Astana Qazaqstan, Vincenzo Nibali sul suo ritiro: “Non ci ripenserò. Smetto al momento giusto, con il sorriso”

Vincenzo Nibali conferma pienamente la sua intenzione di appendere la bici al chiodo a fine anno. Una decisione maturata e consapevole quella presa dal siciliano e ufficializzata ieri nella sua Sicilia, nella sua Messina. Tornato alla Astana Qazaqstan con cui ha vissuto il suo periodo d’oro nel ciclismo, lo Squalo dello Stretto correrà dunque un solo anno con la formazione kazaka, scegliendo di fare l’annuncio nella corsa più importante della sua stagione, che a questo punto deve (lo merita lui e tutti gli appassionati di ciclismo) in una lunga festa di addio, partendo proprio dal Giro d’Italia 2022. Liberatosi da questo peso, l’augurio è che possa correre con la giusta serenità per regalare a tutti (nonché regalarsi per primo) lo spettacolo che ha sempre garantito nella sua lunga e prolifica carriera.

54 vittorie, 4 Grand Tour (Giro d’Italia 2013 e 2016, Tour de France 2014 e Vuelta a España 2010), Tre Monumento (Il Lombardia 2015 e 2017 e Milano – Sanremo 2018), ma anche 14 tappe nei GT, due Campionati Italiani (2014,2015), due Tirreno – Adriatico e molto altro. Questo l’eccezionale palmarès costruito al netto di alcune grandi sfortune, tra le quali spiccano quelle in maglia azzurra a Firenze 2013 e, soprattutto, Rio 2016, che avrebbe potuto regalargli la consacrazione anche al grande pubblico, al di fuori del ciclismo, per portarlo in quell’olimpo degli sportivi italiani a cui a giusto titolo appartiene. Una bacheca che tutti ci auguriamo possa comunque ancora arricchirsi di altre perle prima di essere chiusa.

“A fine stagione chiuderò la mia carriera per quanto riguarda il ciclismo professionistico su strada – commentava ieri ai microfoni dei giornalisti dopo l’annuncio in diretta TV, davanti al suo pubblico – Ora si tira una linea. Ora vivrò il Giro d’Italia giorno per giorno, voglio godermelo sino alla fine con il pubblico che voglio ringraziare ancora adesso perché mi ha sempre abbracciato, non ora, ma già da prima e di questo sono fiero. So che non sarà semplice fare qualcosa in questo Giro, ma ci voglio provare”.

La chiusura del cerchio è arrivata dunque nella sua Messina, ovviamente una scelta tutt’altro che casuale, anche questa maturata e ragionata con passione: “Era già da qualche anno che sapevo che ci sarebbe stata la tappa a Messina. Sapevo che sarebbe arrivato il momento, ma lo volevo tenere me per e volevo arrivare fino a qui. La mia carriera è stata lunga e penso che fosse il momento di scegliere il posto più opportuno. Ripassare per queste strade in cui hai pedalato da ragazzino, è qualcosa di strano, anche un po’ magica come sensazione, che ti riporta indietro nel tempo”.

18 stagioni che non avranno dunque più seguito, come ribadisce alla Gazzetta dello Sport dopo che ieri era sembrato in qualche modo lasciare aperto (a parole, perché il suo sguardo, la sua commozione sincera e le sue lacrime dicevano tutt’altro): “Smetto al momento giusto, con il sorriso. Va restituito il tempo alla famiglia e agli amici. Sono stati anni bellissimi, non ci ripenserò“. Il corridore italiano più vincente (non in termini quantitativi, ma di qualità) dai tempi di Felice Gimondi è dunque pronto a salutare in maniera definitiva. La fine di un’epoca per il ciclismo italiano, che perde il suo faro senza che all’orizzonte si veda un suo possibile sostituto. Con i ritiri già annunciati di Philippe Gilbert e Alejandro Valverde, la fine di un’epoca per il ciclismo mondiale.

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