Movistar, Enric Mas parla della paura delle discese e di come l’ha superata: “C’erano momenti in cui riuscivo a malapena a controllare la mia bici”

Enric Mas parla delle difficoltà avute durante la stagione 2022. Lo scalatore spagnolo ha concluso alla grande l’anno conquistando il Giro dell’Emilia e chiudendo al secondo posto due corse importanti come la Vuelta a España e Il Lombardia (alle spalle dei due fenomeni Remco Evenepoel e Tadej Pogacar), ma prima di ottenere questi risultati l’annata del 27enne della Movistar non era stata particolarmente positiva. A causa di alcune cadute, infatti, Mas aveva iniziato ad aver paura di affrontare le discese, un vero e proprio blocco psicologico che ha avuto il suo culmine al Tour de France, dove il classe 1995 si è comunque ritirato per covid a poche tappe dal termine, quando era già molto lontano in classifica.

“È stato un disastro. Meglio cancellare il Tour dalla memoria, perché dall’inizio alla fine è stato orrendo“, ha dichiarato lo scalatore spagnolo a Cyclingnews, confidando anche che nelle discese gli sembrava di “andare in bicicletta per la prima volta“.

Ho iniziato a farmi prendere dal panico – ha proseguito Mas – Avevo paura di ogni curva. I dubbi si insinuano nella tua mente e poi prendono il sopravvento. La tua testa ti dice che devi frenare entrando in curve che puoi affrontare anche a 80 km/h. È difficile da spiegare ma quando la tua testa ti dice che devi fare qualcosa, tu lo fai. Il tempo che stavo perdendo è diventato secondario per me. L’importante era la mia sicurezza, perché c’erano momenti in cui riuscivo a malapena a controllare la mia bici“.

Dopo il ritiro dalla Grande Boucle, il 27enne ha quindi deciso assieme alla squadra di affrontare il problema, rivolgendosi a uno psicologo e a un esperto di discese: “Dopo il Tour, mi sono riposato per qualche giorno, poi mi sono messo al lavoro. C’è stato un mese tra il Tour e la Vuelta ed è stato un mese di duro lavoro. Lo psicologo, l’esperto di discese e il mio allenatore hanno lavorato tutti insieme e mi hanno aiutato molto”.

Il classe 1995 non è ovviamente entrato nei dettagli riguardo le sue conversazioni con lo psicologo, svelando solo di aver trattato “tutti i temi” e in particolare il “godersi di nuovo le cose”, ma ha spiegato il lavoro fatto con l’esperto di discese: “Andorra (dove vive Mas, ndr) è piena di montagne e ogni volta che sali, devi scendere. Si trattava di ripetere le discese, poi fermarti e guardare come le avevi percorse, cosa avevi fatto bene e cosa avevi fatto male. Poi tornare su e farlo di nuovo“.

Anche la Movistar ha avuto un ruolo nel sostenere Mas, in particolare il compagno di squadra José Joaquin Rojas: “Tutto il team ha lavorato con lui, soprattutto per sostenerlo psicologicamente, perché penso che fosse quello di cui aveva più bisogno – le parole di Rojas – Con i miei 37 anni ho cercato di trasmettergli un po’ di calma da veterano, incoraggiandolo soprattutto a provare piacere nello stare in bici […] Quando si è davvero rilassato, è stato allora che le cose hanno iniziato a cambiare. È andato alla Vuelta senza pressioni e lì abbiamo visto l’Enric che tutti conosciamo e amiamo: al suo livello, sorridente, che corre bene”.

Dopo aver ritrovato la fiducia, il 27enne è stato quindi in grado di lottare con Evenepoel alla Vuelta e con Pogacar al Lombardia: “Questo mi dà sicuramente fiducia. Sono sulla strada giusta. A poco a poco mi sto avvicinando a loro e un giorno spero di essere al loro livello. Ogni anno sono cresciuto un po’ di più e penso di avere margini di miglioramento. Con qualche miglioramento in più, un po’ più di fiducia e un po’ più di esperienza, penso di poterci arrivare”, ha concluso Mas.

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