Sagan: “Il ciclismo è uno sport noioso. Se accendi la TV a 100 chilometri ti addormenti, no?”

Il ciclismo? “Uno sport noioso“, secondo Peter Sagan. Senza peli sulla lingua lo slovacco ha ammesso di non capire perché le persone dovrebbero guardare una tappa in televisione, ad eccezione degli ultimi chilometri, “nei quali realmente succede qualcosa”. Al termine di una Vuelta a España 2018 in cui è andato più volte vicino al successo senza tuttavia mai riuscirvi, il corridore della Bora – hansgrohe si è lasciato andare ieri intervistato da El Pais, forse anche con un senso di frustrazione per una corsa in cui non è mai riuscito del tutto a brillare, ribadendo comunque un concetto che sostanzialmente aveva già sostenuto in passato, non nascondendo di preferire discipline come il ciclocross e la MTB, più intense.

“Non so come dire – esordisce – Ad esempio, se guardo una corsa di duecento chilometri in TV, la accendo a cento chilometri dalla conclusione e la corsa è sempre uguale. E anche a venti chilometri dalla conclusione è la stessa cosa. Ma dai meno cento ai meno venti son passate due ore. E tu stai davanti alla televisione senza che sia successo nulla…”

Il tre volte iridato ammette dunque, quando non è lui in gara, di guardare “solamente gli ultimi cinque chilometri”. In precedenza, secondo un copione effettivamente visto troppe volte, per lui ci sarebbe ben poco da vedere: “Se guardi gli ultimi 10, 5 o un chilometro tutto cambia a grande velocità, anche nelle tappe di pianura. Ma se accendi la TV a 100 chilometri ti addormenti, no? Poi ti svegli a dieci chilometri dalla fine e vuoi sapere come andrà”.

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