. Questo aiuta anche voi a rendere meglio?
“Penso di sì, oltre che italiani poi siamo tutti localizzati nel Ticino, quindi abbiamo anche parti comuni sia per organizzare allenamenti che eventuali ritiri”
C’è un bel rapporto anche con Ulissi, con Nibali, anche se con Vincenzo non siete più compagni di squadra.
“Sì, ci troviamo spesso in allenamento abitando tutti qui in Ticino. Al di là delle gare c’è un rapporto di amicizia, non c’è astio tra di noi fra di noi fuori dalla gare, come qualcuno potrebbe ipotizzare visto che in gara siamo sempre rivali”.
Quest’anno si è parlato molto di cambio generazionale, soprattutto per i risultati dei GT. Pensi sia un discorso legato solo a questa stagione particolare o stiamo proprio assistendo a un cambio generazionale molto più forte di quanto accaduto negli ultimi anni?
“ La componente maggiore è proprio un cambio generazionale, aiutato da una stagione molto compatta che potrebbe aver favorito le nuove generazioni. Ma è innegabile che ci sia un cambio al vertice. Come contrastarlo? Abbiamo ancora qualcosa dire, facendo leva sull’esperienza, cercando sempre di lavorare sugli aspetti che in un anno così particolare magari sono stati tralasciati. Comunque c’è anche da dire che, in generale, è meno difficile arrivare ai vertici che confermarsi, quindi aspettiamo conferma di chi quest’anno ha fatto un salto in alto molto evidente e essendo giovane subirà pressioni a cui non era abituato.
Hai partecipato ai mondiali di eSports? Che ruoli pensi possano avere gli eSports nel futuro del ciclismo: sempre più importante o si manterrà la prevalenza del ciclismo con la gente a bordo strada?
“Il ciclismo su strada con la gente (speriamo presto), sarà sempre la forma più bella del ciclismo, però il confinamento e queste situazioni un po’ estreme ci hanno dimostrato comunque la validità della possibilità di allenarsi in casa ed è una possibilità che non va assolutamente denigrata ed ha possibilità di espandersi tanto ancora.
L’infortunio al braccio ora è a posto dopo l’operazione?
“Sì, ho dovuto sottopormi a sei settimane di antibiotici perché è un po’ la prassi per essere sicuri che vada via l’infezione. La parte più critica è passata, ma comunque c’è da lavorare ancora per recuperare un po’ di range di movimento”.
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