Vuelta a España 2022, Remco Evenepoel: “Abbiamo ancora un bel vantaggio, ma non è assolutamente finita. Prendere covid sarebbe un incubo”

Remco Evenepoel professa tranquillità durante l’ultimo giorno di riposo della Vuelta a España 2022. In una conferenza stampa rilassata, nella quale si concede anche qualche battuta, il 22enne fiammingo non si nasconde, anche se si mostra ancora molto prudente riguardo il risultato finale. Ribadendo ancora una volta di essere arrivato con due obiettivi principali e di essere sulla buona strada per raggiungerli entrambi, anche se dovesse perdere la corsa, il leader della Quick-Step Alpha Vinyl cerca di allontanare la pressione di un paese che aspetta il nuovo vincitore di un grande giro da ormai 40 anni. A sei tappe dalla conquista di una Maglia Rossa che indossa ormai da dieci giorni, Remco Evenepoel cerca di non farsi travolgere e resta concentrato sulla strada.

La scorsa settimana dicevi che non leggevi i giornali e non ascoltavi la TV, ancora non vuoi sapere cosa succedere per non essere distratto?
So di poter essere il primo vincitore belga da molto tempo, ma mancano ancora sei tappe quindi non voglio pensare a me in quel modo ancora. Ovviamente, mentalmente è meglio cercare di stare calmo, vedere come va la corsa giorno per giorno per vedere cosa succede perché, come abbiamo visto la scorsa settimana con la caduta, tutto può cambiare. Abbiamo avuto due cadute in squadra: Julian ad esempio è stato costretto al ritiro, mentre a me è andata meglio, ma fanno ancora un po’ male i muscoli e l’anca. Potrei ancora perdere tempo, ma non sarebbe un dramma. Trovarmi in questa situazione a inizio Vuelta sarebbe stato più di quanto avrei immaginato. Come avevo detto, il mio obiettivo era la vittoria di tappa e un piazzamento nei 5 o 10.

Cosa pensi di Roglic dopo questo fine settimana altalenante?
Roglic e Mas stanno andando entrambi molto bene. Roglic è stato il più forte sabato, mentre Mas è stato molto forte ieri. Anche se quando ha attaccato ieri sapevo di avere un buon vantaggio, quindi non ho voluto rischiare di andare oltre i miei limiti visto che eravamo già oltre quota duemila. Abbiamo visto in fretta che non hanno preso molto vantaggio e li abbiamo tenuti sotto controllo, quindi non volevo rischiare. Ora siamo nella terza settimana, chi ha le gambe migliori andrà più forte in salita, ma la Vuelta è tutt’altro che finita.

Cosa hai imparato di te stesso in questi dieci giorni in rosso?
Vestire la maglia leader in un grande giro  è qualcosa di molto speciale, ovviamente più di averla ad Algarve, Valencia o altre corse come queste. In gruppo hai più rispetto perché per indossarla la devi meritare e conservarla è molto difficile. Anche la squadra comunque sta bene, abbiamo gestito bene questi giorni, ci dà motivazione aggiuntiva.

Il tuo allenatore nei giorni scorsi diceva che le tappe di mercoledì e giovedì non dovrebbero rappresentare un problema per te, mentre sabato sarà una sfida maggiore. Ti senti pronto per queste tappe?
Non conosco molto le tappe. Sabato avevo ancora gambe indolenzite, erano passati due giorni dalla caduta e facevo fatica ad alzarmi sui pedali, che era fondamentale in quella salita. Penso che quel giorno si sono uniti più fattori negativi e ho perso un po’ di terreno, ma ce la siamo cavata bene. Ieri invece, anche se avevo ancora problemi con le gambe dopo la caduta, ma me la sono cavata molto meglio. Oggi non mi sembra di avere più dolori, quindi sento che la situazione sta andando molto bene.

Come stai gestendo la pressione della stampa?
So che è aumentata, ma non ho tempo per vedere la TV, quindi non mi preoccupo di quello che succede. Ovviamente i risultati che stiamo avendo ci danno più attenzione, ma questo mi dà anche ulteriore motivazione per conquistare maglia e corsa.

Quali sono i piccoli trucchi per cercare di recuperare in vista della terza settimana?
Ad esempio, fare una conferenza stampa più corta possibile (ride, ndr). Dormire, recuperare, passare una giornata tranquilla, anche in bici. È importante  mangiare bene per recuperare quanto speso nei giorni scorsi. Infatti ieri a cena abbiamo mangiato patatine e hamburger, e questa mattina fatto una colazione abbondante. Poi questo pomeriggio, completati i miei obblighi andrò a letto a riposare il più possibile e spero che il mio massaggiatore sia libero e riposato per stare tanto con me.

Pensi di essere al tuo livello migliore?
Dopo due settimane di corsa non penso si possa essere al miglior livello della vita, ma ovviamente ora ho un livello migliore rispetto allo scorso anno, chiaramente avendo potuto avere una preparazione migliore. Non so se posso dire di essere al mio livello migliore perché le gambe cominciano ad essere stanche e anche mentalmente è dura giorno dopo giorno. Al momento si tratta di recuperare e spendere meno energie possibile al di fuori della bici

Roglic viene da tre vittorie consecutive e sicuramente vorrà provare qualcosa, pensi sia lui il tuo rivale principale e come pensi di affrontare le prossime tappe?
Il mio unico obiettivo è seguirlo. Penso però che la lotta per la seconda posizione è più aperta, visto che hanno solo 25 secondi fra loro. La Movistar ha bisogno dei punti e c’è molta differenza in termini di punti tra fare 2° e 3°, quindi vorranno provare a fare qualcosa. Per questo la lotta per la seconda posizione sarà anche importante. Non credo si possa ridurre tutto ad una sfida con Roglic. Ad ogni modo, penso che più tappe sarò riuscito a difendermi senza perdere terreno prima della battaglia finale di sabato, sarà ovviamente meglio.

Quale è attualmente la tua paura maggiore?
Ammalarmi. In gruppo il covid continua a girare e alcuni hanno lasciato la corsa. La mia più grande paura al momento è non finire la Vuelta per colpa del covid, sarebbe un incubo.

Prima dicevi di essere venuto qui per fare Top5 o Top10, ma non sarebbe ora una delusione anche solo uscire dal podio dopo essere stato davanti sinora. Pensi possa succedere?
È sempre possibile. Come ho detto, con quella caduta c’era la possibilità che non potessi più proseguire a questo livello e andare forte in salita. Ogni curva può essere pericolosa, tutti qui siamo un po’ spaventati dalle curve nel Sud della Spagna. L’asfalto è molto scivoloso e pericoloso, anche per l’umidità che si crea. Tutto può ancora succedere. Dobbiamo essere sempre concentrarti al 100% ogni giorno. Tutto può succedere fino alla fine. Anche sabato sera, non sarà ancora finita.

Sei ovviamente consapevole della grande attenzione in Belgio, come pensi andranno le cose da voi questa settimana?
Spero che si resti un po’ tranquilli. Mancano ancora sei giorni di corsa e non sono per niente facili. Le salite non saranno durissime, ma caldo, durata e fatica nelle gambe si fanno sentire. Spero quindi che tutti restino calmi. Noi ci batteremo per la maglia, ovviamente. Abbiamo ancora un bel vantaggio, ma non è assolutamente finita. Restiamo calmi e positivi, poi vedremo sabato sera e domenica mattina quello che sarà il risultato

Cosa dici ai tuoi compagni in questi giorni?
Ogni giorno dico ai miei compagni che sono molto forti e fanno un grande lavoro. Stanno tutti andando fortissimo. Penso che quando c’è la maglia in squadra in un GT, tutti riescono a dare quel qualcosa in più. Anche oggi sembravano tutti freschi e abbiamo fatto una bella pedalata. Fino ad oggi la nostra Vuelta è stata quasi perfetta, con vittoria di tappa e dieci giorni in maglia rossa. Se qualcuno ce lo avesse detto alla partenza, penso che avremmo tutti firmato per questa situazione. Nessuno è stressato o deluso da quanto successo sinora. Siamo fiduciosi di poter arrivare a Madrid con un buon risultato. Non importa se sarà in maglia rossa o meno, ma lotteremo finno alla fine.

Puoi dirci qualcosa riguardo i tuoi dolori al sottosella?
Con questo caldo sudiamo tutti tanto e c’è stata anche molta umidità. In questi casi c’è sempre un po’ di irritazione al sottosella, non è piacevole, ma penso che tutti siano un po’ in questa condizione e non è niente di grave.

Quale pensi sia stato l’insegnamento maggiore che hai avuto durante questa Vuelta sinora?
Difficile per me rispondere. Il grande interrogativo era se potevo superare quota duemila e penso di aver dimostrato di potermela giocare. Sentivo ancora potenza nelle gambe e non sono esploso, anche se siamo andati a tutta sin dai piedi della salita. Era molto ripida all’inizio e poi le pendenze scendevano, ma era molto lunga e la fatica si faceva sentire continuando a salire oltre duemila metri. Mi hanno attaccato, ma non sono esploso, non sono andato oltre i miei limiti. Il mio timore è che se avessi superato la soglia non sarei riuscito poi a tenere un ritmo alto, ma non è successo ed è promettente per il futuro, a mio avviso.

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